Sei grandi talenti che non sono ancora esplosi, e che potrebbero esplodere al Mondiale per Club

Petar Sucic dell'Inter, Samuele Inacio del Borussia Dortmund, Wesley del Flamengo, Joane Gadou del Salisburgo, Estêvão Willian del Palmeiras, Rodrigo Mora del Porto.

Lo si può ammettere senza far torto a nessuno: il Mondiale per Club, a livello tecnico, è partito un po’ a rilento. Ritmi delle partite piuttosto bassi, grande divario tra le big d’Europa e quasi tutte le altre del resto del mondo, qualche 0-0 di troppo. Insomma, il torneo voluto con entusiasmo – per usare un eufemismo – da Gianni Infantino deve ancora scaldarsi un po’. Ma questo strano limbo è anche una straordinaria occasione per conoscere delle facce nuove e giovani, per entrare in contatto con talenti che non conoscevamo in modo approfondito. Si tratta di nuovi acquisit, aggregati alle prime squadre per aumentare il gruppo o semplicemente alle prime uscite a livello internazionale, oppure di potenziali stelle che non sono ancora esplose del tutto. Soprattutto per i club sudamericani, sta passando molto il concetto di vetrina legato a questo torneo, come se fosse una sorta di banco d’esposizione dei migliori talenti. Per questi ragazzi in qualche modo è davvero cosi, il Mondiale per Club è un’occasione importante per mettersi sulla mappa.

Petar Sucic (Inter)

È considerato uno dei colpi di mercato più interessanti dell’ultima sessione. Per abbassare il prezzo a 14 milioni e bruciare la concorrenza della Juventus, l’Inter si è mossa già a gennaio, lasciandolo alla Dinamo Zagabria fino a pochi giorni fa. Sucic in questi mesi si è guadagnato la titolarità, è diventato un leader. Insieme a Baturina, appena ufficializzato dal Como, ha costituito una coppia di metà campo di alta qualità, capace di governare bene il flusso e l’andamento del gioco. Sucic interpreta il ruolo un po’ all’antica, come se volesse tornare ai tempi di Kandija, il villaggio bosniaco di 300 abitanti dove è cresciuto e giocava in mezzo ai campi e alle mucche dei suoi genitori. Nonostante sia un 2003, Sucic ha vissuto tutti gli step tipici del calcio giovanile balcanico: ha iniziato a giocare nell’NK Sport Prevent di Bugojno, società dilettantistica del suo capoluogo di regione; nel 2018 è entrato nel settore giovanile dell’Iskra Bugojno, dove è rimasto fino al 2020 quando è stato notato dagli osservatori dello Zrinjski Mostar; il club più vincente di Bosnia. Passo dopo passo, esattamente come ha approcciato al mondo Inter, quasi in punta di piedi.

Riservato, solitario, ma sempre concentrato e applicato in allenamento, tanto da colpire Chivu. Che, complice anche l’infortunio di Calhanoglu, sta pensando di schierarlo dall’inizio nella gara d’esordio, mercoledì notte, contro il Monterrey. Insieme al nazionale croato, una delle novità nerazzurre sarà Francesco Pio Esposito, appena rientrato dal prestito allo Spezia. Arriva da una grande annata, per larghi tratti è stato in cima alla classifica marcatori, di Serie B chiudendo comunque a quota 19 gol – playoff compresi. Sicuramente si porta dietro un po’ di scorie per la promozione finale persa in casa contro la Cremonese, ma l’idea di misurarsi con i grandi lo stuzzica, anche solo per giocarsi le carte in un’Inter che ha venduto Correa al Botafogo ed è priva di Arnautovic, ai margini del progetto e Taremi, bloccato in Iran dopo gli attacchi israeliani.

