L’Auckland City affronterà il Bayern Monaco con la rosa incompleta, visto che alcuni giocatori fanno altri lavori

Il club neozelandese ha già partecipato al torneo, ovviamente nella sua vecchia versione, ma non ha mai affrontato un'avversaria europea.

Negli Stati Uniti è iniziato il Mondiale per Club, appuntamento anomalo ma anche molto atteso, in questa estate calcistica 2025. C’era e c’è grande aspettativa intorno ai big riconosciuti, ai grandi campioni delle squadre europee, così come c’è un’enorme curiosità per i nomi e i volti meno conosciuti. Per esempio i giocatori dell’Auckland City, club neozelandese campione d’Oceania che per la prima volta affronterà una squadra europea in una gara ufficiale del Mondiale per Club. Non sembra una statistica così assurda, se non fosse che stiamo parlando del club che ha accumulato più partecipazioni al torneo, 12 in tutto – ma ovviamente parliamo del Mondiale per Club con la formula “classica”, quella per cui le squadre qualificate erano quelle in grado di vincere il proprio trofeo continentale.

Cosa c’è di strano e/o di assurdo nell’Auckland City? Semplice: i giocatori della rosa guidata da Paul Posa non sono professionisti. O meglio: non hanno dei reali contratti a tempo pieno, quindi devono portare avanti una seconda attività lavorativa in modo da integrare i guadagni ottenuti col calcio. Di conseguenza la squadra neozelandese si è presentata in America – il Mondiale per Club si svolge interamente negli States – con una rosa incompleta. Lo ha raccontato lo stesso tecnico Posa in un’intervista rilasciata all’agenzia Reuters: «I miei giocatori hanno altri lavori oltre, tuttavia hanno sempre manifestato una straordinaria dedizione al calcio. Il problema, però, è che alcuni hanno dovuto prendersi un congedo annuale dai loro impieghi, in modo da poter disputare tranquillamente la OFC Champions League. E non hanno avuto modo di rifarlo in vista del Mondiale per Club».

Sì, avete letto bene: la squadra che affronterà Bayern, Benfica e Boca Juniors – in uno dei gruppi più competitivi della prima fase, per altro – ha dovuto e dovrà rinunciare ad alcuni elementi a causa del suo status poco più che amatoriale. Per Adrià Casals, membro dello staff di mister Posa, questa responsabilità è anche una grande occasione, nel senso che i giocatori del club neozelandese si sentono di poter/dover rapresentare non solo il loro Paese, ma un intero movimento: «Il 95% dei calciatori del mondo, più o meno, gioca nelle nostre stesse condizioni. Se riusciamo a rimanere fedeli a noi stessi, se riusciamo ad essere coraggiosi, allora possiamo rendere molte persone orgogliose di noi e di tutto ciò che rappresentiamo come club amatoriale di una piccola nazione sperduta nel nulla».

Per essere più precisi, senza fare facile retorica, nella rosa dell’Auckland City ci sono degli studenti universitari, un barbiere, un insegnante, un responsabile vendite della Coca-Cola e un agente immobiliare. Come scrive anche il Guardian, tutti sono riusciti a far combaciare le ferie e i permessi con il nuovo impegno calcistico negli USA, ma ciò non toglie che ci sia una gran voglia di far bene, di stupire tutti. Com’è successo nel 2014, quando il City riuscì addirittura a raggiungere un clamoroso terzo posto al Mondiale per Club: dopo aver battuto il Moghreb Tétouan e il Sétif, la squadra neozelandese cedette solo in semifinale contro il San Lorenzo, per altro ai rigori. E nella finalina riuscì a sconfiggere i messicani del Cruz Azul, sempre ai rigori. Ripetere un’impresa del genere in un percorso con Bayern e Benfica sarebbe qualcosa di più che un miracolo, ma in fondo è bello pensare che possa succedere, anche solo in teoria.

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