Alba Larsen è una pilota di talento, un brand in costruzione e può fare la rivoluzione delle donne nel motorsport

Nel 2026, la danese correrà con la Ferrari Academy. Ma la sua ascesa ha un significato più importante, in un universo prettamente maschile.
di Alec Cordolcini 11 Agosto 2025 alle 09:48

Solo il 2% dei piloti del motorsport sono donne. È sufficiente questo dato per capire quali possano essere le difficoltà nell’emergere in un ambito sportivo teoricamente immune dalle divisioni di genere, ma di fatto quasi esclusivamente dominato da quello maschile, con tutto ciò che comporta a livello di mentalità e stereotipi. Facile osservare la danese Alba Hurup Larsen, nuova pilota dell’Academy Ferrari per il 2026, e cadere nel tranello. Scorrendo il suo profilo Instagram la si trova testimonial di un importante brand fashion quale Tommy Hilfiger, sulla copertina di Vogue Scandinavia, fresca di pubblicazione – a 16 anni – di un libro che parla di se stessa e dal titolo, tutt’altro che low profile, di Alba: The Fastest Girl in the World. Una modella con l’hobby delle corse, una scaltra self-made woman in pectore.

L’abbaglio è dietro l’angolo. Perché Alba Larsen è, prima di tutto, una pilota di talento, dal grande potenziale. Ancora da coltivare, sgrezzare e professionalizzare, ma indiscutibilmente presente. La certificazione è arrivata proprio dalla Ferrari. Che, sebbene non stia vivendo anni particolarmente sereni in F1, rimane una garanzia di qualità assoluta in termini di Driver Academy, partendo ovviamente da Charles Leclerc per arrivare al vincitore della 24 Ore di Le Mans 2024 Antonio Fuoco, fino al rookie Oliver Bearman e al fresco vincitore della F3 Rafael Camara.

Ci sono piloti che, a livello, pubblico fuggono da qualsiasi ambito che non riguardi i motori, come Max Verstappen e Oscar Piastri, e altri che invece integrano in maniera naturale sport, moda e lifestyle. Un nome su tutti: Lewis Hamilton, creatore di uno stile unico dentro e fuori dalla pista. Alba Larsen frequenta un mondo comune al campione britannico, ma parte da un lato diametralmente opposto. Nel primo caso è il campione che, in virtù della sua fama, diventa un marchio; nel secondo, diventare un marchio rappresenta una condizione necessaria per potersi garantire la strada verso un potenziale successo. Perché se c’è una cosa che davvero accomuna giovani piloti e giovani pilote, questa è la difficoltà nel trovare la via giusta in un mondo costosissimo, nel quale la presenza di sponsor risulta vitale per poter continuare la professione. Per alcune pilote il fashion e i social sono (quasi) irrilevanti, per altre rappresentano uno strumento per sopravvivere in un ambiente iper competitivo che non aspetta nessuno.

Larsen non aveva modelli né idoli quando ha iniziato a correre. Semplicemente perché non esistono pilote di riferimento (la figura di Maria Grazia “Lella” Lombardi, unica donna a fare punti in F1, è lontana nel tempo e appartiene allo zoccolo duro degli appassionati storici, non agli adolescenti) e, se non si proviene da una famiglia già dentro il mondo delle corse, è difficile che la scintilla scocchi. Nel suo caso ci ha pensato il Covid. Chiusa in casa travolta dalla noia, Larsen ha deciso di provare i kart, una delle poche attività sportive che, grazie all’utilizzo del casco, non era stata sospesa durante la pandemia. Ecco la scoperta di un talento e di una passione che non sapeva di possedere. I genitori, visto l’entusiasmo, le comprano un go-kart e le fanno da meccanici. Tutto avviene in modo naturale. Inizia a correre nel 2021, l’anno successivo è terza nel Campionato Neozelandese e quarta sia nel Campionato IAME danese che in quello nordico.

Nel 2023 arriva il primo successo, il titolo neozelandese, e il 12esimo posto nella classifica X30 Junior della Danish Karting League. Viene quindi selezionata per il programma FIA Girls on Track Rising Stars, una ricerca di talenti a livello mondiale organizzata dalla FIA con il supporto di Ferrari, Iron Dames (la divisione di Iron Lynx che vede equipaggi tutti al femminile correre in diversi campionati) e la Scuola Federale di ACI Sport. Vince la competizione e dal quel momento le appare chiaro come il suo non sia più un semplice hobby, ma possa diventare una professione. Anche perché in FIA Girls on Track Rising Stars non si testa solamente la velocità, ma vengono messe alla prova anche le proprie capacità cognitive, la maniera in cui viene gestito lo stress, la tecnica di guida e la forza fisica. Un pacchetto completo, insomma, che Larsen fa suo nonostante prima del contest fosse salita su una monoposto di Formula 4 solo una volta.

