Musetti ha giocato una grande partita, ma non è bastato contro un Diokovic infinito

La finale del torneo di Atene è stata lunga, combattuta, ma alla fine ha vinto il giocatore con più esperienza.
di Redazione Undici 08 Novembre 2025 alle 21:03

Lo sguardo perso di Lorenzo Musetti al termine della finale dell’ATP 250 di Atene è l’immagine più eloquente di una partita che sa di rimpianti. Il tennista italiano è stato aggressivo e determinato, mettendo in campo pochi fronzoli e tanta qualità. Musetti ha tirato fuori diverse pagine del plybook di Federer, replicando il tipo di partita che lo svizzero giocava contro Nole: slice a non finire, cambi di velocità, palle corte e passanti lungolinea. Ha spinto e aumentato i giri del motore, variando i colpi e innervosendo l’avversario. Eppure tutto questo non è servito contro il cuore di un campione che teneva particolarmente al torneo di casa (Nole si è “spostato” in Grecia da Belgrado dopo i problemi col governo serbo) e voleva dare un ultima grande performance dell’anno. Musetti aveva bisogno di un successo per un posto alle ATP Finals di Torino. Potrebbe andarci ugualmente, proprio come riserva di Novak. Non è lo stesso, ma le Finals valgono bene una contrazione d’orgoglio.

Non poteva partire meglio, Musetti. Ha trovato il break nel terzo gioco, quando ha gestito bene gli slice di Djokovic, ha aumentato il ritmo per poi colpirlo con degli splendidi passanti incrociati. Per tutto il set ha messo in campo un’ottima prima di servizio e un mix di colpi variopinto, tra dolci smorzate, risposte sulla riga, rovesci profondissimi. Da sinistra ha fatto letteralmente quello che ha voluto. Giusto due spot dell’incantevole primo set, due meraviglie a inizio quinto game: prima il recupero con demi-volée a tagliare il campo, poi il lob liftato vincente in corsa. Il sorriso incredulo di Novak è stato il manifesto del livello tecnico e atletico sfoggiato da Musetti. Djokovic ha guardato spesso il suo angolo, quasi a voler dire al suo staff: “Beh, se gioca così, allora andiamo tutti a casa”. Quando le leggende sono in difficoltà si affidano all’esperienza.

Nole ha capito che aveva bisogno di accorciare lo scambio e battere più velocemente, anche a costo di forzare, tanto che nel quinto game è arrivato anche il suo primo doppio fallo che ha dato una palla break all’avversario. Con due vincenti potenti, però, il serbo ne è uscito bene. Per un attimo è parso di vedere un copia e incolla del primo set della semifinale tra Musetti e Korda. Solo che ieri l’americano non sembrava all’altezza, oggi invece l’italiano aveva davanti il numero cinque della classifica mondiale. Musetti, però, non si è lasciato intimorire dalla continua ricerca del servizio e dritto da parte di Nole. Anzi, ha alzato ancora l’intensità e la soglia dell’attenzione, attaccando la giugulare della partita. Un aspetto non affatto scontato per Musetti, che spesso in carriera ha abituato a diversi alti e bassi anche all’interno del singolo set. Djokovic ha provato a cambiare strategia, giocando pesante sull’angolo aperto e togliendo il tempo. Non si è numero uno al mondo per caso. Ma i buoi erano già scappati dalla stalla e Musetti con due potenti servizi ha chiuso sul 6-4 in 48 minuti, superando anche un leggero momento di flessione sul 40 pari del decimo gioco.

Nel secondo parziale sono partiti entrambi molto forte, tenendo il servizio a zero per i primi tre game. A spezzare l’equilibrio ci ha pensato Djokovic nel gioco successivo, senza però riuscire a breakare. Musetti, infatti, ha trovato sempre più solidità in battuta man mano che il match andava avanti, servendo a oltre 200 km/h e piazzando un paio di ace quando più servivano. Si sono viste anche polaroid di Novak prime, come la volée in scivolata con cui ha impreziosito il punto del 3-2. Per un attimo è parso che il serbo abbia fatto un salto nel passato, tanto che fino al 4-3 non ha concesso neanche un 15 al servizio. Un’iniezione di fiducia che gli ha permesso di prendersi il break nel gioco successivo, con uno scambio spettacolare, il migliore della partita, finalizzato in tuffo dopo la grande difesa dell’azzurro. Nole ha rischiato di buttare via il vantaggio trovandosi sotto 0-30, ma ha ancora una volta si è affidato a quel mostruoso 93% di prime di servizio che gli ha consegnato il 6-3 in 42 minuti.

In un incontro così tirato per Musetti era fondamentale vincere andare 1-0 all’alba del terzo set, per poter fare corsa di testa. Missione compiuta abbastanza agilmente. Più complicati, invece, il secondo e il terzo game. Nole ha prima tenuto il servizio con il dritto e smash per poi breakare con un consistente rovescio a sventaglio, approfittando sul 30-40 dell’errore di Musetti sulla diagonale di rovescio. Il serbo, però, ha boccheggiato parecchio durante gli scambi, mostrando segni evidenti di fatica. Nole ha pagato lo sforzo. Dal canto suo Musetti ha giocato un game fenomenale, controbreakando immediatamente. In un braccio di ferro da 14 punti, Lorenzo è stato bravo a chiudere alla seconda opportunità, mettendo pressione al rivale con un meraviglioso passante. Djokovic, decisamente stanco, ha mandato il dritto sul nastro consegnando a Musetti il punto del 3-3.

Nel momento più buio del sette volte campione di Wimbledon, Musetti ha avuto il passaggio a vuoto peggiore del match. Tre doppi falli, un dritto sopra la rete e un rovescio sbagliato hanno consegnato il 4-3 a Djokovic. Al serbo, però, improvvisamente non è entrata più la prima di servizio. Quando doveva chiudere il match, sul 5-4, Nole ha sbandato nell’approccio di rovescio e si è ritrovato sotto 15-40: ancora una volta la seconda palla break giusta è stata quella buona per Musetti, grazie al nastro che ha corretto il suo passante di dritto. Una carezza che la sorte ha chiesto indietro con gli interessi. In un interminabile undicesimo game, Djokovic è risorto con una risposta rimasta in campo per millimetri, che gli ha consentito di mettere nell’angolo un Musetti sfinito. Il giocatore italiano ha anche avuto la palla per il 6-5 ai vantaggi, ma ha perso lucidità contro un Nole da sette vite. La palla corta mandata in rete è stato il turning point dell’incontro. Djokovic, infatti, non si è più voltato indietro, caricando e cercando nel supporto del pubblico le energie smarrite. Un 4-6, 6-3, 7-5 in tre ore che per Musetti ha un sapore molto amaro. Mai come questa volta, infatti, uno dei più grandi di tutti i tempi si poteva sconfiggere.

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