Lanciamo subito un’immagine che sa di provocazione. Gli occhi con cui Dusan Vlahovic carica il pubblico dopo essere andato vicino alla doppietta, doppietta che avrebbe ribaltato il vantaggio iniziale dello Sporting Lisbona, non sono quelli di un giocatore ritrovato, quanto di uno che non se ne è mai andato. Perché a pensarci bene, quantomeno a livello tecnico, il 9 della Juve non è mai stato fuori rosa o fuori dai piani della società. Al punto che, nel momento in cui è finito il mercato estivo 2025, Tudor non ha avuto bisogno di reintegrarlo, come capitato con Kostic o Mckennie. Anzi, dopo le prime partite di campionato in cui è partito dalla panchina, e dopo i primi gol contro Parma e Genoa, Vlahovic è stato schierato da titolare. Per via di quel contratto così pesante (dodici milioni di euro) che scadrà a giugno prossimo, si è sempre parlato del serbo come di un calciatore dal futuro lontano dalla Juve. Strano paradosso per uno che è stato al centro del progetto, oltre che dell’attacco.
Le inquadrature che mostrano un Vlahovic invasato, che sprona e richiama continuamente i compagni in piena trance agonistica, non sono certo una novità. L’ex Fiorentina ha vissuto in questo modo ogni singola partita da quando è arrivato a Torino. Il problema è che in un contesto-squadra negativo, impregnato di pessimismo, le stesse sbracciate venivano percepite come atti isterici, come momenti di frustrazione che il serbo non riusciva a reprimere. È il destino amaro dei centravanti: tutto passa dai gol, e Vlahovic ha visto calare la sua media realizzativa. Anche se, però, le reti di Vlahovic non sono mai mancate. Anche nella scorsa stagione, una delle più buie degli ultimi anni, ha comunque chiuso in comoda doppia cifra in campionato.
La verità è che, negli anni difficili vissuti dalla Juve, a Vlahovic sono stati imputati errori tecnici e sotto porta che non mancano neanche in queste ultime settimane di rinascita. Per dire: a Cremona, nella gara d’esordio di Spalletti, il centravanti serbo si è mangiato un gol a porta vuota, lo ha salvato solo la bandiera alzata per fuorigioco. Anche contro lo Sporting è stato un po’ impreciso, eppure è stato protagonista di un’ottima prestazione, al netto del gol segnato. La nuvoletta scura sopra la testa di Dusan forse si è schiarita una volta per tutte. E lo ha fatto quando le nubi del futuro si sono invece addensate nella sua mente, con un rinnovo ancora in bilico e dopo un’intera estate passata a raccontare un addio che alla fine non c’è stato. Vlahovic è rimasto alla Juve, anzi è rimasto al centro della Juve. E infatti in questo momento, oltre ai gol, alla Juve hanno bisogno anche degli strappi emotivi di Dusan. Quando si è acceso lui, gli sono andati dietro Coinceição, Yldiz e Thuram. È indubbiamente il cuore pulsante della nuova Juventus di Spalletti, che non a caso se lo è subito coccolato, spiegando come abbia voglia di rimanere in Italia.
«Non è stato un gesto bellissimo. Se l’avessi passata, avrei segnato. Lui lo sa come tutti i miei compagni che non ho nessuna cattiva intenzione», ha spiegato Dusan nel post partita a proposito di una palla non scaricata a Cambiaso, mandato poi a quel paese dopo aver legittimamente protestato. Ecco, questo è un esempio di come, per Vlahovic, tutto finisca comunque dentro al campo. E di come, a mente lucida, sia in grado di riconoscere uno sbaglio. I compagni lo sanno e sanno che può fare la differenza. Adesso la sta facendo. Lo sa anche lo stesso Dusan, che infatti non ha paura neanche di fare previsioni spavalde.:«Possiamo vincere tutte le quattro gare che rimangono in Champions», ha detto dopo la gara con lo Sporting. Ci crede davvero, come non ha mai smesso di credere nelle sue qualità. E nella possibilità di riprendere la Juve.