Durante la telecronaca della finale dell’ATP 1000 di Cincinnati, mentre commentava l’evidente crisi fisica che ha costretto Jannik Sinner al ritiro dopo 20 minuti di gioco, Elena Pero ha detto che il tennista numero uno al mondo «deve riprendersi in fretta, perché è atteso già domani al doppio misto degli US Open». Ora non è ancora chiaro se Sinner riuscirà davvero a partecipare al torneo di doppio misto (insieme a Katarina Siniakova, oro olimpico di specialità) di Flushing Meadows, ma la sua eventuale assenza sarà compensata da tanti altri grandi tennisti giù iscritti al tabellone: Carlos Alcaraz farà coppia con Emma Raducanu, Djokovic e Danilovic affronteranno Adreeva e Medvedev, poi ci saranno anche le coppie composte da Swiatek e Ruud, Osaka e Monfils, Rybakina e Fritz, Pegula e Draper. Insomma, molti dei migliori giocatori al mondo – in singolare, intendiamo – hanno deciso di partecipare a un torneo che, come dire, raramente viene considerato in questo modo, anche in occasione degli Slam.
Ora, inevitabilmente, viene da chiedersi: cosa è successo, cosa sta succedendo e cosa succederà agli US Open? Come hanno fatto, gli organizzatori del torneo di New York, a mettere su un tabellone di questo livello per il doppio misto? Semplice: si sono inventati una nuova formula, decisamente attrattiva, per convincere i migliori tennisti del mondo a partecipare. Gli aspetti fondamentali sono, come succede sempre in certi casi, il tempo e i soldi. Per quanto riguarda il tempo, l’idea è stata quella di anticipare il doppio misto – che di solito, anche agli Slam, si gioca in parallelo con tutti gli altri tornei – rispetto all’inizio dei singolari; un’altra novità riguarda la durata delle partite: le 16 coppie iscritte al tabellone (non più 32, altro cambiamento significativo) giocheranno tre partite (ottavi, quarti e semifinali) con set abbreviati a quattro game, solo la finale si disputerà con il punteggio canonico. Infine, ma non certo in ordine di importanza, gli US Open hanno stanziato un ricco montepremi: i due vincitori del doppio misto incasseranno un milione di dollari, una cifra quintuplicata rispetto al 2024.
Insomma, la vicenda è davvero molto semplice: al netto degli inevitabili contrattempi, a Flushing Meadows hanno trovato il modo per creare un nuovo evento di grande richiamo. Sia per il pubblico dal vivo che per quello televisivo. Certo, ci sono state anche delle polemiche: gli specialisti del doppio non hanno avuto grande spazio in questa trasformazione, l’unica coppia con un vissuto significativo in questa specialità è quella composta da Sara Errani e Andrea Vavassori, tra l’altro vincitori degli US Open 2024. E infatti, viene da dire, proprio Katarina Siniakova ha detto che «quando i grandi giocatori di doppio non entrano nel torneo di doppio misto a uno Slam, non c’è molto altro da aggiungere». Anche Ben Shelton ha solidarizzato con i doppisti: «Capisco la frustrazione di chi gioca sempre questo tipo di tornei, ma allo stesso tempo va compresa la mentalità imprenditoriale degli US Open e cosa stanno cercando di fare per generare più entrate, per rendere il loro evento più redditizio e per creare più entusiasmo».
Ecco, il senso di questa trasformazione è tutto qui, in questa frase pronunciata da Shelton: gli US Open volevano, hanno voluto e vogliono creare hype – e quindi nuove possibilità di introiti – intorno a un evento che, per dirla brutalmente, era considerato poco più che marginale. In fondo non c’è niente di strano o di sbagliato, e poi non è la prima volta che il torneo americano si inventa qualcosa di nuovo, di diverso: quello di New York è stato il primo Slam a introdurre il tie-break, nel 1970, poi cinque anni dopo fu la volta del programma notturno – che è diventato un tratto distintivo della manifestazione. Magari anche questa nuova trovata del doppio misto si imporrà allo stesso modo, chissà, ma intanto ha già raggiunto il suo obiettivo: attrarre i migliori tennisti al mondo, o giù di lì, e far parlare dell’evento. Entrambe le cose non erano affatto scontate.