Riguardo l’allargamento del Mondiale fino a 64 squadre qualificate, per la precisione quello del 2030, siamo passati dall’idea alle discussioni formali: secondo quanto riporta The Athletic, infatti, i dirigenti FIFA hanno ricevuto una proposta ufficiale da parte di una delegazione delle Federazioni sudamericane. Le quali, alcuni mesi fa, avevano già lanciato i primi segnali per un nuovo cambiamento di format della Coppa del Mondo. In particolare, scrive il media americano, ci sono stati degli incontri – a New York, nella Trump Tower – tra il presidente Gianni Infantino, il segretario generale Mattias Grafstrom e capi di stato e altri leader provenienti da Paraguay, Argentina e Uruguay. Ovvero, le tre nazioni dell’America del Sud che ospiteranno alcune partite del Mondiale 2030 – organizzato in co-host con Spagna, Portogallo e Marocco. L’unico assente di rilevo sarebbe stato Javier Milei, impegnato a sua volta in un summit con Donald Trump.
Alejandro Domínguez, presidente CONMEBOL, ha guidato la delegazione arrivata a New York per trattare con la FIFA. E per chiedere ufficialmente l’allargamento della fase finale di Coppa del Mondo, almeno per quanto concerne l’edizione che si disputerà tra meno di cinque anni. Motivazione: le Federazioni sudamericane vorrebbero celebrare il centenario del torneo – la prima Coppa del Mondo si tenne in Uruguay nel 1930 – con una formula extralarge, più democratica ma anche inevitabilmente più caotica. «Un 50esimo compleanno non si festeggia come il 49esimo o il 51esimo», ha detto lo stesso Domínguez qualche mese fa, durante un Congresso FIFA. «Vorrei invitarvi a riflettere insieme per realizzare qualcosa che il mondo sta aspettando, che la comunità calcistica merita». La risposta di Infantino fu abbastanza conciliante: «Domínguez ci ha invitato a riflettere su come possiamo davvero celebrare questo evento nel modo in cui merita di essere celebrato. Quindi ogni idea può essere una buona idea, e noi abbiamo il dovere di prenderla in considerazione».
Con questa nuova formula, ovviamente, sorgerebbero nuovi problemi. E non solo logistici. Anche perché, a pensarci bene, la prima edizione del Mondiale a 48 squadre non si è ancora svolta, quindi di fatto nessuno sa come verrà recepito il nuovo format. Poi, naturalmente, c’è l’aspetto politico: nei mesi scorsi, i presidenti e i dirigenti delle altre Confederazioni (a cominciare da UEFA, AFC e CONCACAF) si erano espressi in maniera negativa, per non dire critica, su questo possibile allargamento. Anche perché un’eventuale fase finale a 64 squadre vorrebbe dire che, a qualificarsi, sarebbero più del 30% delle rappresentative ufficialmente riconosciute dalla FIFA (211). Troppe, secondo alcuni. Ma non secondo i dirigenti sudamericani, che per il momento hanno lanciato l’idea di espandere i Mondiali una tantum, cioè solo nel 2030. Ma magari, devono aver pensato, da cosa nasce cosa e la FIFA ci prende gusto – di solito va esattamente così.