Sarebbe un’umiliazione senza precedenti. Anzi, in tempi recenti uno solo: la Russia esclusa dallo sport. E che Israele venga equiparato alla guerra di Putin, se le sue squadre dovessero effettivamente finire escluse dalle competizioni UEFA, per Benjamin Netanyahu sarebbe uno scenario inaccettabile. Da scongiurare in tutti i modi. Come racconta il Times, che per primo aveva lanciato l’indiscrezione sulla contromisura valutata dalla Federcalcio europea, nelle ultime ore il presidente israeliano si è speso in prima persona per evitarlo. Telefonate a Trump, a Infantino. E messaggio chiaro: mettere pressione a Nyon affinché la questione si risolva in un nulla di fatto.
Non sarà facile, perché la maggior parte dei membri del comitato esecutivo della UEFA per ora sarebbe favorevole all’esclusione di Israele. E si dovrebbero pronunciare la settimana prossima. Il tempo stringe, ma Netanyahu sa di poter contare su alleati potenti: Infantino, numero uno della FIFA, è legato a doppio filo a The Donald ancor più con il Mondiale americano all’orizzonte. Il Times scrive che Trump ha afferrato il concetto e stia a sua volta cercando di convincere Infantino a opporsi al provvedimento. Ma le qualificazioni al Mondiale – dove Israele è impegnato nel gruppo dell’Italia, con il match di ritorno in programma a Udine il 14 ottobre – ricadono invece sotto l’egida della UEFA. Tradotto, a meno di particolari stratagemmi che mettano spalle al muro il calcio europeo, il raggio d’azione dello stesso Infantino sarebbe in questa circostanza limitato.
Si attendono dunque comunicazioni ufficiali dalle parti in causa, con il destino calcistico di Israele appeso un filo. Netanyahu è consapevole che strappare il pass per i Mondiali sarebbe in ogni caso proibitivo – la Nazionale di Gerusalemme ci è riuscita una sola volta nella storia, a Messico ’70. Ma un conto è venire eliminati sul campo; ben altro peso avrebbe, in questo momento geopolitico, subire lo smacco della sospensione a tavolino senza più diritto a partecipare a qualsiasi competizione calcistica europea (anche il Maccabi Tel Aviv, in Europa League, è alle prese con lo stesso problema). L’isolamento imposto alla Russia dal mondo dello sport, ben oltre il calcio, è emblematico. Se a Israele dovesse toccare un analogo destino, l’impatto mediatico e d’immagine sarebbe altrettanto pesante. Per questo si sta muovendo direttamente l’uomo più potente del Paese, nonostante la tragedia in corso a Gaza imponga tutt’altre priorità. Il peso politico del calcio non è mai da sottovalutare, e Netanyahu lo sa benissimo.