Ci sono momenti della vita in cui le nostre facce diventano espressioni dell’anima. A Lorenzo Musetti è capitato oggi, nella seconda semifinale Slam della sua carriera. Rispetto alla prima, Wimbledon 2024, persa in tre set contro Djokovic, questa volta il tennista toscano arrivava con più certezze, nonostante la superficie: da amante dell’erba, Wimbledon resta sempre il suo torneo preferito, ma si stava costruendo come ottimo giocatore di terra.
I volti, si diceva. Due primi piano colpiscono in particolare, guardando al match di semifinal contro Alcaraz. Il primo è disteso, concentrato, sereno. È un’imagine che la regia internazionale cattura nel dodicesimo game del secondo set. Situazione di punteggio: 6-4 Musetti nel primo set, 6-5 Alcaraz nel secondo, con Musetti in vantaggio 30-0. Lorenzo stringe leggermente il pugno, conscio di poter fare il contro-break allo spagnolo per la seconda volta nel giro di mezz’ora e di trascinarlo al tie break. È in totale fiducia, nei suoi mezzi tecnici e nel suo gioco. Sta mettendo in difficoltà l’avversario, con un mix di colpi tutti diversi: smorzate, palle alte, lob, rovesci al corpo. Sta seguendo il copione dell’intera settimana che lo ha portato a far fuori un terraiolo esperto come Navone, un talento come Ruud e un giocatore dal dritto pesante come Tiafoe.
La seconda espressione, invece, arriva quasi un’ora dopo, nel primo game del quarto set. Spoiler, se si è arrivati al quarto è evidente che non ha vinto quel tie-break. Ma non è questo che lo preoccupa. La faccia è contratta, sofferente, impaurita. Ha un problema all’adduttore, si ritirerà nel giro di qualche minuto. Ecco, in quelle due inquadrature, tra gioia e scoramento, ci sta tutto il pomeriggio di Musetti. Un’ora e mezza straordinaria, poi il crollo, a livello fisico e psicologico.
Finché la partita è stata giocata sulla tecnica, Musetti ne ha avuto il pieno controllo. Quando poi Alcaraz ha trovato potenza e fluidità, dal primo mini-break sul 6-6, ha messo il turbo. Per tutti i primi due set Musetti è stato molto lucido: ha atteso la partita e letto l’andamento del gioco, ha sfoderato velocità d’esecuzione a rete, si è soprattutto aperto il campo con la prima di servizio. In risposta ha sempre mirato verso il fondo del campo, mandando dall’altra parte della rete delle palle alte difficili da controllare o girandosi per picchiare forte con il dritto. Ha provato ad allungare lo scambio fino all’ultimo, inducendo Alcaraz all’errore. Una strategia vincente specie nel primo set, quando i tre pasticci di fili dello spagnolo sul 5-4 hanno mandato Musetti sopra dopo la pausa. Non ha avuto bisogno neanche degli ace: il primo è arrivato dopo 50 minuti. Quando Musetti ha servito profondo, per Alcaraz sono stati dolori.
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— Roland-Garros (@rolandgarros) June 6, 2025
Per invertire il trend, Alcaraz aveva bisogno di infilare una serie di punti. La sequenza con cui ha inaugurato il tie-break ha smorzato l’entusiasmo di Musetti. Il 5-0 con cui di fatto ha ipotecato il secondo set, una smorzata baciata dalla rete, è stata la boa dell’incontro. Alcaraz ha capito il mood della giornata, il segreto era rimanere calmo e chiudere gli scambi dentro i primi due colpi. Per farlo, ha dovuto inevitabilmente aumentare la forza di servizio, dritto e rovescio. Rischiando e forse commettendo qualche doppio fallo di troppo, ha però messo pressione all’avversario, ha portato il match sul versante fisico. E ora come ora, da questo punto di vista, non ce n’è per nessuno: il campione di Murcia è il miglior tennista sul pianeta.
Ha lavorato molto meglio sulle palle più basse, ha anticipato quelle corte, ha liberato mente e braccio. Più la partita saliva d’intensità più Musetti cominciava a faticare. Il dolore tra l’adduttore e il bicipite femorale è una conseguenza della volontà di aggrapparsi a un match che gli stava sfuggendo. Giustamente ha detto basta all’inizio del quarto set, dopo che nel terzo, concluso in 23 minuti, non c’è stata competizione. Un 6-0 nettissimo che ha stava lanciando Alcaraz verso la seconda finale consecutiva sul Philippe-Chatrier.
È probabile che, al di là dell’infortunio capitato a Musetti, Alcaraz avrebbe vinto lo stesso. A Lorenzo, però. rimane il rammarico per come sarebbe potuta andare a finire senza il problema che l’ha indotto al ritiro. In ogni caso, questo Roland Garros gli lascia una consapevolezza: deve focalizzarsi sulla crescita fisica per compensare quel piccolo gap che ha con i primi due o tre del ranking.