Le scuderie di Formula Uno, a cominciare dalla Ferrari, hanno un valore sempre più alto

La crescita della Formula 1 è inarrestabile. Le scuderie sono ormai tra i team sportivi più preziosi al mondo, come rilevato da Forbes.
di Redazione Undici 20 Novembre 2025 alle 15:19

Nulla va più veloce della Formula 1. Parliamo delle macchine in pista, naturalmente, ma dell’impatto economico del circus. Che sfreccia e cresce a un ritmo straordinariamente rapido. Le scuderie sono diventate vere e proprie asset finanziari, in vertiginosa ascesa. E la Ferrari è quella con il valore più alto. Secondo le stime di Forbes, il team di Maranello vale l’impressionante cifra di 6,5 miliardi di dollari. Non solo il valore più alto dell’intero paddock, ma una valutazione che la pone sullo stesso esclusivo livello dei massimi brand del calcio mondiale, come Real Madrid e Manchester United. Ma il dato più sbalorditivo è la tendenza generale: le scuderie di F1 stanno sorpassando, in termini di valore, persino molte franchigie americane di NFL e NBA, un tempo considerate irraggiungibili. Insomma, si può dire: la Formula 1 ha trovato una nuova, inattesa e potentissima marcia economica per trasformare lo sport in una macchina redditizia.

Il caso Mercedes è emblematico: in soli tre anni ha fatto un salto di valore del 58%, raggiungendo i sei miliardi di dollari. Il tutto, pur non avendo vinto nulla di recente, perdendo il pilota più vincente della storia – Lewis Hamilton – e iniziando un nuovo ciclo incentrato sui giovanissimi Russell e Antonelli. È la prova dello stato di salute della F1, dove il valore ormai non è più legato solo ai risultati prettamente sportivi. Il merito è del lavoro orchestrato da Stefano Domenicali, CEO di F1, che ha saputo trasformare lo sport in un fenomeno globale. Per esempio, con Drive to Survive, una serie Netflix sulle dinamiche interne tra piloti e scuderie, che ha portato la F1 a stretto contatto con le nuove generazioni, affascinandole con le storie e le rivalità dei protagonisti. Questa strategia ha sbloccato anche un altro tassello fondamentale per crescere economicamente: il mercato americano. Storicamente dominati dalla NASCAR – la competizione automobilistica americana per definizione – gli USA ultimamente si sono aperti al mondo della Formula 1. Infatti, è arrivato il nuovo GP di Las Vegas e adesso Cadillac, brand di auto con sede nel Michigan, entrerà nel 2026 a far parte della competizione.

Eppure, la Formula 1 ha dei limiti strutturali che, almeno in teoria, dovrebbero frenarne la crescita. A differenza delle franchigie di NBA o NFL, dove i proprietari possiedono e gestiscono direttamente le leghe, le scuderie hanno decisamente meno potere: il controllo principale rimane nelle mani di Liberty Media Corporation, proprietaria della F1 dal 2017. Un’altra restrizione è il calendario: 24 Gran Premi l’anno offrono un pacchetto di eventi decisamente ridotto per creare profitto da biglietti, pubblicità o VIP pass, lontanissimo dalle migliaia di partite che ci sono nella NBA. E per finire, c’è la scarsità di spazio fisico per gli sponsor: le vetture non possono essere tappezzate di pubblicità. Anzi, con i nuovi regolamenti tecnici che prevedono auto ancora più piccole, la tela a disposizione dei brand sarà ancora più limitata. Eppure, nonostante tutti questi freni, continuano a essere in crescita.

In realtà, tutto ciò ha una ragione precisa: l’introduzione del tetto di spesa (Cost Cap) nel 2021. Un sistema che limita gli investimenti delle scuderie per progettazione e costruzione a circa $170 milioni a stagione. Un cambiamento radicale, considerando che prima i top team superavano i $400 milioni l’anno. Il risultato è semplice: lo sport è diventato più competitivo e strutturalmente più sostenibile. Quindi redditizio. Le perdite sono quasi azzerate e i profitti, come quello record della Mercedes (202 milioni nel 2024), sono diventati la norma. Non è un caso se oggi sei team su dieci sono in attivo – un dato impressionante per il mercato dello sport. “Si tratta di un enorme aumento delle valutazioni”, ammette un investitore di F1 che ha parlato a Forbes, “ma ad un certo punto, bisogna semplicemente accettare la realtà”. Una realtà dove la Formula 1, pur con tutti i suoi limiti, è diventata un asset finanziario incredibile.

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