L’affare che sta portando Marcus Rashford al Barcellona, a pensarci bene, mette un po’ di tristezza. Sembra una di quelle compravendite in un mercato orientale, dove sa che devi contrattare, perché lì si fa così e basta. Intendiamoci, ogni trattativa è uno scambio di proposte e offerte, ma almeno si fissa un prezzo, si parte da una base. Con lui, invece, tutti vogliono giocare a ribasso. Anche perché sanno che ha un ingaggio pesante, poco più di 15 milioni di sterline, e che il Manchester United è disperato. I Red Devils si sono messi da soli in questa situazione, stravolgendo continuamente la gestione tecnica, acquistando ogni estate un mucchio di giocatori, spesso negli stessi ruoli, rinunciando a dei veri e propri direttori sportivi, cambiando allenatori a pioggia. Ed ecco che gli altri club lo sanno e anche uno con una lista bella lunga di debiti può permettersi di condurre la trattativa.
Fatto sta che un trasferimento che solo un paio di sessioni estive fa avrebbe gasato parecchio, ora sa di colpo marginale. Un po’ perché Rashford non è certo la prima scelta dei blaugrana, che avevano deciso di puntare tutto su Nico Williams, rimasto poi all’Athletic. Ricevuto il no dello spagnolo, i catalani si sono buttati su Luis Diaz, ma il Liverpool – che non ha certo bisogno di soldi – ha sparato una richiesta così alta da non finire neanche sui giornali. Ecco allora che l’inglese, reduce comunque da una discreta impennata di rendimento nella seconda parte del 2024/25 con l’Aston Villa, è diventato una buona soluzione. Tatticamente, infatti, permette all’allenatore Hansi Flick di coprire tre ruoli. Può partire largo a sinistra, giocare dietro la punta centrale, ovviamente Lewandowski, o sostituirlo nelle naturali rotazioni che un quasi 37enne dovrà avere.
Lato Barcellona, quindi, almeno sulla carta, il profilo sembra corretto. È tutto il resto che stona. Esattamente come Sancho, Antony e Malacia, Rashford si inserisce in quella lista di scaricati a gennaio che magari hanno anche reso bene in prestito, ma per il cui riscatto lo United ha messo delle condizioni proibitive. Per il talento dell’Academy, uno cresciuto a Manchester con il rosso sotto la pelle, ha giocato anche un po’ di sfortuna. I quattro gol e sei assist nelle 17 partite giocate con i Villans sarebbero potuti bastare per acquistarlo a titolo definitivo. Di fatto Marcus era stato subito uno dei punti di riferimento per Unai Emery, che quando stava bene lo ha sempre fatto giocare. Eppure il punto sta proprio in quel “quando stava bene”. Il club di Birmingham non si è fidato delle sue condizioni fisiche. Troppo impattante il problema alla coscia che lo ha escluso dalla volata finale per la Champions in Premier League e dalla semifinale di FA Cup, persa male a Wembley contro il Crystal Palace.
Complice anche il suo storico a livello di infortuni muscolari, Rashford rischia quindi di diventare uno di quegli attaccanti “leasing”, noleggio a medio lungo termine. Belli, affidabili, ma perché non cambiarli se c’è un modello migliore? Da una parte, infatti, il ’97 ha una grande capacità di inserimento nelle squadre in cui arriva, in cui riesce subito a incidere proprio perché ormai sa fare tutto e ne ha viste di ogni colore, soprattutto allo United, dall’altra però non convince mai fino in fondo. Qualche episodio extracampo, poi, non lo ha aiutato. A Barcellona potrebbe finire nello stesso modo. Secondo The Athletic i blaugrana lo starebbero monitorando da inizio giugno. Deco, il direttore sportivo, avrebbe già parlato con il suo entourage per assicurare che il Barça coprirà il costo dell’ingaggio, in un’operazione che dovrebbe definirsi sulla base di un prestito con diritto di riscatto. «Non voglio parlare di giocatori di altre squadre, ma Rashford è un top player» ha dichiarato Flick ai media spagnoli. Speriamo basti a non vederlo tornare tristemente a Manchester tra un anno.