Dopo l’esonero di ten Hag, non ci sono più dubbi: la maledizione del Manchester United perseguita gli allenatori anche dopo il loro addio

Dopo Mourinho al Fenerbahce e Solskjaer al Besiktas, salta anche l'olandese dopo appena due partite di campionato (record assoluto per la Bundesliga). L'eredità dei Red Devils è una sentenza.
di Redazione Undici 01 Settembre 2025 alle 17:47

Erik ten Hag non è più l’allenatore del Bayer Leverkusen. Dopo appena 62 giorni dall’inizio dell’incarico: non era mai successo nella storia della Bundesliga che la nuova guida tecnica di un club venisse esonerata al termine della seconda giornata. Il Bayer invece decide di rompere un tabù. E lo fa nel modo più clamoroso, senza attendere il verdetto di (altri) risultati. Anche perché l’aria che tira, in Europa, sembra imporre di correre ai ripari quando c’è di mezzo un vecchio allenatore del Manchester United. Perché se tre indizi fanno una prova, il quadro emerso nell’ultima settimana comincia a farsi impietoso: José Mourinho scaricato dal Fenerbahce dopo la mancata qualificazione in Champions, Ole Gunnar Solskjaer congedato dal Besiktas per la stessa ragione in Europa League. Ora l’olandese che sorprese l’Europa ai tempi dell’Ajax. Ma che sulla panchina dello United non è riuscito a far meglio dei suoi predecessori. Sarà la iettatura dei Red Devils. E il Leverkusen non ha alcuna intenzione di farsene carico.

Cabala a parte, la scelta del club tedesco non può che sorprendere. Anche perché finora, statistiche alla mano, il ruolino di marcia di ten Hag è sì deludente ma non catastrofico: un punto in due partite di campionato. Ci sono squadre che sulla base di una partenza stentata hanno poi vinto fior di trofei. Evidentemente, è la convinzione del club, qui non sarebbe mai potuto succedere. Non con ten Hag al timone. “Fa male dover cambiare le cose così presto, ma abbiamo ritenuto che fosse necessario”, spiegano i vertici della società. “Le ultime settimane hanno evidenziato che la costruzione di una nuova squadra di successo, con lo schema attuale, non era percorribile. Continuiamo a credere fermamente nella qualità della nostra rosa e faremo di tutto per correggerci in corsa: siamo tuttora convinti di poter raggiungere i nostri obiettivi stagionali, per riuscirci però dobbiamo metterci nelle migliori possibili”.

Un messaggio chiaro, legato alla filosofia di gioco e alla gestione del capitale umano da parte dell’allenatore olandese. Che rispetto alla compianta era di Xabi Alonso, ha dato la sensazione di voler cambiare parecchio – e si sa, squadra che vince… –, senza dimostrare di avere il controllo della situazione. Più della sconfitta casalinga al debutto in Bundesliga contro l’Hoffenheim (1-2), pesa in questo senso la dinamica del 3-3 scaturito sabato scorso a Brema: a meno di mezz’ora dalla fine, il Leverkusen è avanti di un uomo e di due gol. Eppure le crepe emergono già dal rigore del 3-1 realizzato da Patrick Schick, dopo un acceso parapiglia su chi dovesse battere il penalty. La rimonta completata dal Werder al 94′ dà forma alla beffa. E al termine del match, il commento di Robert Andrich, il capitano del Bayer, sa già di sentenza definitiva: “Questa partita è stata la miseria contro la miseria”. Non una parola in difesa di ten Hag, già solo e condannato al suo destino.

Da lì in poi sono bastati due giorni al Leverkusen per decidere. Un fiasco e un’ammissione di colpa al tempo stesso, pur sapendo tutti che l’ex United non fosse mai stata la prima scelta del club per raccogliere il testimone di Xabi Alonso – in ogni caso pesante, forse insostenibile. Ma altri profili – come Cesc Fabregas, fedelissimo al Como – avevano declinato l’incarico. Il tempo stringeva. E alla fine si è ripiegati su ten Hag. Fatti alla mano, senza particolare convinzione. Altrimenti diventa difficile spiegare un simile dietrofront. Il paradosso? Se non altro, Erik in quest’avvio di stagione una partita l’aveva pure vinta: 4-0 in Coppa di Germania contro il Grossaspach, compagine di quinta divisione. Lo United invece è uscito dall’EFL Cup per mano di una squadra di quarta, il Grimsby Town. Eppure Ruben Amorim è ancora al suo posto. Soltanto a Manchester non si sono accorti di quanta funesta eredità.

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