João Pedro, Hugo Eikitike, Florian Wirtz. Tre giocatori che hanno diversi aspetti in comune: giovani, forti e tutti finiti in una squadra di Premier nel corso dell’estate. Il trend è in corso da tempo, ma ora è diventato praticamente un’ossessione, se la guardiamo dal punto di vista dei club. Al punto che i quasi 75 milioni di euro (tra parte fissa e bonus) spesi dall’Arsenal per un 27enne come Viktor Gyokeres rappresentano una sorta di eccezione: quello fatto dalla Premier è un mercato che riversa le proprie risorse su talenti più giovani e dai volti freschi. Da questo punto vista, Wirtz è l’uomo – o meglio: il ragazzo – copertina: 22 anni e 100 milioni di sterline (circa 136,4 milioni di euro) sborsati dal Liverpool per strapparlo al Bayer Leverkusen. Cifre mostruose che non valgono solo per i Reds, basti pensare alle operazioni fatte dal Chelsea per assicurarsi Moises Caicedo (116 milioni) ed Enzo Fernandez (121).
Ma, parlando da un punto di vista puramente strategico, quanto si sono davvero spostate le strategie di reclutamento dei club della Premier League verso i nuovi “enfant prodige”? L’età media dei nuovi acquisti, in questo senso, può essere un buon indizio. Tuttavia si tratta di un dato grezzo che non cattura del tutto le sfumature della costruzione moderna delle rose. E così il sito americano The Athletic ha calcolato l’età media ponderata in base al prezzo del trasferimento: più alto è il costo del giocatore, maggiore è il peso della sua età nel calcolo. Questo metodo riduce l’influenza dei giocatori comprati per colmare un buco e riflette meglio le priorità reali dei club. I risultati confermano quanto il mercato si sia pesantemente orientato verso atleti molto giovani. Nella scorsa stagione, per la prima volta nella storia della Premier League, l’età media ponderata è scesa sotto i 23 anni, e i primi segnali dalla finestra estiva 2025/26 indicano che questa tendenza sta continuando.
Qualsiasi approccio basato sulle cifre dei trasferimenti favorisce inevitabilmente i club con maggiore budget. Secondo le stime di Transfermarkt, il Chelsea ha speso 865 milioni di sterline per giocatori di 21 anni o meno da quando BlueCo, ovvero il businessman americano Tod Boelhy, ha preso il controllo del club, nel maggio 2022. Il secondo club di questa particolare classifica, il Manchester City, è “fermo” a 343 milioni. All’estremo opposto ci sono i club in lotta per la salvezza, che non possono permettersi il lusso della pianificazione a lungo termine: puntano sulla sopravvivenza e tendono a privilegiare l’esperienza, acquistando giocatori mediamente due anni più vecchi rispetto a quelli scelti dai top club. Negli ultimi dieci anni della sua gestione, il Manchester United ha avuto l’età media ponderata per trasferimento più bassa della lega (23 anni), seguito da quattro delle altre Big Six: Liverpool, Chelsea, Arsenal e Tottenham.
Da allora, però, il profilo dei club maggiormente focalizzati sul reclutamento giovanile, in proporzione al proprio budget, è cambiato drasticamente. L’acquisto dei teenager non è più una prerogativa dei club d’élite. Brighton e Brentford, per esempio, si stanno imponendo in questa speciale classifica, anche perché sono squadre che guardano tantissimo alle statistiche avanzate, a livello tecnico ma anche atletico. L’approccio è di quelli aggressivi: compro il talento a poco, sperando di accrescere il suo valore, per poi ipervalutarlo e rivenderlo a prezzo d’oro. Privi delle enormi entrate commerciali dei top club, entrambe le società hanno fatto grande affidamento sul compravendita dei giocatori per finanziare la loro ascesa.
Ma non è solo la valutazione economica a spingere l’ossessione verso questo mercato, conta anche in quale ruolo si stanno concentrando gli investimenti. Negli anni Novanta, la richiesta da parte degli allenatori ai dirigenti era semplice: un attaccante. Nei primi anni dell’era del mercato moderno, oltre il 30% della spesa era destinata agli attaccanti centrali. Lo si nota anche dall’evoluzione dei record di trasferimento britannici dell’epoca come Andy Cole, Stan Collymore e Alan Shearer, tutti nove d’area di rigore. Con l’evoluzione del calcio come gioco ad alta intensità, pressing continuo e ruoli fluidi, la figura del centravanti tradizionale è stata marginalizzata. Negli ultimi quattro anni, la Premier League ha speso meno del 20% dei propri fondi di mercato in questo ruolo. Il loro status di “pezzi pregiati” è stato eroso da centrocampisti offensivi, mezzali, attaccanti esterni o centrocampisti centrali. Questa estate, però, potrebbe segnare un punto di svolta, con i club che stanno tornando a cercare delle prime punte. Ekitike è andato al Liverpool, Gyokeres all’Arsenal, João Pedro e Delap al Chelsea sono stati gli acquisti più significativi. C’è da considerare poi un altro fattore. Gli attaccanti centrali tendono a raggiungere il prime un po’ più tardi nella stagione, dato che sono più strutturati. Acquistare dei brevilinei permette di avere un impatto più rapido in campo e quindi maggiori possibilità di rivenderli a un prezzo elevato. La soluzione, dunque, non è univoca, ci sono diverse strade nella ricerca del talento giovane e in Premier non vedono l’ora di scoprirle tutte.