Mikel Arteta e altri allenatori hanno ammesso di utilizzare l’intelligenza artificiale per preparare le partite

I tecnici moderni, tra cui ovviamente quello dell'Arsenal, stanno iniziando a scoprire piattaforme come ChatGPT per preparare le partite. E sta funzionando.
di Redazione Undici 10 Novembre 2025 alle 13:49

Mikel Arteta, attuale allenatore dell’Arsenal e capolista in Premier League, è noto per il suo approccio particolare, all’avanguardia, per l’adozione di metodi non esattamente convenzionali. Dopo aver coinvolto i piloti della Royal Air Force per migliorare la concentrazione, aver sollecitato i tifosi a portare gli scarpini da calcio allo stadio e aver persino ingaggiato dei borseggiatori per affinare i riflessi della squadra, il tecnico spagnolo ha ora ammesso di utilizzare l’intelligenza artificiale. nella conferenza stampa prima della partita tra la sua squadra e il Southampton, il manager spagnolo ha spiegato che «l’AI è uno strumento estremamente potente, se usato nel modo giusto e ponendo le domande corrette. Noi lo abbiamo usato per sviluppare alcune cose che, a nostro avviso, possono aiutarci a comprendere meglio noi stessi. E a valutare ciò che facciamo e in cosa possiamo migliorare». I giornalisti inglesi, ovviamente, hanno stuzzicato il tecnico dell’Arsenal chiedendogli se mai, un giorno, il suo attuale posto di lavoro potrebbe essere affidata a una piattaforma AI. La risposta è stata possibilista, tra il serio e il faceto: «Non dipenderà da me. Ma non si sa mai».

Anche Laura Harvey, allenatrice del Seattle Reign nella NWSL – il campionato femminile americano – ha utilizzato questi stessi strumenti. Harvey è stata ancora più chiara e diretta, nel senso che ha rivelato di aver chiesto consigli tattici a ChatGPT. E di aver ottenuto ottimi risultati. Ecco le sue parole: «Ho chiesto all’AI “quale formazione dovrei schierare per battere le squadre NWSL?”, e per due squadre mi ha suggerito una difesa a cinque. Allora l’ho fatto, e non sto scherzando: ha funzionato».

In entrambi i casi, è fondamentale sottolineare che l’uso dell’AI è cauto e misurato. Sebbene l’esempio di Harvey sia sorprendente, lei stessa ha precisato che ogni decisione tattica viene sempre supportata da ricerche specifiche e meticolose condotte con il suo staff. E lo stesso vale per Arteta. L’intelligenza artificiale, in sostanza, si conferma una miniera di spunti e di dati, ma questi devono essere elaborati, validati e sviluppati dall’intelligenza umana. Anche nel calcio, l’AI può essere estremamente utile, uno strumento da implementare all’interno di una metodologia di lavoro più articolata.

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