Ci sono voluti 100 minuti di una sfida infinita contro la Stella Rossa di Belgrado e un pareggio al minuto 89′, siglato dal brasiliano Jajá, per regalare ai ciprioti del Pafos FC la loro prima, storica, qualificazione al tabellone principale della Champions League. Non è una prima volta assoluta per il calcio dell’isola di Cipro, perché l’APOEL di Nicosia ha ottenuto lo stesso risultato per due volte, raggiungendo addirittura i quarti di finale nel 2012, superata solamente dal Real Madrid di Cristiano Ronaldo. Ma l’APOEL era ed è una corazzata storica del calcio cipriota, una formazione che ha conquistato 29 volte il campionato, 21 la coppa nazionale e 15 la Supercoppa. Il Pafos, invece, è un club che ha solamente undici anni di età, essendo nata nel giugno 2014 dalla fusione l’AEK Kouklion e l’AEP Paphos. E solamente lo scorso anno ha vinto il suo primo titolo in A’ Katīgoria (il massimo campionato di Cipro), dopo aver conquistato il suo primo trofeo in assoluto, la Kypello Kyprou (la coppa nazionale) del 2024, con il netto successo per 3-0 in finale contro l’Omonia a Nicosia.
Gli ingredienti per la perfetta favola sportiva ci sarebbero tutti, insomma. Se non fosse che le radici dei successi del Pafos e dell’ingresso sul massimo palcoscenico del calcio europeo affondano più nella finanza internazionale e nelle dinamiche geopolitiche che nel romanticismo calcistico. Per decenni, l’isola di Cipro è stata una vera e propria calamita per i capitali russi: tasse leggere, leggi societarie estremamente flessibili e – soprattutto – il programma dei passaporti d’oro, che garantiva la cittadinanza europea a chi investiva ingenti somme nell’isola, hanno attirato migliaia di imprenditori di Mosca.
Oltre 2.800 cittadini russi approfittarono del programma. Città come Limassol si trasformarono in veri e propri centri della vita russa sull’isola, dappertutto spuntavano negozi, ristoranti, scuole e media in lingua russa. Dopo l’invasione dell’Ucraina nel 2022 e le sanzioni dell’Unione Europea, molti patrimoni sono stati congelati e i depositi bancari sono crollati, ma l’isola resta comunque un partner economico strategico per la Russia. Anche perché continua a essere parte dell’UE. Di conseguenza, molti investimenti importanti sono stati fatti anche nel calcio. E la proprietà del Pafos FC parla russo. Sergei Lomakin e Roman Dubov, imprenditori con interessi che vanno ben oltre lo sport, hanno dato stabilità e visibilità al giovanissimo club, arrivando a ingaggiare un nome di fama mondiale come l’iconico difensore brasiliano David Luiz, uno che la Champions League l’ha vinta con il Chelsea.
La figura di Sergei Lomakin è a dir poco controversa. Partito come distributore di caffè con la società Felma, ha poi co-fondato diverse catene di supermercati, negozi di scarpe e abbigliamento. Successivamente ha venduto gran parte delle sue quote, ma continua a muovere affari di grande portata. Il suo patrimonio è stimato in 1.7 miliardi di dollari, una cifra che lo colloca al 1951mo posto tra gli uomini più ricchi del mondo. Lomakin ha potuto contare sull’appoggio di Andrei Kostin, il potente presidente della banca VTB, uomo di fiducia di Putin e figura chiave del sistema finanziario russo. Sotto la sua guida, l’istituto ha investito anche nei media, in Paesi dove Mosca cercava di allargare la propria influenza.
Nel calcio, Lomakin ha puntato su un progetto di investimenti globali, fondando la Total Sports Investment. Vale a dire un fndo che, oltre ai ciprioti del Pafos FC, controlla il Rodina Mosca, lo United FC negli Emirati Arabi e i lettoni del Riga FC, Eppure, Lomakin in Lettonia non può entrare: i servizi di sicurezza lo hanno bandito come minaccia per l’ordine nazionale, un divieto prorogato fino a tutto il 2025 e confermato nonostante i numerosi ricorsi. Questo non gli ha impedito di continuare a fare affari in riva al Baltico, dalla catena di discount Fix Price (che ha sedi anche il Bielorussia, Georgia e Russia) allo stesso Riga Football Club. La squadra, fondata nel 2014 proprio come il Pafos, ha il budget più alto del calcio baltico, ma i suoi risultati sono stati decisamente sotto le aspettative.
Lo scorso anno, il magnate russo aveva presentato un’offerta per acquistare l’Udinese, ma la famiglia Pozzo ha risposto che il club non è in vendita. Il piano di Lomakin sembra chiaro, comunque: costruire una rete internazionale di squadre di calcio, una sorta di conglomerata (potenzialmente) concorrente al City Football Group e alla divisione calcistica della Red Bull. Rispetto a Lomakin, il suo socio Roman Dubov rimane più defilato. Nato in Ungheria, cittadino britannico dal 1999 e lontano dalla Russia da oltre trent’anni, nel 2011 è stato tra i proprietari del Portsmouth, costruendo poi una fitta rete di contatti nel calcio inglese che arriva fino a Daniel Levy, presidente del Tottenham. È soprattutto grazie a lui se Total Sports Investment ha messo piede in più mercati. Dubov ama definirsi il “ministro degli Esteri” del gruppo: strategie, relazioni, progetti giovanili, rapporti con Federazioni e istituzioni internazionali. Non gestisce l’ordinario, ma garantisce ciò che serve di più: relazioni e credibilità.
Tornando al campo, l’allenatore della squadra è lo spagnolo Juan Carlos Carcedo, a lungo assistente di Unai Emery nelle sue esperienze all’Arsenal, al PSG, al Siviglia. La sua prima avventura da tecnico in prima risale al 2020, quando fu assunto dall’UD Ibiza, club della terza divisione spagnola; dopo aver condotto la formazione delle Baleari alla sua prima promozione in Segunda B, è passato al Real Saragozza, ma è stato esonerato. Dal 2023 è l’allenatore del Pafos. A cui ha portato, come detto, i primi trofei della sua storia.
E c’è anche un po’ d’Italia nel Pafos che ha conquistato un posto in Champions League: dall’ottobre 2023, infatti, il direttore sportivo del club cipriota è Cristiano Giaretta, per anni a lavoro per il gruppo Pozzo tra Udine e Watford. Dall’Udinese ha portato proprio l’idea di acquistare un mare di giocatori stranieri, scandagliando in lungo e in largo il mercato internazionale: dei 24 giocatori attualmente in rosa, solo tre sono ciprioti. Per il resto, la formazione di Carcedo è una vera e propria multinazionale: oltre alla stella David Luiz, un altro nome noto è quello del centrocampista di Timisoara, Vlad Dragomir, che ha giocato tre anni in Italia tra Perugia ed Entella, dopo altrettante stagioni nell’Arsenal di Wenger (senza, però, mai scendere in campo). I tifosi del Pafos, intanto, si godono la festa. Ciò che resterà è la notte dello stadio Stelios Kyriakidis, quando un club nato appena undici anni fa ha portato l’isola di Afrodite sul palcoscenico più luminoso d’Europa. Geopolitica e finanza hanno disegnato la cornice di questa storia, ma sarà sempre il pallone a scriverne il destino. Perché il calcio, alla fine, è molto più che calcio.