Dopo Wimbledon, Julian Cash e Lloyd Glasspool vogliono prendersi il torneo di doppio anche alle ATP Finals

Intervista ai due tennisti inglesi, che raccontano le emozioni vissute al The Championships e le sensazioni in vista del torneo di Torino.
di Fabio Simonelli 10 Novembre 2025 alle 11:46
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Due tennisti che non sono mai andati oltre il numero 282 e 786 del Ranking ATP possono arrivare alla ATP Finals come favoriti? Sì, possono farlo, se uniscono le forze. E se ci fosse bisogno di una prova per capire come i tornei di singolare e doppio siano due mondi opposti, basterebbe guardare alla storia bella e unica di Julian Cash e Lloyd Glasspool. Sono proprio loro i due tennisti che si sono presi il pass per Torino come primi della race e con sette titoli conquistati in stagione. Tra cui il più importante, il più suggestivo: quello di Wimbledon. Soprattutto se pensiamo che Clash e Glasspool sono britannici, anzi inglesi purosangue: Cash è nato a Brighton, Glasspool invece a Redditch, città del Worcestershire. Insieme hanno trionfato anche a Brisbane, a Doha, al Quuen’s, a Eastbourne, in Canada e a Vienna, arrivando in finale al Roland Garros e nel recente 1000 di Parigi. Un curriculum niente male, specie se si considera che giocano insieme solo da un paio d’anni.

«Stiamo bene e siamo molto contenti di essere arrivati a Torino con largo anticipo», spiegano Cash e Glasspool a Undici. «Ci stiamo preparando duramente e abbiamo delle buone sensazioni. L’ultimo periodo è stato particolarmente fortunato e speriamo di poterlo prolungare alle Finals». In effetti da luglio in poi, da quando hanno vinto all’All England Lawn Tennis and Croquet Club di Wimbledon, è come se fossero stati immersi in una pozione magica, di quelle che fanno vincere sempre. Quando hanno giocato sul cemento sono arrivati almeno in finale, tanto da qualificarsi per primi all’ultimo appuntamento dell’anno. Normale, quindi, che a Torino siano considerati i favoriti: «La competizione è alta», puntualizza Cash, «a cominciare da Bolelli e Vavassori che quest’anno affrontano le Finals con più consapevolezza e fiducia nei propri mezzi. Ma poi ci sono tanti specialisti, come Harrison e King o Patten ed Heliovaara». Quest’ultimo, curiosamente, è l’ex compagno di doppio di Glasspool.

Per vincere così tanto in così poco tempo, Cash e Glasspool hanno un segreto che non nascondono neanche troppo: la comunicazione. «Il doppio», spiega Glasspool, «è una altro sport rispetto al singolare. Cambia la posizione, cambia il modo di scendere a rete, cambia la distanza per il dritto, cambia la potenza del servizio. Per via di tutto questo, è fondamentale parlarsi». La lingua comune, l’inglese, certamente aiuta, ma bisogna anche essere propensi a esplicitare punti di forza e aspetti da migliorare. La sensazione è che questi due giocatori vadano davvero molto d’accordo, a parte forse quando parlano di calcio. Cash ha infatti preso alla lettere quel famoso motto britannico del support your local team (tifa per la squadra della tua città, letteralmente) diventando un fan sfegatato del Brighton. Glasspool, invece, è un ragazzo delle Midlands che non ha scelto l’Aston Villa o il Wolverhampton, ma il blu del Chelsea.

Se sul calcio hanno idee decisamente diverse, sul futuro del doppio la pensano uguale: «Ci piacerebbe che gli fosse riconosciuta un po’ di visibilità in più», dicono in coro. «Siamo consapevoli che, per come funziona adesso l’intrattenimento sportivo, anche al tennis servano grandi star e super duelli, ma forse il modello di doppio misto proposto agli US Open deve far riflettere, perché quello non era esattamente un torneo di doppio, ma uno show». A New York, infatti, la USTA aveva creato un torneo a parte, richiamando tutti i migliori singolaristi, maschili e femminili e mettendoli insieme. Unica eccezione, la coppia di doppio misto probabilmente più forte del mondo, composta da Sara Errani e Andrea Vavassori. Che, ovviamente non a caso, ha poi alzato il trofeo e si è messa in tasca un milione di dollari: montepremi mai nemmeno sfiorato per un qualsiasi altro torneo di doppio.

Di tutto questo, però, Cash e Glasspool ne parlano serenamente, senza fare polemiche. D’altra parte questo 2025 gli ha regalato la gioia più grande per qualsiasi tennista del mondo, figurarsi per chi è inglese come loro. Ovviamente parliamo della vittoria a Wimbledon, conquistata per altro distanza di 89 anni dall’ultima volta che una coppia tutta britannica, quella composta da Pat Hughes e Raymond Tuckey, riuscì a imporsi sull’erba londinese. «È stato fantastico», rivela Cash. «Abbiamo alzato lo sguarda e abbiamo visto tutti i nostri familiari, a uno a uno, estremamente emozionati. Sono attimi che non scorderemo mai». Dopo un pieno di felicità così, non potevano che vivere il resto dell’anno su una nuvoletta. Non lo dicono apertamente, ma fanno capire che, indipendentemente dal risultato che otterranno al Pala Alpitour di Torino, per loro il 2025 sarà un anno da ricordare. Si stanno godendo la città piemontese, «il suo caffè, la sua atmosfera composta e l’organizzazione perfetta del torneo», dicono insieme. Insomma, sono nella loro confort zone. La notizia forse più brutta per tutti gli avversari.

Foto di John Russo
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