Nel calcio, tutto scorre con una rapidità incontrollata, dai giocatori alle emozioni in campo. Così anche le opinioni dei tifosi sono passeggere: bastano due sconfitte o un goal per dimenticare ogni cosa. I pensieri – soprattutto quelli critici – vengono travolti e sommersi dall’infinito flusso d’informazioni quotidiano, agevolato dalla vertiginosa velocità degli eventi sportivi che spazzano via ogni residuo di dibattiti precedenti. Ma per fortuna, poi, arrivano i tifosi tedeschi a ricordarci in che stato riversiamo.
Nella serata di martedì 25 novembre, prima della partita di Champions League del Borussia Dortmund contro il Villareal, tra il Muro Giallo del Westfalenstadion, sono comparsi tre striscioni. Recitavano: “Casa è dove il cuore appartiene”, “Contro le partite all’estero” e “Puta La Liga, Puta RFEF”. Tre cartelloni più che eloquenti, che hanno raggiunto il loro obiettivo: riportare a galla il tema delle partite all’estero. Un argomento che, dal turbine dell’opinione pubblica calcistica, è già stato cancellato, sebbene sia ancora fresco e attuale.
Borussia Dortmund fans about the match that was supposed to be played between Villarreal and Barcelona outside of Spain.
To the core as always! 💛 pic.twitter.com/o8s6Bo3TN5
— 𝒔𝒂𝒓𝒊𝒄𝒊𝒏𝒉𝒐 🇧🇦 (@saricinho) November 25, 2025
I tifosi del Dortmund hanno colto l’opportunità di ospitare il Villarreal per lanciare un’aperta e feroce protesta contro gli organi federali del calcio spagnolo, andando oltre i propri confini. Il motivo? Proprio il club spagnolo, a dicembre, aveva in programma di sfidare il Barcellona a Miami. E i suoi tifosi non erano contrari, non tutti almeno. Quella sarebbe stata la prima volta in assoluto per una partita di massima serie europea negli Stati Uniti. L’eventualità di avere sfide all’estero non incontra i gusti di chi compone il Muro Giallo. Anche in Spagna l’opposizione era forte: per quanto La Liga e la federazione spingessero per l’espansione oltreoceano, i giocatori e i tifosi delle altre squadre – su tutte il Real Madrid – si sono uniti in una protesta piuttosto rumorosa, culminata nel gesto simbolico di non iniziare il gioco per i primi 15 secondi in diverse partite. E così l’evento è stato annullato – a discapito di quello che speravano i due club. Ma sono bastate poche settimane perché questa situazione venisse completamente dimenticata. Da tutti, tranne che dai tifosi del Borussia Dortmund.
Chi vive le partite sugli spalti del Westfalenstadion è abituato a fare del tifo una manifestazione attiva dei propri pensieri. Per i tifosi del Dortmund, andare allo stadio non significa solo guardare la squadra, ma è una vera e propria vetrina per dimostrare le proprie posizioni. Non a caso, spesso, tra le teste gialle degli spalti e il concitato movimento del tifo, s’intravedono artistici e potenti cartelloni, simboli di protesta mirata. Prima del Mondiale del 2022, per esempio, in una partita contro il Manchester City, avevano mostrato lo striscione “Boicotta Qatar 2022”. O ancora, in Champions League, nel novembre 2023 contro il Newcastle, avevano lanciato denaro finto in campo, manifestando nei confronti dell’UEFA e della sua presunta avidità. È in questa cultura del “tifo-attivista” che si annida la vera distinzione della Bundesliga e del calcio tedesco. A differenza di quanto accade altrove, i tifosi tedeschi non accettano il ruolo passivo dello spettatore, ma si pongono come una voce critica, costante e anche rumorosa. È la loro intransigenza a funzionare da freno istituzionale, tentando di mantenere il campionato al riparo da speculazioni che minacciano l’identità dei loro club.