Sulle maglie dei calciatori c’è sempre più spesso il loro nome di battesimo, ed è tutta una questione di marketing

L'ultimo caso è quello di Alexander-Arnold, che al Real Madrid ha scelto di scrivere "Trent" dietro la maglia. Come Van Dijk, come tanti altri.

L’ultimo a entrare nel club è stato Trent Alexander-Arnold, che alla presentazione ufficiale come nuovo giocatore del Real Madrid ha esibito la sua nuova maglia: colore bianco, naturalmente, numero 12 e scritta “Trent” appena sotto le spalle. È un cambiamento importante, per l’ex terzino del Liverpool: nel corso della sua (lunghissima) esperienza con i Reds, infatti, Alexander-Arnold aveva entrambi i suoi cognomi impressi sulla maglia. Ora, però, ha deciso di cambiare. E ha spiegato lui stesso perché ha fatto questa scelta: «A dire il vero, la spiegazione è molto semplice: quando vado in giro per l’Europa, ho sempre notato che la questione del nome confonde molte persone… Mi chiamano Arnold, Alexander, Alex, Trent. Quindi ho pensato di semplificare le cose: ho deciso di far scrivere Trent dietro la maglia e di farmi conoscere come Trent».

In realtà le cose non sono così elementari. Perché dietro questa mossa c’è una chiara strategia di marketing: Owen Laverty di Ear to the Ground, agenzia creativa sportiva, ha spiegato a The Athletic che «il Real Madrid avrà sicuramente dei consulenti e degli esperti di marketing che hanno spinto il giocatore in questa direzione». Non a caso, viene da dire, stiamo parlando del club più attento di tutti a questi dettagli, al possibile impatto mediatico e commerciale dei suoi calciatori. Nel caso specifico, poi, la scelta di privilegiare solo il nome di battesimo era anche obbligata: come spiega Misha Sher, esperto globale di marketing sportivo, «Alexander-Arnold è un nome bello lungo, difficile da pronunciare. Se pensiamo ai brand più importanti del mondo, Disney, Nike o Apple, hanno tutti dei nomi corti, facili da ricordare e da pronunciare. Trent, invece, è decisamente più semplice.

E poi, come dire: il fatto che Alexander-Arnold – pardon: Trent – sia solo l’ultimo campione del calcio moderno ad aver fatto una scelta del genere è abbastanza indicativo. Prima di lui, Virgil van Dijk, Dele Alli, James Rodríguez e Sergio Busquets hanno deciso di farsi stampare solo il nome di battesimo dietro la maglia. Poi ci sono altri casi particolari, come quelli di Jobe Bellingham e Jordi Cruijff, quasi “costretti” dal loro cognome pesante ad andare in un’altra direzione, a scrollarsi di dosso aspettative e pressioni. In questo modo, è come se si determinasse anche la nascita di un vero e proprio brand legato al nome del calciatore. Lo ha spiegato piuttosto bene Jamie Carragher in uno dei suoi ultimi interventi al podcast Over the Lap: «Credo che Trent adesso si consideri come un marchio, un’industria personale. Diversi giocatori ragionano così, nella nostra era». E in effetti basta pensare ad alcuni casi del passato: Kun Agüero e Chicharito Hernández, tanto per fare due esempi importanti, hanno avuto l’autorizzazione a inserire i loro storici nickname dietro le loro maglie da gioco; anche in Italia, alla fine degli anni Novanta, ci fu il caso di “Ibou” Ba, che scelse di indossare il suo soprannome durante la sua esperienza con il Milan. Non era marketing selvaggio come quello del Real Madrid con Alexander-Arnold, ma fu l’inizio di un trend.

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