L’ultimo turno delle qualificazioni ai Mondiali dell’Asia è una dei tornei più antisportivi di sempre

Alle federazioni più ricche, Arabia e Qatar, è stato permesso di giocare in casa tutte le partite di qualificazione
di Redazione Undici 07 Ottobre 2025 alle 14:37

C’è un tema di equilibrio competitivo nel calcio asiatico. Se la Champions League per club è pensata e strutturata per agevolare le squadre più ricche, quindi di fatto quelle arabe, anche a livello di nazionali e di qualificazioni mondiali la bilancia appare decisamente scompensata. Come analizzato dal giornale inglese The Guardian, infatti, nei prossimi otto giorni sei nazioni asiatiche si contenderanno due posti per i Mondiali del 2026 e sembra che Arabia Saudita e Qatar siano già un po’ più vicine a Stati Uniti, Canada e Messico.

Le due squadre hanno infatti ottenuto la chance di giocare in casa per le partite dei due mini-gironi. Una decisione presa dall’AFC (la Confederazione calcistica asiatica) che ha stabilito che le vincitrici di ciascun gruppo voleranno nel Nord America. La scelta, annunciata a giugno senza alcun criterio di selezione, ha comprensibilmente irritato le altre squadre. Indonesia, Iraq, Oman ed Emirati Arabi Uniti (EAU) si erano dimostrate disponibili a ospitare le partite o avevano messo sul tavolo l’opzione campo neutro, chiedendo anche trasparenza ed equità nel processo decisionale, ma senza successo. Una scelta decisamente poco limpida, specie se si considera che chi giocherà in casa avrà sei giorni di pausa tra una partita e l’altra, mentre le avversarie dovranno giocare il secondo match entro 72 ore dalla prima.

L’Oman, considerato sfavorito nel Gruppo A, non si è mai qualificato ai Mondiali e a luglio ha ingaggiato Carlos Queiroz. Il 72enne allenatore, ex manager dello Sporting Lisbona e vice di Sir Alex Ferguson al Manchester United,  ha infatti portato ai Mondiali il Sudafrica, il Portogallo e due volte l’Iran. Riuscirci con l’Oman sarebbe la sua impresa più grande. «Sarebbe un miracolo, in questa situazione complicata» ha rivelato al Guardian, criticando anche la decisione di concedere al Qatar il vantaggio del campo. «Non ci sono forse stadi in Giappone o in Kuwait dove avremmo potuto giocare? Forse chi ha organizzato tutto questo ha una visione diversa del calcio».

Girano rumors poco lusinghieri intorno alla scelta della AFC: già prima dell’annuncio ufficiale di giugno pare che Arabia Saudita e Qatar fossero state opzionate come sedi. Tra i dirigenti delle varie federazioni calcistiche prevale l’incredulità per il fatto che non sia stato deciso di far giocare i sauditi in Qatar e viceversa. «Conoscevo la situazione quando ho accettato l’incarico – ha dichiarato un impassibile Queiroz – che cosa possiamo dire? Dobbiamo giocare in casa di una delle squadre in competizione. Hanno messo i sauditi in Arabia e il Qatar in Qatar. Se non si rendono conto che c’è qualcosa di sbagliato, chi siamo noi – giocatori e allenatori – per commentare?»

Il calendario è un altro punto controverso. L’Oman dovrà affrontare il Qatar mercoledì e gli Emirati sabato, mentre le squadre ospitanti avranno quasi una settimana per prepararsi alla seconda partita. Una situazione che, in modo sorprendente, si ripete identica in Arabia Saudita, dove i padroni di casa godono dello stesso vantaggio. «Noi giochiamo contro il Qatar e poi tre giorni dopo ancora, mentre il Qatar gioca sei giorni dopo, sapendo già il risultato e cosa deve fare», dice Queiroz. «Non è mai successo prima. Chi ha scritto il regolamento non ha prestato attenzione». «Quando si gioca un Mondiale, è normale ci sia una squadra ospitante: paga, costruisce gli stadi e tutto il resto. Ma fare una cosa del genere a competizione in corso è strano: è come se chi prende le decisioni non si sentisse nemmeno a disagio. Anzi, si fa peccato a pensare male che l’AFC desidera stendere il tappeto a due delle federazioni più ricche. Eppure, forse, ci si azzecca.E quindi i club di queste Federazioni a quale torneo partecipano? E in base a quale criterio vengono esclusi?

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