I club britannici guardano sempre di più ai calciatori asiatici, soprattutto giapponesi, e non solo per motivi commerciali

In estremo oriente è più facile comprare e c'è più bacino di talento
di Redazione Undici 02 Agosto 2025 alle 09:35

Il trend è stato in voga anche in Italia per diversi anni. I club della Serie A che guardavano ai giocatori asiatici per aprire un potenziale mercato, tra tifosi e investimenti. Miura al Genoa, Nakata prima al Perugia e poi al Genoa, Nakamura alla Reggina, Nagatomo al Cesena e all’Inter. Tendenzialmente giapponesi, acquistati per ragioni tecniche, sì, ma anche commerciali. Ecco, ora in Premier League, sempre più l’NBA del calcio, sta accadendo la stessa cosa, ma con un potenziale bacino di talento molto più ampio.

Come analizzato dal Guadian, quest’estate, Kota Takai, giapponese, è entrato a far parte della nuova era targata Thomas Frank al Tottenham, mentre il Birmingham ha aggiunto altri due giocatori giapponesi, portando a tre il proprio contingente. Il Newcastle, poi, ha comprato il centrocampista sudcoreano Park Seung-soo dai Suwon Bluewings. «L’idea è che stiamo entrando in un nuovo territorio – ha spiegato lo scout dei Magpies Oliver Slater al giornale inglese – stiamo esplorando un mercato che finora non avevamo mai veramente preso in considerazione».

Le regole post-Brexit hanno reso più facile per i club ingaggiare giocatori direttamente da Giappone e Corea del Sud, ma c’è anche una crescente consapevolezza del talento disponibile in Asia orientale. Il Giappone non è stata solo la prima nazionale a qualificarsi per i Mondiali del 2026, ma punta a fare un grande cammino, anzi la federazione aveva fissato come obiettivo vincere un mondiale entro il 2050. Ora, però, sembra un traguardo poco ambizioso. Si parlerebbe di raggiungere i quarti di finale nel 2026, le semifinali nel 2030 e poi vincere. Insomma, roba da Holly e Benji, ma considerando la crescita di gente come Mitoma del Brighton e il fatto che il sistema giovanile giapponese è tra i migliori al mondo, non sarebbe qualcosa di impensabile.

Attualmente ci sono cinque giocatori giapponesi in Premier League, ora che Takehiro Tomiyasu è rimasto svincolato dopo un’esperienza all’Arsenal costellata di infortuni. Ce ne sono nove in Championship e, se si escludono Regno Unito e Irlanda, solo Giamaica, Danimarca e Australia hanno più rappresentanti nella seconda divisione inglese. I giocatori giapponesi sono validi, ma anche relativamente economici e partono per l’estero in giovane età. L’allenatore del Wrexham, Phil Parkinson, ha detto la scorsa settimana in Australia che i club devono guardare altrove, perché il mercato europeo è troppo caro. Quello giapponese, per ora, non lo è. Takai, soprannominato “il Van Dijk giapponese” dal CT Hajime Moriyasu, è stato il giocatore più costoso nella storia della J.League, ma è arrivato al Tottenham per meno di 6 milioni di sterline. Anche se il 20enne non dovesse mai giocare per gli Spurs, probabilmente il club recupererebbe comunque l’investimento.

In Giappone sta emergendo il tema della fuga all’estero di questi talenti e man mano che i giocatori si mettono in mostra, i prezzi inevitabilmente saliranno. Per ora, però, c’è la volontà di aiutare i giovani a trasferirsi e per ovvie ragioni i club della J.League preferiscono che i loro migliori giocatori vadano al Tottenham o al Celtic, piuttosto che a una rivale. I club sudcoreani hanno storicamente ottenuto tariffe migliori per i loro ragazzi. I Jeonbuk Motors, attuali capolista della K League, per ora hanno detto no al passaggio di Jeon Jin-woo in Championship, ma solo perché si stanno giocando il titolo. Una volta finito il campionato, da gennaio in poi, potrebbero cambiare idea.

Chi ha sfondato il muro è stato Park Ji-sung, arrivato al Manchester United nel 2005. Il sudcoreano ha offerto ai connazionali un appuntamento fisso settimanale con la Premier League. Park si è fatto conoscere a livello internazionale guidando la nazionale coreana fino alle semifinali dei Mondiali 2002, poi è passato al PSV Eindhoven e, dopo un avvio lento, è diventato una stella al Manchester United. Più di vent’anni dopo, i giocatori coreani e giapponesi hanno dimostrato il loro valore sul campo. Ci sono ancora commenti sulle amichevoli o tournée dovute in estremo oriente ogni volta che un nuovo giocatore asiatico viene acquistato, ma sono molto meno frequenti rispetto al passato. Queste operazioni avranno anche una punta di marketing ma la componente tecnica di sicuro non manca.

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