I tappi di champagne a Wimbledon non sono un’anomalia, sono una tradizione

Un brindisi di troppo sugli spalti poteva costare a Sinner un servizio, perfino durante la finale. Ma pure il vincitore lo sa: «Succede soltanto a Wimbledon, e ci piace così».
di Redazione Undici
14 Luglio 2025

Pensate di trovarvi nel pieno del set della vita, sul prato di Wimbledon, davanti al pubblico più esigente del mondo del tennis. E appena prima di battere un servizio, momento che più solenne non si può, ecco il “pop” secco che rompe il silenzio dell’arena. Con annesso tappo di champagne a volare a due passi dai vostri piedi: è quanto successo a Jannik Sinner durante la finale poi vinta contro Alcaraz, quindi senza conseguenze per la sua straordinaria partita. Ma abbastanza per far intervenire l’arbitro di sedia: «Signore e signori, per favore non stappate lo champagne mentre i tennisti stanno per servire». Notare bene: non vietato stappare, ma evitate di farlo in quella specifica circostanza. Perché da sempre, Wimbledon e bollicine vanno a braccetto.

Lo sa perfino Jannik, che fresco di vittoria ha preso l’inconveniente con filosofia. «Se mi era mai successa una cosa del genere? Soltanto qui a Wimbledon. Ma è proprio per questo che adoriamo giocare qui. È un torneo molto costoso, sapete?». Dietro l’ironia del campione, il peso della tradizione. Perché sin dagli albori della sua esistenza, anno 1877, il più antico evento del tennis è contraddistinto da gusti congrui allo spettacolo in campo. Gusti chic, naturalmente: coppa di fragole – mature al punto giusto, nel corso dell’estate inglese – di solito servite con panna e flute di champagne. Un’accoppiata che non avrebbe più smesso di accompagnare ogni edizione della rassegna, giunta ora alla numero 138. Si dice che ogni anno, sul prato di Wimbledon, vengano serviti oltre 28mila chili di fragole e 17.000 bottiglie di champagne. Rigorosamente d’alta gamma.

Più nel dettaglio, l’All England Lawn Tennis Club – il comitato organizzatore del torneo – vanta una quasi cinquantennale collaborazione, rinnovata nel 2023, con Champagne Lanson – un’azienda vinicola fondata a Reims nel 1760. Secondo stime ufficiali, a Wimbledon sarebbero stati alzati più di quattro milioni di calici di champagne dal 1977 in poi (numeri difficili da mettere visivamente a fuoco, ma basti pensare ai cin-cin fra un game e l’altro). L’accordo commerciale è stato esteso fino al 2028, mettendo nel mirino l’edizione del cinquantenario nel 2027. «Ogni giorno trascorso in questi campi di gioco è un’occasione speciale per i nostri ospiti e Champagne Lanson è il perfetto accompagnamento per brindare», il caldo invito dell’AELTC. Della serie, continuate a stappare. Magari al momento giusto. Ma meglio profanare il silenzio di una finale che non farlo affatto.

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