Le squadre extraeuropee ci tengono tantissimo al Mondiale per Club, e lo stanno dimostrando in campo

I tifosi sono più presenti e più caldi, i giocatori si impegnano di più per ragioni storico-economiche e competitive. E anche la logistica sta aiutando i nord e i sud americani.

Al Mondiale per Club, le sei squadre CONMEBOL – ovvero quelle sudamericane – sono rimaste imbattute per tutta la prima giornata. E il secondo turno si è aperto con due risultati molto sorprendenti, vale a dire le sconfitte del Porto contro l’Inter Miami (1-2) e poi anche anche del PSG (0-1) contro il Botafogo. Chiaramente siamo solo nella fase a gironi, i club del Vecchio Continente hanno ancora tutto il tempo per riprendersi la scena, la qualificazione agli ottavi e poi magari anche il trofeo. Ma da queste prime partite è emerso un dato chiaro: il nuovo torneo FIFA è un appuntamento a cui le squadre extraeuropee tengono tantissimo. E lo stanno dimostrando sul campo.

Secondo quanto scrive ESPN, un aspetto centrale della vicenda sta proprio nella motivazione con cui è stata approcciata la manifestazione in corso di svolgimento negli USA: «I club europei guardano con apatia al Mondiale, lo considerano un torneo posticcio, senza storia. Per chi viene da altri continenti, invece, si tratta di una grande opportunità: ovviamente c’è un montepremi enormi, ma poi c’è il desiderio di farsi vedere, di trovare legittimità internazionale. Inoltre, guardando specificatamente al Sud America, c’è la volontà di riappropriarsi di una centralità perduta». Quest’ultimo concetto va ricondotto all’ormai incolmabile gap economico tra l’Europa e tutto il resto del mondo del calcio: secondo un rapporto di Flashscore, la UEFA – economicamente parlando – vale dieci volte la CONMEBOL, 8,2 miliardi contro 809 milioni di euro. Se invece guardiamo alle squadre, scopriamo che dei singoli giocatori – Mbappé, Bellingham, Haaland – da soli hanno un valore di mercato più che l’intero organico di River Plate (75,2 milioni) o il Boca Juniors (108,9 milioni). Riuscire a sovvertire questi rapporti di forza, riportando indietro l’orologio del calcio mondiale – a quando i club UEFA e quelli CONMEBOL si sfidavano con rapporti di forza meno sbilanciati – è uno stimolo significativo.

Certo, i club non europei sono favoriti anche da alcuni aspetti puramente logistici: le squadre sudamericane sono decisamente più abituate a condizioni meteorologiche e climatiche al limite come quelle del Mondiale per Club, caratterizzato da un caldo estremo – diverse gare si sono disputate con una temperatura superiore ai 30° – e da un’elevata umidità. Inoltre, come se non bastasse, i club europei sono arrivati al torneo dopo aver disputato una lunghissima stagione, mentre quelli sudamericani e quelli di MLS si trovano nel mezzo della loro annata. Infine, c’è da considerare anche una maggiore predisposizione a lunghi viaggi: in Sud America le distanze per le trasferte di Libertadores sono decisamente più ampie rispetto a quelle europee, e lo stesso discorso vale anche per la MLS e la CONCACAF Champoions League.

Insomma, si può dire: diverse scelte fatte da Infantino e dalla FIFA stanno aiutando i club extraeuropei. E anche il discorso-tifo ha un suo peso. Al di là dei fan local, ci sono molti sudamericani che vivono negli USA e che stanno sfruttando il nuovo torneo FIFA per rimettersi in contatto con la loro squadra del cuore, con le loro radici. Anche i viaggi organizzati dai Paesi d’origine, per quanto possa essere comunque lungo, risulta comunque più agevole rispetto a quelli dalle città europee. In questo senso, cioè guardando all’impatto del tifo, basta ripensare al sostegno e al calore e all’atmosfera garantita dagli argentini durante le partite del Boca Juniors e del River Plate. E lo stesso discorso vale anche per le squadre brasiliane. Non era difficile pensare che i tifosi sugli spalti potessero essere così appassionati, così entusiasti, ma è bello pensare che abbiano in qualche modo “contagiato” anche i loro club. A differenza di quanto sta avvenendo intorno alle squadre europee, per tanti motivi.

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