Samuele Inacio (Borussia Dortmund)

Ecco, parlando di italiani: ce n’è uno che ha dominato nelle Nazionali giovanili e ora si affaccia a una competizione internazionale per la prima volta con la maglia di un club storico. Si tratta di Samuele Inacio Piá. Se il cognome vi dice qualcosa, ci avete azzeccato. È figlio dell’ex attaccante di Atalanta e Napoli Inacio, ed è partito per l’America con il Borussia Dortmund. Da un anno, infatti, ha scelto il club tedesco per provare a emergere, conscio di finire in una delle academy più importanti d’Europa. I tedeschi gli hanno messo gli occhi addosso dopo l’Europeo Under 17, chiuso con l’amarezza per la sconfitta ai rigori con il Portogallo in semifinale, ma anche da capocannoniere, con cinque reti in quattro partite. Un bel bottino, considerando che Samuele gioca da trequartista o al massimo seconda punta. Dopo dieci anni di giovanili dell’Atalanta, Inacio ha scelto la Germania nonostante le lusinghe di Manchester City e Atletico Madrid. Kovac lo stima molto e lo ha convocato per il Mondiale, con l’idea di cominciare a testarlo per la prossima stagione. A Dortmund fanno così: buttano dentro i ragazzi nella mischia anche a 16 anni, come nel caso di Piá. Certo, la gradualità è d’obbligo, specie nei ruoli offensivi, dove c’è tanta concorrenza, ma per il tipo di calcio di Kovac c’è anche tanto ricambio.

Estêvão Willian (Palmeiras, già acquistato dal Chelsea)

È il nome che gasa di più, quanto meno per i soldi (già) spesi dal Chelsea per acquistarlo. Estêvão Willian da luglio diventerà un giocatore dei Blues. che hanno versato nelle casse del Palmeiras circa 60 milioni di euro. Non male per un 2007 che però ha un curriculum un filo diverso dal 18enne tipo: ha già raccolto 79 presenze con il Verdão e cinque in nazionale. Ancelotti, nel suo esordio sulla panchina del Brasile contro l’Ecuador, lo ha schierato dal primo minuto. I motivi sono abbastanza facili da individuare: velocità, dribbling saettanti, mancino preciso e ottima visione di gioco. Un po’ come Vinicius Júnior e Endrick, l’altro crack del Palmeiras che l’anno scorso è passato al Real Madrid per 45 milioni, Estêvão da quelle vibes da joga bonito che in Brasile non si manifestavano da tempo. Per questo se ne sono innamorati tutti, fin dai tempi delle giovanili del Cruzeiro, quando lo chiamavano Messinho, “piccolo Messi”, soprannome sempre un po’ rifuggito. Ecco. Messi: Estêvão lo affronterà davvero in questo CWC, il 24 giugno all’Hard Rock Stadium di Miami si giocherà Inter Miami-Palmeiras. Una partita che forse potrebbe segnare il passaggio generazionale: dall’idolo dei millennial a quello dei Gen Z, molto attivo sui social e con un passato da freestyler.

Rodrigo Mora (Porto)

A proposito di skill da campetto: come non notare quelle di Rodrigo Mora, che hanno già fatto girare le teste ai direttori sportivi di tutta Europa? Al di là dei numeri, comunque notevoli per un giocatore appena maggiorenne (undici gol e quattro assist), a colpire è lo stile da trequartista un po’ rétro: Rodrigo Mora è brevilineo (1,68 m), ha un dribbling secco, nello stretto riesce quasi sempre a bruciare il raddoppio. All’esordio nel Mondiale per club ha stravinto la sfida personale con Estêvão, mettendo costantemente sotto pressione la difesa del Palmeiras ,attirando su di sé gli avversari e aprendo varchi sul lato debole. «È un calciatore brillante, una stella nascente» ha rivelato al podcast Men in Blazers il suo presidente André Villas-Boas. Naturalmente il dirigente numero uno del Porto vuole alzare la valutazione (anche se ha messo una clausola di 100 milioni) ma da ex allenatore ci crede davvero. Cresciuto nelle giovanili dei Dragões, Rodrigo Mora ha esordito nel Porto B in Segunda Liga nel gennaio 2023 e l’anno dopo ha esordito in Primeira. Ha dovuto aspettare poco per il primo gol, appena un mese, quando ha completato la manita con cui i biancoblù hanno stravinto in casa dell’AVS. Su di lui hanno chiesto informazioni sia PSG che Manchester United, frenati però dalla tripla cifra messa su di lui dal Porto.

