Gli allenatori delle squadre di Newcastle, di calcio, di basket e di rugby, hanno creato una rete per lavorare insieme

Un progetto decisamente innovativo, soprattutto per una realtà come la Premier League.
di Redazione Undici 29 Ottobre 2025 alle 17:33

United nel vero senso del termine. Da qualche tempo a Newcastle, si sta sviluppando una sorta di “circolo d’illuminati dello sport” proprio in una suite del St James Park, l’imponente stadio dei Magpies. Si chiama Newcastle Coaches Network e mette insieme tutte le eccellenze cittadine in fatto di tecniche di allenamento. Dal calcio al rugby, passando per la pallacanestro. Un moderno spazio di coworking, insomma, dove gli addetti ai lavori condividono esperienze e idee, allacciano rapporti professionali, sperimentano progetti innovativi per migliorarsi continuamente. Qualcosa che fino a pochi anni fa non avrebbe mai potuto esistere. Ma la nuova gestione societaria del club di Premier League sta riuscendo a conciliare l’impensabile: i petroldollari del fondo sovrano dell’Arabia Saudita – niente di meno romantico –, con un management attento alla comunità circostante, rendendo i bianconeri una vera e propria fonte d’arricchimento civico oltre ogni core business.

Quest’ultimo progetto, per esempio, coinvolge una ventina di allenatori da tre realtà diverse: lo United, gli Eagles e i Red Bulls, ovvero i top club di Newcastle nelle rispettive discipline. “C’è così tanto da imparare, devi soltanto essere presente e ascoltare”, racconta Neil Winskill, responsabile dello sviluppo tecnico dei Magpies, nel corso di un lungo reportage di The Athletic. “Sempre più persone hanno voglia di condividere i propri trascorsi lavorativi. Magari è qualcosa che non facevamo in passato, ma il nostro obiettivo è avere con noi il miglior staff sul mercato: e parte di questo processo è formare i nostri allenatori, allargando il loro insieme di competenze e la loro forma mentis”. Il confronto spontaneo fra pari ruolo dello sport non è affatto una novità – basti pensare ai colloqui a tinte azzurre fra Arrigo Sacchi, Julio Velasco e Ratko Rudic negli anni Novanta, per fare un illustre esempio. Eppure, soprattutto in Premier League, dove il concetto di polisportiva è per lo più assente, raramente era stato così strutturato e organizzato dall’alto.

“Dobbiamo pensare fuori dagli schemi”, insiste Winskill. “Siamo in contatto anche con lo store manager di Fenwick – la catena inglese di grandi magazzini fondata a Newcastle, ndr – per capire come gestiscono i loro dipartimenti, come comunicano all’interno della loro smisurata organizzazione. E allo stesso modo abbiamo tenuto una conferenza con il responsabile del controllo del traffico aereo all’aeroporto di Heathrow a Londra, per approfondire come si affronta una situazione di emergenza quando bisogna prendere e coordinare rapidamente delle decisioni di cruciali importanza”. Tutto questo, è la tesi del Newcastle, si può applicare anche al calcio con un notevole valore aggiunto. Figurarsi quando la commistione arriva da settori ancora più comparabili, come gli altri sport di squadra.

Ecco allora che il basket insegna come difendere attorno all’area – tradotto, uno specifico settore di campo – e muoversi lateralmente nel modo più efficace. Il rugby offre analoghi spunti di interesse tattico, ma anche di preparazione atletica, carichi di lavoro e gestione del proprio corpo: quei tackle che diventano essenziali in un campionato fisico come la Premier League. E alcuni esercizi di allenamento sono quasi gli stessi già di default, come il gioco di squadra svolto con più palloni contemporaneamente. Insomma, il terreno in comune è notevole e la rete allestita dal Newcastle vuole renderlo più fertile che mai. Facendo gruppo, instillando “un senso di comunità che possa far crescere la nostra città insieme”. Non è una sinergia che capita tutti i giorni.

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