Diversi anni e una profonda crisi societaria dopo, a La Coruña possono tornare a sorridere guardando daldal amre all’indietro, verso il Riazor. Il Deportivo non sarà quello stellare di inizio anni duemila, capace di centrare una semifinale di Champions nel 2004 eliminando ai quarti il Milan campione d’Europa, ma intanto ha risolto i suoi problemi economici. Il cartello al neon di questa stabilità finanziaria ritrovata è stata la capacità di trattenere il suo gioiello, l’attaccante esterno della nazionale under 21 spagnola Yeremay, cercato da mezza Europa e in Italia sondato dal Como.
Come analizzato dal giornale spagnolo El Confidential, il club più interessato al 10 dei galiziani negli ultimi giorni è stato lo Sporting Lisbona, desideroso di reinvestire il bonifico arrivato dall’Arsenal per Gyokeres. Il Deportivo, però, ha rinunciato a un’offerta di 35 milioni di euro. Un atto di certo non scontato per una squadra neopromossa in Segunda División. Il rifiuto non è solo un episodio da calciomercato estivo, ma il segnale che la società vive oggi un momento molto diverso rispetto al passato decennio. Perché non si tratta soltanto del valore di Yeremay, ma del significato che assume il fatto che fino a pochi mesi fa giocava in terza divisione ora possa guardare negli occhi uno dei club più importanti del Portogallo e dire: “Noi non trattiamo”.
Giusto per trovare situazioni simili, basti pensare all’Almería, ad esempio, che ha venduto Darwin Núñez al Benfica per 25 milioni mentre era ancora in Segunda, segnando la cessione più alta nella storia della categoria. L’affare Yeremay avrebbe potuto battere quel record. Il Getafe, stabilmente in Liga, ha accettato offerte tra i 10 e i 20 milioni per far quadrare i conti. Persino il Barcellona, gigante in difficoltà di liquidità, ha valutato la cessione di giovani come Marc Casadó per cifre attorno ai 30 milioni. In questo contesto, il Depor ha scelto di proteggersi con una clausola rescissoria da 60 milioni, rispedendo al mittente le proposte ricevute e lanciando un chiaro messaggio di solidità che ha stupito l’intero calcio spagnolo.
Il biancazzurri hanno risanato i propri conti dopo anni di turbolenze. La promozione dalla Primera RFEF ha restituito stabilità economica e sportiva. Il club non è indebitato né costretto a vendere per sopravvivere. Con il sostegno del suo azionista di maggioranza, ABANCA (entrato nel 2024), i galiziani oggi non hanno preoccupazioni finanziarie urgenti. In questo contesto, trattenere Yeremay non è un rischio, ma un investimento. Se il giocatore esploderà a Riazor, il suo valore non si svaluterà. Certo, esiste il rischio che un infortunio o una stagione deludente ne riducano il prezzo di mercato, ma dovesse continuare così il suo valore potrebbe moltiplicarsi. I club che oggi mettono sul piatto 30 o 35 milioni potrebbero offrire di più in futuro. E c’è persino la possibilità di trattenerlo per diventare una colonna portante nella crescita sportiva della squadra.
Lo Sporting Lisbona ha già dimostrato di non avere problemi a investire cifre importanti per i giovani talenti, ma il Dépor sa bene che cedere ora significherebbe bruciare troppo presto la sua carta migliore. Dal punto di vista sportivo, la scelta è ancora più logica. L’allenatore Antonio Hidalgo ha sottolineato prima del debutto in campionato quanto sia importante avere Yeremay in rosa. «Yeremay è incredibile. È molto esigente con sé stesso e sono molto felice che sia con noi» ha rivelato in conferenza stampa. In una stagione in cui l’obiettivo è consolidarsi in Segunda guardando con ambizione alla promozione, avere in squadra un calciatore di livello tecnico superiore può fare la differenza. Il Dépor ha ritrovato la capacità di decidere il proprio destino. Se un tempo era costretto a vendere per necessità, oggi può permettersi il lusso di resistere. Yeremay non partirà, se non al prezzo pieno della clausola, 60 milioni di euro. Questa fermezza non solo tutela club e giocatore, ma ridefinisce l’identità stessa del Deportivo: una società che si sta ricostruendo guardando al futuro, con grandi ambizioni.