Joane Gadou (Red Bull Salisburgo)

Già da mesi, ormai, Joane Gadou è una colonna del Salisburgo. Il gruppo Red Bull ha puntato forte su di lui, tanto da spendere addirittura dieci milioni di euro per prelevarlo dal PSG. L’idea era di ripercorrere l’operazione fatta cin Upamecano al Lipsia: prenderlo giovanissimo per poi rivenderlo a cifre record. Nato nella periferia parigina, come quasi tutti i talenti di seconda generazione francese, ci ha messo tempo ad adattarsi alle metodologie d’allenamento tedesche, come ha confessato lui stesso a L’Équipe: «Qui fanno tutto al massimo, è un po’ come in Inghilterra: nelle corse, nei contrasti, è tutto molto intenso. Ho già fatto un passo avanti in termini di maturità, soprattutto tattica. Non posso più fare in campo quello che facevo con l’Under 19» ha spiegato al giornale a novembre. Alto quasi due metri, abbina forza fisica a una buona reattività e velocità. Abilità che lo rendono efficace sia in marcatura sull’uomo che nella copertura della profondità. Dopo un primo periodo di adattamento, da febbraio è diventato un punto fisso della squadra di Thomas Letsch. Questo Mondiale servirà a lui e ai compagni per prepararsi al meglio il 2025/26 in cui il Salisburgo punta a un titolo che manca da due anni. E per mettersi in mostra, naturalmente.

Wesley (Flamengo)

A differenza di Gadou, considerato un mezzo predestinato già dalle Nazionali giovanili, non tutto era chiaro nella carriera di Wesley. La sua è una storia brasiliana molto diversa rispetto a quella di Estêvão, è fatta di perseveranza e determinazione più che di puro talento percepito. Wesley Vinícius França Lima, più facilmente Wesley, non è nato nei grandi centri calcistici brasiliani come Rio, Santos o San Paolo, ma a Açailândia, nello stato del Maranhão. Classe 2003, si è trasferito ancora piccolo con la famiglia a a Florianópolis, nello stato di Santa Catarina. Le prime squadre? Quelle di quartiere, il Clube Avante, il Triunfo e poi i tanti provini per salire di livello. Gli hanno risposto sempre di no: prima il Figueirense, due volte, e poi anche il Tubarão.

A 15 anni entra finalmente nel Figueirense, ma il club fallisce e Wesley deve ricominciare daccapo. Viene ripescato dal Tubarão, dove si mette in mostra e arriva a debuttare in prima squadra a 17 anni. Come raccontato da Sky Sport, il punto di svolta – come ogni grande storia calcistica degli anni Duemilaventi, avviene grazie al classico video di giocate pubblicato su Youtube: lo vede un osservatore del Flamengo, che gli offre un provino. Nel test più importante della sua vita, per la prima volta gli dicono di sì, è così entra nel Mengao. Tra il 2020 e il 2021 rapidamente le gerarchie dell’Under per affacciarsi alla prima squadra l’anno successivo. È solo un assaggio, gioca un po’ con il contagocce fino al 2023, quando ad aprile esordisce in Libertadores e non esce più dal campo. Finisce l’anno da titolare e giungono le prime offerte. Ci prova il Bournemouth, poi arriva l’Atalanta. Ma la trattativa va per le lunghe e i bergamaschi optano per Bellanova. Ora è uno dei difensori di riferimento per l’allenatore Filipe Luís, suo ex compagno di squadra, e ha cominciato a far parte del giro della Nazionale. La prima convocazione a marzo, a incorniciare una stagione in cui ha conquistato una Supercoppa brasiliana e un Campionato Carioca. «È un ragazzo diverso da tutti gli altri», ha rivelato Filipe Luís. «In estate sceglierà dove andare a giocare». C’è tempo per decidere il futuro, prima c’è la grande vetrina del Mondiale per Club.

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