È molto probabile che, al Masters 1000 di Parigi, Jannik Sinner si aspettasse di giocare una semifinale molto più dura. E invece l’oretta in cui il tennista italiano è stato in campo contro Alexander Zverev è stata poco più di un allenamento. Anche perché la partita è stata condizionata dalla stanchezza del tedesco, sfiancato dalla maratona di ieri contro Medvedev, durata più di due ore. In ogni caso, per Sinner si è trattata della 25esima vittoria di fila indoor. Che lo porterà a giocare la nona finale stagionale e, in caso di ulteriore successo, a riprendersi anche il numero uno del Ranking ATP. «Sono molto contento», ha detto Jannik nel postpartita. «Ma avrei voluto che Sasha stesse meglio».
Jannik ha subito impresso un ritmo insostenibile per Zverev. Lo stesso Zverev che solo sei giorni fa, nella fine dell’ATP 500 di Vienna, aveva messo in difficoltà il numero due del mondo, dimostrando di poter gestire bene i cambi d’intensità dell’italiano. Invece oggi le gambe e il braccio del tedesco proprio non hanno preso i giri giusti. Sinner, da muro impenetrabile, ne ha approfittato per breakare fin dal primo game, alternando le solite bordate di dritto da fondo campo con alcune palle corte di grande raffinatezza. Nei turni di servizio, poi, le prime impeccabili hanno permesso all’italiano di chiudere il parziale in mezz’ora di gioco. Un 6-0 che parla da solo, concluso in bellezza con un ace. L’unico game abbastanza combattuto e finito ai vantaggi è stato il terzo, quando Sinner ha dovuto trovare un angolo pazzesco di dritto per scovare il vincente e prendersi il doppio break. Per il resto si può parlare di ordinaria amministrazione, anche perché Zverev ha avuto diversi momenti difficili dal punto di vista fisico, sbagliando colpi che per un numero 3 del ranking dovrebbero essere di routine. Lui stesso, scoraggiato e incredulo, si è voltato spesso verso la panchina con la faccia di chi non sapeva davvero cosa gli stesse succedendo.
Il secondo set sembrava essere iniziato in maniera diversa per il tedesco. La palla break salvata e il punto conquistato gli hanno dato respiro e fiducia, ma lo hanno anche debilitato, tanto da chiedere l’intervento del medico. Sinner, senza pietà, ha continuato a martellare, aprendo il campo e scendendo a rete perfettamente, con la determinazione di chi voleva portarsi a casa tutti i 15. Se i game con Zverev in battuta sono stati i più lunghi, quelli di Sinner sono filati via lisci. Il break di Jannik è arrivato nel terzo gioco. Un 40-30 che aveva il sapore di yba sentenza, tanto che nella pausa Zverev è stato raggiunto dal fisioterapista: «Non mi reggo in piedi», questo il commento, abbastanza laconico, del due volte vincitore delle Finals. La sua volontà di continuare, anche in uno stato di salute precario, deve essere considerata ammirevoli. Eppure neanche il coraggio è bastato contro la stanchezza e un Sinner versione macchina infernale che ha breakato ancora nel quinto game grazie ad altri due colpi fantastici, per poi chiudere facilmente sul 6-1, in 62 minuti.
I numeri contano davvero poco. I 20 errori non forzati di Zverev, i 23 vincenti di Sinner, lasciano il tempo che trovano. Sono frammenti di una partita mai davvero cominciata. Sarà più dura domani, contro Auger-Aliassime: il canadese, vincendo, conquisterebbe anche l’ultimo posto per le Finals di Torino, soffiandolo a Lorenzo Musetti. Per Jannik, invece, oltre a una possibile doppietta indoor, ci sarebbe anche la prima posizione nella classifica ATP. Con una testa piena di questi pensieri, Sinner ha comunque voluto omaggiare il rivale in difficoltà. Il «get well soon» scritto sulla telecamera di campo è un gesto sincero e per niente scontato. Anche perché sa bene che per alzare ancora il suo livello ha bisogno di un grande avversario dall’altra parte della rete.