Pur non provenendo da una famiglia di tradizione motoristica, Larsen ha trovato il proprio mentore nel suo concittadino (di Roskilde) Kevin Magnussen. Era compagna di scuola di suo fratello minore Luca, anch’egli pilota (attualmente in F4), e il legame instaurato si è rivelato fondamentale, soprattutto nella fase di passaggio dai kart alle monoposto a ruote scoperte. “Kevin mi ha spiegato cosa devono sapere gli ingegneri, è sceso nei dettagli su come debba comunicare un pilota e su tutte le differenze tra F4 e go-kart”. Nel 2024 Alba ha debuttato nel campionato indiano di Formula 4, aggiudicandosi il premio di Rookie of the Round e un ottavo posto alla sua seconda partecipazione. Attualmente corre nella F4 inglese (undicesimo posto il suo miglior piazzamento) e nella F1 Academy, la formula tutta al femminile creata tre anni fa da Liberty Media e spesso oggetto di fraintendimento tra gli appassionati. Emily Selleck su Motorpsort.com ha scritto un lungo e dettagliato articolo dal titolo “Everything you know about F1 Academy is wrong”, nel quale ha evidenziato tutte le distorsioni e i pregiudizi nell’approccio a questa categoria che, di fatto, non è un trampolino di lancio verso la F1, ma una scuola per introdurre le pilote nel mondo delle corse a ruote scoperte, fornendo quindi loro competenze e – soprattutto – minutaggio in pista.

Pensare che da lì escano pilote pronte per la F1 (dalla quale la Academy è separata da tre categorie: F2, F3, Freca) sarebbe come pretendere che i vincitori della Uefa Youth League siano già pronti per poter competere e fare la differenza, l’anno successivo, in Champions. Si legge infatti: «Lo scopo della F1 Academy non è mai stato quello di catapultare una donna su un sedile di F1 dall’oggi al domani. È piuttosto quello di contribuire a costruire un’impalcatura capace di rendere questo salto plausibile, quindi probabile e infine inevitabile». Da rookie, Alba Larsen occupa attualmente la sesta posizione in classifica, con il quarto posto ottenuto in gara-2 a Shanghai come miglior piazzamento. E davanti a sé ha un’ulteriore stagione, questa volta sotto l’egida Ferrari (il cui sedile è oggi occupata da Maya Weug), dal momento che il regolamento della serie prevede un massimo di due campionati per pilota.

La F1 Academy e Alba Larsen presentano traiettorie simili. Vogliono diventare un esempio, essere un elemento catalizzatore che avvicini sempre più ragazze al mondo del motorsport, e lo fanno attraverso un’esposizione mediatica forte. La F1 Academy, dopo essersi agganciata al treno della F1 correndo negli stessi week-end e utilizzando anche le livree ufficiali delle scuderie, è sbarcata su Netflix con F1: The Academy, prodotta dalla Hello Sunshine di Reese Witherspoon, e si tratta di una sorta di Drive to Survive in versione femminile. Larsen invece, oltre alle iniziative già menzionate, ha dato vita al progetto GIRL, acronimo di Girls International Racing Labs, ovvero una scuola di base per offrire alle ragazze la possibilità di approcciare il mondo del motorsport in un ambiente solidale e tutto femminile. «Agli inizi», ha spiegato Larsen, «se in pista ci sono ragazzi e ragazze insieme, le ragazze spesso si sentono meno sicure di sé. Quando sono tra loro, invece, qualcosa cambia, e può scattare la scintilla che ti fa dire: questa è la mia strada e la percorrerò fino in fondo, a qualunque costo. È magico, e quest’anno contiamo di coinvolgere 20.000 ragazze attraverso il programma».

Larsen si è inoltre affidata al brand studio Athletics di Brooklyn per sviluppare il proprio marchio, Alba Racing, in cui è contenuto tutto il mondo della pilota danese. Anche la F1 Academy per lei è uno strumento, necessario per convincere i grandi marchi che anche le pilote, sin dai primi passi della propria carriera, sono investimenti che vale la pena fare. Consapevole che, se non toccherà ad Alba Hurup Larsen riportare una donna in F1, lei potrà comunque aver facilitato la strada alla collega che un domani riuscirà a raggiungere la meta.

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