Gli allenatori in seconda sono diventati delle star, quasi come quelli in prima

Una figura che sta dietro le quinte ma è sempre più decisiva, sempre più strategica nel calcio di oggi. E il nuovo miglior acquisto del Manchester City è proprio il nuovo vice di Guardiola.
di Redazione Undici
07 Luglio 2025

Talvolta non si vedono, ma si fanno sentire. Sempre e sempre di più, fino ad attirare anche la luce dei riflettori. Insomma, si può dire: i grandi allenatori di oggi non sarebbero quello che sono senza i loro vice, i loro assistenti assistenti. Figure di secondo piano soltanto per le inquadrature tv. Tutti gli altri, dallo spogliatoio ai vertici di un club, conoscono benissimo l’importanza di chi ricopre questo ruolo, che per capacità strategiche e comunicative va spesso a completare quello del Luis Enrique o del Conte di turno. E perché no, anche del Guardiola: più di tutti i faraonici rinforzi passati e futuri, il vero colpo dell’estate del Manchester City potrebbe rivelarsi un altro Pep. Di cognome fa Lijnders, è olandese, ha alle spalle una lunga carriera come vice di Klopp al Liverpool e ora è pronto a fare lo stesso sulla panchina dei Citizens. Che, come lui, è a caccia di riscatto: la squadra di Guardiola viene da una stagione complicata, Lijnders ha vissuto la sua seconda avventura da allenatore in prima – al Salisburgo, dopo quella del 2018 al NEC – e non è andata per niente bene.

Secondo Klopp, Lijnders è stato «l’uomo più influente nella storia recente del Liverpool». Mica poco. Un biglietto da visita che il City ha afferrato al volo, accogliendo Lijnders alla vigilia del Mondiale per Club come «un’aggiunta preziosa, perfettamente in linea con i valori che sono alla base del metodo di Guardiola» – queste parole le ha pronunciate il ds Hugo Viana. Il cammino di Haaland e compagni nella tournée americana è finito prima delle aspettative, ma ci vorrà tempo. E i risultati recenti, all’interno di una stagione sottotono, mostravano l’esigenza di una rivoluzione di velluto: sarà sempre la squadra di Pep, col norvegese al centro dell’attacco e Bernardo Silva a smistare i palloni, ma il cambio dell’allenatore in seconda rappresenta una scelta sempre più frequente per dare nuova linfa e slancio al progetto.

Il caso del City vale per tanti altri. Non è necessariamente colpa del predecessore – anzi: lo stesso Guardiola, tempo fa, sottolineava «il contributo determinante» dei suoi collaboratori di allora, come Domènec Torrent o Mikel Arteta. Ma soprattutto all’interno di un gruppo abituato a vincere, se non stravincere, tenere alta la soglia della fame e dell’ambizione non è affatto facile. «Non ci possiamo fare niente, fa parte della natura umana», si era espresso sull’argomento anche un mito del calcio come Alan Shearer. «Succede a tutti gli allenatori: a un certo punto, i giocatori smettono semplicemente di ascoltare. L’ho riscontrato per tutta la mia carriera. Pensateci bene: ti alleni ogni giorno, settimana dopo settimana, mese dopo mese. Alla fine non è che un ripetersi di frasi, facce, voci, tonalità. E così rischi di staccare la spina». È a questo punto che entra in gioco il ritocco, soft ma sostanziale, di un nuovo allenatore in seconda. Nuove sono anche le voci, le frasi, le idee, gli approcci. Spesso basta per riattivare una rosa di campioni, senza doverla stravolgere. Ne ha appena scritto a lungo e nel dettaglio una testata autorevole come The Athletic, soffermandosi proprio sull’arrivo di Lijnders a Manchester. «Con Klopp ci siamo sfidati ogni giorno, stimolandoci a vicenda», aveva detto Lijnders raccontando i suoi anni a Liverpool. «Mi ha dato l’opportunità di pianificare gli allenamenti, condurli e trovare i piani tattico-strategici per vincere le partite». Ed è andata piuttosto bene, non c’è che dire. Al City si augurano che andrà allo stesso modo anche con Guardiola.

Profili come quello di Lijnders non sono affatto inediti nello sport: l’importanza di circondarsi dalle persone giuste, da uno staff su misura, è stata sempre sottolineata dai più iconici allenatori di svariate generazioni. Ferguson, Ancelotti, Simeone. Ma negli ultimi anni hanno assunto un peso motivazionale ancora più grande, e un ruolo nella storia quasi da star in fieri. Spesso infatti – come nel caso del suddetto Arteta – gli assistenti si preparano la strada per diventare a loro volta i grandi manager di domani: è successo così a Mourinho, a Tuchel, a Zidane. Tra i prossimi della lista potrebbe esserci anche Lijnders. Che come detto ha già allenato, ma non vuole smettere i panni del consigliere-kingmaker. Oggi al City serve proprio per questo.

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