Calendario sempre più fitto, ritmi insostenibili e troppi minuti nelle gambe dei calciatori? Il PSG l’ha risolta così: preparazione prestagionale ridotta all’osso. Soltanto una settimana. E tanto dovrà bastare, perché il 13 agosto la squadra di Luis Enrique sarà già chiamata a un grande impegno: la Supercoppa europa a Udine contro il Tottenham – trofeo dal particolare valore simbolico, visto che non solo i parigini, ma nessuna formazione francese l’ha mai conquistato nella propria storia (e l’unica partecipazione del PSG, nel 1996, fu una debacle in due turni per 2-9 da parte della Juventus). Non si dica allora che Dembélé e compagni possano snobbare l’inizio di questo 2025/26. Semmai l’allenatore conta su un effetto collaterale positivo di queste stagioni sportive così configurate: ormai sono talmente lunghe, di fatto, da non finire mai. E dunque minore è anche il tempo necessario per tornare in forma fisica.
Il PSG infatti ha chiuso la più gloriosa annata della sua storia soltanto tre settimane fa, con la finale amara del Mondiale per Club. Da lì in poi liberi tutti. Fino a questa mattina, quando il gruppo squadra si è ripresentato al centro sportivo di Poissy per i controlli medici di rito. Seguiranno sette giorni di allenamento, senza alcuna amichevole precampionato – ed è questa la novità più significativa. D’altronde Luis Enrique ha dovuto prendere delle scelte, in base al pochissimo tempo a disposizione. Tagliare le vacanze ai campioni d’Europa? Inaudito. Trascurare le sedute di lavoro interne? Troppo rischioso. E allora addio ai test di prova, puntando direttamente all’esame in partita secca.
Una strategia consentita anche dal mercato particolarmente conservativo dei parigini. Se squadra che vince non si cambia – e quella di Luis Enrique l’ha fatto eccome: 48 match su 65 nel 2024/25 –, le uniche novità in rosa sono i ritorni alla base dei vari calciatori in prestito. Da Asensio a Soler, passando per Kolo Muani. Nessuno di loro però fa parte del progetto, con l’ex bianconero ancora in corsa per il bis alla Juve. Per l’allenatore, insomma, c’è poco da testare. Il PSG degli ultimi mesi fila a meraviglia, gioca il calcio più scintillante del momento e ha dimostrato di esser una macchina perfetta – o quasi: Chelsea docet. Qualche innesto ci vorrà comunque: i primi della lista sono Chevalier dal Lille, per stimolare la concorrenza tra i pali con Donnarumma, e l’ucraino Zabarnyi per la difesa.
Affari che potrebbero andare in porto già prima della Supercoppa, ma in ogni caso non stravolgerebbero gli equilibri del Paris. E anzi, il metodo Luis Enrique potrebbe presto fare scuola soprattutto fra gli altri top club europei: in un calcio che corre, con l’agenda strapiena, tocca depennare il superfluo. Le amichevoli estive sono ormai démodé. O si giocano in America, a suon di milioni.