È probabile che la UEFA escluda le squadre e la Nazionale di Israele dal calcio europeo, scrive il Times

La decisione potrebbe arrivare già nei prossimi giorni. Un'eventuale esclusione metterebbe pressione sulla FIFA e cambierebbe gli scenari delle qualificazioni mondiali
di Redazione Undici 25 Settembre 2025 alle 16:57

È uno dei temi caldi della geopolitica calcistica degli ultimi mesi. L’esclusione o meno di Israele dalle competizioni UEFA e FIFA dopo l’attacco alla striscia di Gaza è fonte di discussione continua, tra chi considera legittima la reazione dopo l’attentato del 7 ottobre 2023 nei kibbutz israeliani da parte del gruppo terroristico Hamas e chi invece la reputa assolutamente sproporzionata, concentrandosi sulla catastrofe umanitaria che ne è derivata, con oltre 60mila morti nella Striscia in quasi due anni di guerra. Ovviamente il dibattito su Gaza, molto caldo in Europa in questi ultimi giorni, va ben oltre lo sport, ma anche il calcio ne sentito gli echi, basti pensare a tutte le polemiche intorno a Israele-Italia dell’8 settembre scorso, sul fatto che si dovesse scendere in campo o addirittura boicottare l’evento. In questo contesto, poi, risuona il precedente della Russia, esclusa da tutte le competizioni sportive dopo l’attacco all’Ucraina del febbraio 2022.

Qualche piccolo passo concreto in termini di decisioni si sta però facendo. Secondo quanto riportato dal giornale inglese Times, l’UEFA prenderà una decisione la prossima settimana sulla possibile sospensione di Israele, e sembra che la maggior parte dei membri del comitato esecutivo sia favorevole al provvedimento. Un gruppo di esperti delle Nazioni Unite ha chiesto a FIFA e UEFA di sospendere Israele, dopo che una Commissione d’inchiesta dell’ONU ha concluso che Israele sta commettendo un genocidio a Gaza. Israele è membro della UEFA dal 1994. Questa settimana l’organizzazione ha tenuto discussioni ai massimi livelli sulle azioni israeliane a Gaza e su come rispondere. Ad agosto, la UEFA aveva fatto esporre uno striscione durante la Supercoppa tra Paris Saint-Germain e Tottenham Hotspur con la scritta: “Stop Killing Children, Stop Killing Civilians” (“Smettete di uccidere bambini, smettete di uccidere civili”). Il mese scorso il Times aveva rivelato che diversi club europei avevano chiesto alla UEFA se fosse possibile evitare di affrontare squadre israeliane.

Una sospensione di Israele da parte della UEFA aumenterebbe la pressione anche sulla FIFA, perché faccia lo stesso. Tuttavia, l’organismo calcistico mondiale si troverebbe in una posizione complicata, a causa del rapporto stretto tra il suo presidente, Gianni Infantino e Donald Trump, rimasto praticamente l’unico alleato israeliano nel mondo.  Trump e la Casa Bianca sarebbero contrari all’idea che Infantino e la FIFA sospendano Israele prima dei Mondiali del prossimo anno che si terranno proprio negli Stati Uniti, oltre che in Messico e in Canada. Tuttavia, anche se la FIFA non sospendesse Israele, una sanzione da parte della UEFA renderebbe di fatto impossibile la qualificazione alla Coppa del Mondo. Uno scenario potenzialmente conveniente per Infantino, legato a rapporti stretti con diversi paesi arabi, tra cui Arabia Saudita e Qatar. Proprio Doha, capitale del Qatar, è stata colpita questo mese da un attacco con droni israeliani.

L’amministrazione Trump ha chiarito la sua opposizione a una possibile esclusione di Israele dalla Coppa del Mondo. Un portavoce del Dipartimento di Stato ha dichiarato a Sky News: «Faremo tutto il possibile per bloccare qualsiasi tentativo di escludere la nazionale israeliana dalla Coppa del Mondo». Alcuni media israeliani hanno riferito che sia il Qatar che gli Stati Uniti avrebbero cercato di esercitare pressioni sulla UEFA, ma queste notizie non sembrano confermate.

Significativa, però, è stata una dichiarazione dell’Ufficio dell’Alto Commissario ONU per i Diritti Umani, che questa settimana ha affermato che un gruppo di esperti ha chiesto a FIFA e UEFA «di sospendere Israele come squadra nazionale dal calcio internazionale, come risposta necessaria al genocidio in corso nei territori palestinesi occupati». Fuori dallo Stadio Ullevaal di Oslo, la scorsa settimana, è andata in scena una protesta in vista della partita di qualificazione ai Mondiali tra Norvegia e Israele, prevista per il prossimo mese e la Federcalcio norvegese aveva annunciato che avrebbe donato tutti i ricavi della partita contro Israele, in programma l’11 ottobre a Oslo, agli aiuti umanitari per Gaza. Tuttavia, ora esiste un serio rischio che la partita non venga disputata. Anche i calciatori norvegesi sembrano avere forti opinioni su quanto accade a Gaza.

La questione riguarda ovviamente anche i club. L’Aston Villa dovrebbe ospitare il Maccabi Tel Aviv il 6 novembre in Europa League. Il club israeliano è l’unica squadra del Paese presente nelle competizioni europee e ha incontrato proteste già nella partita contro i greci del PAOK Salonicco. Dopo l’esclusione della Russia nel febbraio 2022, la nazionale è stata rimossa dagli spareggi per il Mondiale, e la squadra femminile è stata sostituita dal Portogallo agli Europei. Attualmente non ci sono membri inglesi nel comitato esecutivo dell’UEFA, da quando David Gill si è dimesso ad aprile. Tuttavia, la presidente della FA, Debbie Hewitt, partecipa come osservatrice in quanto vicepresidente FIFA eletta dall’UEFA. Anche l’ex capitano della nazionale femminile gallese, Laura McAllister, è vicepresidente UEFA. La Federcalcio palestinese, riconosciuta dalla FIFA, chiede da due anni che l’organismo mondiale adotti misure contro Israele, ma finora la questione non è mai arrivata a un voto, almeno fino alla settimana prossima. Forse.

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