Nel calciomercato europeo e italiano vale praticamente tutto, sono decenni ormai che le frontiere praticamente non esistono, che non ci sono limiti legati alla nazionalità dei calciatori. Eppure ci sono posti nel mondo in cui è così. Posti le cui squadre disputano il Mondiale per club. È il caso della Corea del Sud, presente negli Stati Uniti con l’Ulsan e in cui tra pochi mesi scomparirà uno dei divieti più assurdi del calcio mondiale, in vigore da 27 anni.
Come riportato da The Athletic, infatti, il calcio professionistico sudcoreano è pronto a compiere un passo storico: a partire dalla stagione 2026 sarà infatti revocato il veto sul tesseramento dei portieri stranieri. I club delle due massime divisioni nazionali potranno nuovamente registrare estremi difensori non coreani, ponendo fine a un’esclusione introdotta nel 1996 e trasformata in divieto totale nel 1999. All’epoca, il provvedimento era nato con l’obiettivo di incentivare lo sviluppo dei talenti locali tra i pali, in un periodo in cui erano presenti solo 10 squadre professionistiche nel Paese. Erano gli anni prima dei Mondiali 2002, organizzati con il Giappone. Oggi il calcio sudcoreano è cresciuto: sono 26 le squadre professionistiche distribuite tra la K League 1 e la K League 2.
BREAKING | The K League has announced it will abolish the ban on registering foreign goalkeepers starting with the 2026 season.
The rule was originally implemented in 1999 to ensure more opportunities for domestic goalkeepers. #kleague pic.twitter.com/l9D96HtnGj
— Korea Football News (@KORFootballNews) June 20, 2025
«A partire dal 2026, ai club sarà consentito registrare portieri stranieri» ha annunciato la lega professionistica sudcoreana in una nota ufficiale. Secondo quanto scritto da K League United, durante il vertice annuale della lega tenutosi questa settimana a Seul, il consiglio della K League ha motivato la decisione sottolineando che l’esclusione da un ruolo così specializzato ha contribuito nel tempo a un aumento sproporzionato degli stipendi dei portieri locali. Una distorsione del mercato che, assieme al cambiamento del contesto sportivo, ha portato all’eliminazione del divieto. «La K League aveva inizialmente limitato la presenza di portieri stranieri nel 1996, arrivando al divieto totale tre anni dopo. Allora la maggior parte delle squadre si affidava a giocatori stranieri nel ruolo», ha aggiunto la lega.
La Corea del Sud ha in effetti prodotto in questi anni numerosi portieri di livello internazionale. Nell’ultima convocazione per le qualificazioni ai Mondiali – quella per le partite disputate a giugno contro Iraq e Kuwait – i tre portieri selezionati militano tutti nella K League: Kim Dong-heon (Incheon United), Lee Chang-geun (Daejeon Hana Citizen) e Jo Hyeon-woo (Ulsan HD). Tuttavia, diversi altri portieri sudcoreani hanno ormai varcato i confini nazionali. Kim Seung-gyu che ha alle spalle 81 presenze con la nazionale maggiore gioca oggi nella J League con il FC Tokyo. Kim Jun-hong, che ha fatto parte della selezione sudcoreana nel 2024, ha invece firmato con il D.C. United, squadra della Major League Soccer. Naturale, quindi, che il regolamento fosse considerato superato. Meglio tardi che mai.
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