Ok, ammettiamolo, tra goleade, partite a basso ritmo e gironi quasi chiusi dopo tre o quattro partite, le Euro Qualifiers, le qualificazioni ai mondiali per l’Europa, non sono tutto questo spettacolo. A differenza di quanto accade per la Nations League, divisa in fasce, la presenza di nazionali dall’elevato distacco tecnico crea una disparità impossibile da colmare. Se è pur vero che la sorpresa si trova sempre (vedi il pareggio del Belgio contro la Macedonia) è altresì incontestabile che la scelta dell’UEFA di premiare la discriminante della differenza reti, in caso di arrivo a pari punti in cima al gruppo, non ha aumentato il divertimento, ma solo le figuracce delle squadre più deboli, basti pensare ai dieci gol subiti da San Marino in Austria o gli undici presi dalla Moldova a Oslo, contro la Norvegia. C’è il rischio, poi, che si creino delle situazioni spiacevoli, leggasi “biscotti”, negli ultimi turni, qualora una big avesse bisogno di tanti gol per volare negli Stati Uniti, in Messico e in Canada. Per tutti questi motivi, scrive il Times, l’ente a capo del calcio europeo starebbe pensando di cambiare la formula.
L’UEFA vorrebbe avviare una profonda revisione delle qualificazioni internazionali, preoccupata dal fatto che tifosi ed emittenti televisive stiano perdendo interesse per le partite. Un gruppo di lavoro del Comitato delle Nazionali è stato incaricato di studiare possibili modifiche, prendendo in considerazione diversi modelli, tra cui un’estensione dell’utilizzo della Nations League come strumento di qualificazione, oppure l’adozione di una versione del modello “svizzero”, già impiegato in Champions, Europa e Conference League.
Secondo una fonte vicina al dossier, dice il giornale inglese, durante un incontro a Malaga due settimane fa, i segretari generali delle 55 federazioni sono stati informati dell’iniziativa. Nel corso della riunione, i delegati hanno discusso pro e contro del sistema della Nations League e del modello svizzero. «I ricavi da diritti televisivi e l’affluenza negli stadi nelle qualificazioni internazionali sono in calo, mentre nella Nations League stanno crescendo- ha spiegato un dirigente – ci si è già riflettuto in passato, ma è molto difficile trovare una formula che mantenga un po’ di incertezza per le grandi nazioni, resti competitiva e allo stesso tempo offra opportunità anche alle squadre più piccole».
Dal 2023, l’UEFA utilizza in campo femminile la Nations League come sistema di qualificazione per Europei, Mondiali e Olimpiadi. Il nuovo gruppo di lavoro valuterà se estendere questo modello anche alle competizioni maschili. Uno dei timori legati a un uso più esteso della Nations League, però, è che una struttura che prevede promozioni e retrocessioni tra diverse divisioni possa ridurre il numero di partite tra le piccole nazionali e le avversarie più prestigiosi. Match che spesso garantiscono notevoli introiti economici per le federazioni minori.
Un’altra opzione allo studio è l’adattamento del modello svizzero, già applicato a Champions League, Europa League e Conference League. In questo formato, tutte le 55 nazionali europee disputerebbero sei o otto partite contro avversari di diverso livello, stabiliti in base al ranking, giocando una sola volta contro ogni squadra (non andata e ritorno). Con il metodo attuale, ad esempio, l’Inghilterra disputa otto partite di qualificazione ai Mondiali contro Serbia, Albania, Lettonia e Andorra, andata e ritorno: gare che, secondo le fonti, non suscitano grande interesse televisivo. Con il formato svizzero, invece, la squadra di Tuchel potrebbe affrontare un paio di nazionali di pari livello e alcune più deboli, inserite in un’unica grande classifica per determinare la qualificazione.
Se, ad esempio, ci fossero 16 posti disponibili per il Mondiale, le prime 12 squadre si qualificherebbero direttamente, mentre le otto successive si giocherebbero uno spareggio per gli ultimi quattro posti. Tuttavia, un’altra fonte ha sottolineato che, nonostante il successo del nuovo formato nei tornei per club, ci sono differenze sostanziali tra calcio club e nazionali, aggiungendo che il modello svizzero «non è una formula magica». Forse non lo sarà, ma potrebbe diventare l’unico modo di migliorare un meccanismo che finora sta funzionando poco.