La rinascita del Sunderland è una storia bellissima, ma tutt’altro che romantica

I Black Cats sono tornati in Premier League grazie a un progetto fondato sui dati, sullo scouting, su metodi di allenamento ultramoderni.
di Redazione Undici 27 Settembre 2025 alle 03:39

La storia del Sunderland è un film in piena regola: immaginate di vivere il gol vittoria che completa una rimonta in una finale playoff a Wembley, di farlo al minuto numero 95′ e dopo otto anni passati a navigare negli inferi, ovvero nelle serie inferiori calcio inglese. E ora, sempre con gli occhi chiusi, pensate a cosa possa significare farlo dopo che una serie tv ha raccontato una caduta tragica, prima in Championship e poi in League One – ovviamente il titolo della serie è Sunderland ‘Till I Die, e Netflix ne ha fatto uno dei propri cavalli di battaglia. In realtà questa risalita verso l’alto ha un’anima molto diversa: il gol segnato nella finale playoff contro lo Sheffield United, quello che ha sancito il ritorno del Sunderland in Premier League otto anni, è l’apice di un percorso che è iniziato nel 2021. E che è tutt’altro che romantico.

Tutto inizia nel 2021, quando i Black Cats sono in League One: l’investitore francese Louis-Dreyfus acquista il club e sviluppa un business plan dalla durata di dieci stagioni, al termine delle quali il Sunderland si sarebbe trasformato nuovamente in una squadra stabilmente iscritta alla Premier League. E in effetti le cose sono andate piuttosto bene: promozione in Championship conquistata a fine stagione, sesto posto e playoff in quella successiva, rimbalzo negativo – 16esimo posto nell’anno seguente – e infine quarto posto e la promozione e promozione ai playoff al termine dell’annata 2024/2025, la prima con il tenente Regis Le Bris al comando della squadra.

L’arrivo di Le Bris allo Stadium of Light, un gioiello da quasi 50mila posti che la Championship non se la meritava per niente, ha portato all’applicazione di nuove metodologie, soprattutto per quanto concerne la scelta dei giocatori e gli allenamenti integrati. Il Sunderland, poi, ha accolto in sequenza un direttore sportivo – Kristjaan Speakman – e un director of football – Florent Ghisolfi – che condividono una visione unitaria su quello che il club deve diventare. E di cosa deve fare per riuscirci.. Così l’estate della promozione è diventata una vera e propria sagra del calciomercato intelligente: a fronte di cessioni come quella di Jobe Bellingham al Borussia Dortmund e di Tom Watson al Brighton, per un incasso totale di circa 50 milioni di euro, il Sunderland ha acquistato giocatori per circa 170 milioni di euro: Brian Brobbey dall’Ajax (20 milioni), Simon Adingra dal Brighton (24,40 milioni), Habib Diarra dallo Strasburgo (31,5 milioni) ed Enzo Le Fée dalla Roma (24 milioni). Tutti acquisti funzionali alla costruzione di una squadra che ha anche trovato, in Granit Xhaka, il capitano che serviva per guidare questo gruppo. In campo, naturalmente, ma anche nella costruzione di un’identità condivisa: tutti i nuovi arrivi sono stati invitati a conoscere la storia della squadra, soprattutto le sofferenze degli ultimi otto anni. Una sorta di full immersion che ha forgiato il nuovo Sunderland, prima dell’inizio degli allenamenti.

Oggi, dopo cinque giornate di Premier League, il Sunderland è settimo in classifica. Una posizione arrivata grazie a scelte misurate, precise, puntuali. Il club ha innanzitutto offerto a Le Bris dei collaboratori di prim’ordine: visto che il tecnico francese aveva deciso di trasferirsi in Inghilterra senza vero e proprio staff già formato, i dirigenti dei Black Cats hanno preso professionisti ex Milan, Inter, Barcellona e Paris Saint Germain, varie figure professionali chiamati per mettere a disposizione la propria esperienza. Poi l’utilizzo maniacale dell’analisi dei dati sui calciatori, unita allo scouting “vecchia scuola”, ovvero quello fatto direttamente sul campo e costruito osservazione dopo osservazione, ha permesso di trovare giocatori funzionali. Sia dal punto di vista sportivo che, ovviamente, come asset economico.

É così che il Sunderland è diventato un club capace di offrire ottime prospettive a tante giovani stelle del calcio internazionale (l’età media dei nuovi acquisti è di 24,2 anni. Insomma, nella resurrezione del Sunderland c’è poco di romantico e tanto di moderno. Anzi: tantissimo. Ciò che rimane della narrazione di ‘Til I Die sono le frasi che Le Bris ha appeso ai muri dello spogliatoio al momento del suo arrivo nel club: soffrire insieme, controllare la rabbia, rimanere umili. Il resto, come detto, arriva direttamente dal futuro.

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