Una rovesciata per la storia. Di nuovo. Al Maradona come a Hampden Park. All’improvviso, in questo irripetibile 2025, Napoli e la Scozia sono unite sotto la stessa stella: quella di Scott McTominay. L’uomo giusto al momento giusto. La provvidenza dei gol pesanti, delle imprese più insperate e di una leadership che, a 29 anni da compiere, sta ormai stretta al campo da calcio. Si addice semmai a un capopopolo di due realtà. Finite a esultare, stropicciandosi gli occhi, per le gesta del centrocampista. L’ultima: la rovesciata al terzo minuto che martedì sera ha squarciato gli equilibri di Scozia-Danimarca. Coordinazione, levitazione e irriverenza al tempo stesso. Un altro capolavoro balistico. Cambia soltanto il colore: l’azzurro partenopeo che s’addensa, facendosi sempre più scuro fino al blu notte della Tartan Army. Di nuovo ai Mondiali, dopo quasi tre decenni di digiuno.
Della comparsata scozzese a Francia ’98, Scott e molti suoi compagni non possono nemmeno avere memoria. E così l’intera generazione di un Paese. La qualificazione odierna era alla portata, dopo la recente ascesa calcistica certificata da due presenze consecutive agli ultimi due Europei. Per la Scozia però, soltanto pochi giorni fa, s’era messa malissimo: ko per 3-2 in casa della Grecia già eliminata, mentre la Danimarca – altrettanto incredibilmente – falliva il match point a Copenaghen contro la Bielorussia. Lo scontro diretto a Glasgow sarebbe diventato così uno spareggio prima degli spareggi. Lo stadio strapieno – 50mila spettatori – ha risposto alla chiamata alle armi. Ed è in questi contesti, davanti a un pubblico caldissimo, nel pieno di uno scenario complicatissimo, che McTominay sa esaltarsi come pochi altri giocatori al mondo.
Sarà l’effetto Conte, che ne ha fatto un centrocampista totale e preziosissimo anche in termini di insaziabile mentalità. Sarà la congiuntura di un 2025 da favola, aperto con la rete alla Fiorentina – il 4 gennaio scorso – e proseguito con altri 15 centri fra club e Nazionale. Numeri da attaccante aggiunto. Ma soprattutto gol pesanti: gli acuti di Scott in primavera sono valsi ben 16 punti nella corsa scudetto del Napoli, culminata con l’esultanza liberatoria nell’ultima di campionato contro il Cagliari. Le mani sul tricolore sono state soprattutto le sue. E pure quelle sul Mondiale: gol-vittoria due volte contro la Bielorussia, poi la salita in cielo ai danni della Danimarca – davanti agli occhi di Hojlund, che gli ha già fatto i complimenti – caricando i suoi compagni in una notte che davvero avrebbe potuto cambiare il destino calcistico di un Paese – se non con un gol del genere, quando?
E infatti così è stato. I danesi rimontano – a segno anche Hojlund, a proposito di destini incrociati napoletani –, anche in dieci uomini trovano il 2-2, poi i minuti di recupero vanno tutti dalla parte della Scozia. Un poker che è già leggenda, un poker comandato dalle giocate del talento più solido del suo Paese. “Usa baby. Stiamo arrivando”, Scott ha subito immortalato la sua rovesciata su Instagram. Da eroe nazionale, anzi di due mondi, come un moderno Garibaldi del pallone. Se a Napoli lo adorano, in Scozia ne hanno fatto un simbolo. E la speranza concreta per rendere il Mondiale americano meno amaro delle ultime uscite: da quel ’98 in poi, anche contando gli Europei, la Scozia è sempre uscita al primo turno con un pareggio e due sconfitte. Se il suo fiore può risorgere ancora – così s’interroga l’inno nazionale – molto dipenderà dall’estro del suo numero 4. Librandosi in cielo, ancora una volta e sul più bello.