Una commissione del comune di Barcellona ha nuovamente vietato al Barça di aprire le porte del Camp Nou, quando siamo ormai arrivati a due anni e passa di lavori. Il club catalano aveva da tempo individuato domenica 14 settembre, ovvero la gara casalinga contro il Valencia, come data ultima per il ritorno a casa, dopo che le prime partite della Liga 2026/26 erano state giocate tutte in trasferta. Purtroppo, come detto, anche questa volta non sono arrivati tutti i permessi necessari. E così l’incantesimo che sembra esserci intorno alla ristrutturazione del Camp Nou è ancora lì, intatto e apparentemente inscalfibile.
La decisione di rinviare ancora la riapertura del Camp Nou è arrivata a cinque giorni dalla partita contro il Valencia: un tempo che richiede soluzioni creative e immediate. Il problema è che il Barcellona non ha un vero e proprio piano B alla riapertura del Camp Nou per questa stagione. Limitiamoci per ora a risolvere la questione della partita contro il Valencia: visto che l’Estadi Lluis Companys del Montjuïc – quello che ha “ospitato” il Barça nelle ultime due stagioni – è impegnato per il concerto di Post Malone, in programma venerdi 12 settembre, la soluzione più ovvia è lo Stadio Johan Cruyff, situato a poca distanza dal centro di allenamento del club. Solo che però parliamo di un impianto che può contenere solamente 6mila spettatori, duemila in meno rispetto alla capienza minima prevista dalla Liga. Per casi eccezionali come questo – in cui problemi storici, economici, logistici del club ospitante risultino insormontabili – la Liga può emettere un salvacondotto e concedere una deroga, abilitando lo stadio alle partite nonostante manchi di capienza. Non basta però il lasciapassare della Liga: ci vogliono lavori di ammodernamento per il settore delle comunicazioni, che il Barcellona sta effettuando in fretta e furia così da avere una casa, in affitto breve, per il week end.
Elena Fort, vicepresidente del club, ha sottolineato a RAC1 come il club abbia fatto tutto quello che era in suo potere per giocare al Camp Nou nella data stabilita. Solo che il Comune ha negato l’autorizzazione. Il presidente Joan Laporta ha invece commentato la notizia cambiando il tono dei suoi proclami: «Non so quando rientreremo al Camp Nou. Manca poco, molto poco, ma per adesso non possiamo darvi una data certa». Il problema, un problema che si trascina da diversi mesi, è che il presidente blaugrana aveva fissato più volte la data per il ritorno al Camp Nou, finendo sempre per non rispettare le previsioni – e quindi le promesse. L’ultima delusione era arrivata il 10 agosto, data del Trofeo Gamper in cui il Barça ha affrontato il Como. Il club aveva annunciato per tutta l’estate che il ritorno al Camp Nou sarebbe avvenuto in occasione di quella partita, con video dal forte impatto emotivo e un richiamo a tutti i culérs per un ritorno a casa in grande stile. Anche allora, però, i permessi non sono arrivati in tempo.
Per il Barcellona, il guaio è che il danno non è solo d’immagine: sono infatti 180 i milioni che il club ha perso a causa di questa prolungata ristrutturazione, oltre al miliardo e mezzo investito per rinnovare lo stadio. Nel gennaio 2023 l’azienda turca Limak venne scelta perché l’unica a garantire la riapertura graduale del Camp Nou entro il 29 novembre 2024, data del 125esimo anniversario del club. Con i lavori iniziati a giugno 2023 infatti, si riteneva che solamente la stagione 2023/24 sarebbe stata “in esilio”, ma poi le difficoltà nel reperire i materiali di costruzione per la guerra russo-ucraina e le dispute con i cittadini e il comune per inquinamento luminoso e sonoro hanno progressivamente rallentato – e a tratti bloccato – i lavori. In più hanno iniziato a generarsi dubbi intorno alla stessa Limak, che prima del Camp Nou aveva lavorato a impianti di massimo 25mila posti, come la Mersin Arena nel sud della Turchia.
La rincorsa disattesa alla riapertura è quindi cominciata proprio con il 125esimo anniversario di fondazione del Barça, nel novembre 2024. Bucata quella data, si pensava di poter riaprire lo stadio per la partita contro l’Atlético Madrid del 21 dicembre successivo, anche quella disattesa. A seguire, nel gennaio 2025 la vicepresidente Elena Fort è intervenuta ai microfoni di RAC1 per annunciare che la squadra avrebbe giocato nella sua casa entro la fine della stagione 2024/25, che si è conclusa col Triplete domestico. E invece niente, siamo ancora qui.
Ora si guarda all’imminente partita contro il Valencia, per la quale bisogna ancora trovare una soluzione, e poi all’esordio casalingo in Champions League, in calendario per il primo ottobre contro il Paris Saint Germain. Un appuntamento fondamentale per il Barcellona di Flick, chiamato a ripetersi dopo una grande stagione. Il problema è che all’orizzonte non si vedono soluzioni. Come detto, il nuovo metodo-Laporta si esplica nel non annunciare più alcuna data per la riapertura, e di tenere in considerazione l’ipotesi di tornare a giocare sul Montjuïc. Questo significherebbe accettare un ulteriore slittamento per il Camp Nou, che senza le pressioni della dirigenza, potrebbe riaprire a ranghi ridotti addirittura a inizio 2026. Uno scenario disastroso per le casse del Barça, che ha già ipotecato i 100 milioni derivanti dalla futura vendita dei palchi vip per contenere la sua gravissima crisi economica.