Processo per direttissima. Addirittura dentro lo stadio. Chissà cosa ne avrebbe pensato Maurizio Mosca – e la Gialappa’s – dell’iniziativa adottata dalle autorità marocchine per far fronte alle criticità che si presenteranno ai Mondiali 2030. Dove Hakimi e compagni giocheranno in casa, co-ospitando l’edizione del centenario del torneo insieme a Spagna e Portogallo. Una situazione inedita a Rabat e dintorni. Per questo gli organizzatori non vogliono farsi trovare impreparati: come rivela Reuters, il Marocco starebbe pianificando l’utilizzo di specifiche commissioni giudiziarie già all’interno degli impianti di gioco.
L’iniziativa si deve alla pura efficienza amministrativa. Il Marocco infatti sta attuando una serie di provvedimenti per non ritrovarsi coi propri tribunali oberati dai casi di entità minore, durante il caos della manifestazione: per il 2030 sono previsti 26 milioni di visitatori, rispetto ai 17,4 attuali. Un aumento di oltre il 50% in un lustro, che richiede contromisure adeguate. E in questo contesto, i tribunali da stadio serviranno esattamente per gestire con prontezza gli eventuali reati o comportamenti illeciti commessi dai tifosi in arrivo da tutto il mondo.
“Le commissioni saranno tenute dai nostri procuratori, nella piena collaborazione con i servizi di sicurezza all’interno degli stadi, e garantiranno una rapida gestione degli incidenti che potrebbero accadere”, spiegano le autorità locali. Contestualmente è previsto un accordo con Spagna e Portogallo per avere mutua assistenza legale e accelerare le pratiche per gli eventuali casi di estradizione. Il tutto avverrà all’interno di una più ampia riforma giudiziaria per alleggerire il severo codice penale del Paese, introducendo pene alternative – come il monitoraggio tramite braccialetto elettronico – per ridurre il sovraffollamento dei penitenziari, spesso indotto dalla carcerazione preventiva. Per esempio sarà problematico il consumo di alcolici – il Marocco lo vieta in tutti i luoghi pubblici –, che sarà eccezionalmente consentito in specifiche fan zone per bilanciare le tradizioni culturali marocchine con “le aspettative internazionali: il dibattito per stabilire dei quadri normativi ad hoc è ancora in corso”.
Per il regno di Muhammed VI, che fra pochi mesi si eserciterà ospitando la Coppa d’Africa, il Mondiale del 2030 si presenta così una grande occasione di sviluppo. Non solo in termini infrastrutturali, ma anche – da vedere in quali termini – per la modernizzazione del proprio stato di diritto. Fino a bordocampo. Qualche nostro vecchio opinionista televisivo avrebbe apprezzato di sicuro.