La Formula 1 è pronta a sbarcare nel cuore della Spagna. A meno che non siano gli stessi spagnoli a opporsi a oltranza all’inaugurazione del circuito di Madrid: progettato in grande stile, pronto a entrare in azione l’anno prossimo, come tappa ufficiale del campionato mondiale. Ci sarebbe perfino la data: 13 settembre 2026. E la vendita libera dei biglietti scatterà già la settimana prossima – i tagliandi per i settori più ambiti sarebbero stati subito esauriti in prevendita. Insomma, tutto è apparecchiato. Eppure la capitale insorge: domenica scorsa, alla Puerta del Sol – una delle piazze più iconiche del centro di Madrid –, centinaia di persone si sono riunite per manifestare il loro dissenso contro la Federazione internazionale dell’automobile. Con toni decisamente ostili all’iniziativa.
“I nostri quartieri non sono una pista di F1”, hanno protestato i cittadini, ponendo una simbolica sequela di caschi a terra accompagnati da cartelloni fin troppo eloquenti. Il cosiddetto Madring – questo il nome del circuito – sorgerebbe nel nordest della capitale, tra Hortaleza e Barajas, e ha dovuto superare diversi ostacoli burocratici e amministrativi prima di venire alla luce. Un’opera ad alto impatto urbanistico, che i madrileni contestano da mesi anche attraverso l’attività di un comitato cittadino e un’apposita raccolta firme. Tra le accuse mosse contro lo sbarco della Formula 1 ci sarebbero soprattutto l’inquinamento atmosferico e quello sonoro – oltre i limiti consentiti dalla legge comunale, che dovrebbe dunque venire sospesa con un’ordinanza ad hoc per consentire lo svolgersi dell’evento.
Ci sono poi le conseguenze ambientali – già abbattuti 700 alberi, occupate diverse aree verdi – e quelle per la residenzialità. Dalla congestione del traffico al timore delle evacuazioni forzate, tra caos e motori a mille, durante il weekend del Gran Premio. Insomma, il grido collettivo al ritmo di “Stop Madring” si fa sentire e comincia a entrare nel vivo. Se la Formula 1 non dovesse avere ripensamenti – difficile, visto l’investimento economico sostenuto finora dalle parti in causa –, rischierebbe però di fare i conti con un’insistita campagna di sabotaggio, che condizionerebbe non poco l’atmosfera del pubblico attorno alla gara. Così gli altri circuiti in lista d’attesa, da Imola a Portimao, hanno ragione di mettersi sull’attenti in caso di dietrofront spagnolo: essere sede di un Gran Premio è sempre più questione di prestigio e denaro, a discapito della tradizione, però le tensioni di Madrid potrebbero rivelarsi emblematiche. Perché la visibilità mediatica resta, anche e soprattutto se ci saranno episodi di protesta. E questo alla Fia non farebbe affatto piacere.