Toni Kroos ha smesso di giocare, ma non di essere un’icona e di migliorare il calcio (e non solo il calcio)

Questo sport continua ad avere un gran bisogno degli spunti di riflessione dell'ex fuoriclasse tedesco.
di Redazione Undici 14 Ottobre 2025 alle 12:20

Non si sa quanto il calcio giocato manchi davvero a Toni Kroos, ma di sicuro, Toni Kroos manca al calcio giocato. È trascorso appena un anno dal ritiro del fuoriclasse tedesco, a 34 anni, al termine di Euro 2024 dopo una grande stagione. Vista la longevità dei centrocampisti del suo calibro – e soprattutto il suo incrollabile rendimento –, avrebbe senz’altro potuto continuare ancora un bel po’. Ma scegliere di congedarsi al top è una scelta elegantemente controcorrente. E Kroos oggi non smette di dare tantissimo allo sport che l’ha visto protagonista per quasi due decenni. Ha messo anima e corpo nella sua academy, da lui fondata alle porte di Madrid appena appese le scarpe al chiodo. In Germania invece ha creato l’Icon League – l’analogo teutonico della più nota Kings League – e continua i suoi sforzi per la fondazione che porta il suo nome, attiva dal 2015 con vari progetti per l’infanzia (soprattutto in aiuto dei bambini con malattie gravi o croniche). Nel frattempo, Kroos resta anche una voce lucida e critica del calcio di oggi. Senza peli sulla lingua, in un momento storico in cui c’è gran bisogno di franchezza sui controversi accadimenti ai vertici del pallone.

Dall’alto della sua veneranda età – sì, un calciatore che ha vinto tutto e dice addio sul più bello ha l’aura da vecchio saggio del villaggio – Toni fa da ricorrente sentinella. Ha un podcast, che condivide con il fratello Felix – si chiama Einfach Mal Luppen, “solo permessi” –, e la libertà in cui si ritrova oggi gli permette di esprimersi in modo del tutto autentico. Kroos era sempre stato un professionista genuino, mai banale nelle interviste, capace di offrire spunti di riflessione non scontati. Eppure ha giocato una vita nel Real Madrid: il non plus ultra del sistema calcistico tradizionale. E quel ruolo chiedeva inevitabilmente certe accortezze, che negli ultimi mesi l’ex campione ha potuto serenamente scrollarsi di dosso. Per esempio, già in tempi non sospetti aveva manifestato il suo scetticismo sulla scelta del Qatar per ospitare i Mondiali del 2022. Oggi rilancia, puntando il dito contro “l’opa ostile” dell’Arabia Saudita sul calcio europeo e sottolineandone le profonde conseguenze negative.

Al contempo, quando i risultati non arrivano Kroos non risparmia critiche anche nei confronti della sua ex squadra. “Troppi cuochi rovinano il brodo”, ha detto in un’occasione in cui un Real a trazione offensiva faticava a costruire – fra l’altro, non potendosi più affidare alle sue geometrie o a quelle di Modric alla fine dell’esperienza coi blancos. Toni il commentatore, come tanti, ma con chiavi di lettura sempre da ascoltare: che si tratti dell’ultimo PSG, “un piacere a vedersi”, o di questo Barcellona “che si prende molti rischi” (per andare oltre i titoli, è meglio affidarsi alle puntate del podcast). Precetti di sport che trovano applicazione nella Tony Kroos Academy, dove dai 4 ai 18 anni crescono i giocatori del futuro, tra allenamenti specializzati, camp e tirocini. “Uno spazio eccezionale dove la passione per il calcio incontra l’eccellenza”. È un buon sinonimo del numero 8 della Mannschaft.

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