In piena lotta per la Champions in Ligue 1. Al comando della fase a gironi di Conference League, con tanto di prestigiosa affermazione contro il Crystal Palace. Se consideriamo che si parla dello Strasburgo, un club che ha vinto il suo primo e unico campionato nel 1979, verrebbe da pensare a una stagione esaltante. E in un certo senso è senz’altro così, all’interno di un consistente percorso di crescita in atto già da un paio d’anni. Eppure la piazza insorge. E Marc Keller, il presidente, in questi giorni si è sentito di dover fare un po’ di chiarezza: “Non siamo una succursale del Chelsea: altrimenti svenderemmo ai londinesi cinque o sei giocatori a stagione. Penso che la nostra sia più una relazione fra due fratelli, dove i Blues sono senz’altro quello più grande. Ma stiamo mantenendo l’equilibrio fra tradizione e ambizione”.
Il riferimento è al modello di multiproprietà che coinvolge le due realtà dal 2023, quando Todd Boehly – il numero uno di BlueCo – ha deciso di comprare anche il club alsaziano. Da allora i rendimenti sportivi del Racing sono indubbiamente cresciuti, ma al contempo si sono infittite anche le operazioni di mercato sull’asse Strasburgo-Londra. E al netto delle vittorie o delle qualificazioni europee, ai tifosi pesa soprattutto questa seconda componente. Così negli ultimi mesi, tra lo stadio e dintorni, si è susseguito ogni tipo di protesta, ma secondo Keller il limite è stato superato quando i più facinorosi hanno bersagliato Emanuel Emegha – goleador e capitano della squadra – con cartelloni del tipo “Pedina di BlueCo” (per intenderci: è già stato annunciato che Emegha si unirà al Chelsea a luglio 2026).
“So che una minoranza di sostenitori si interroga ancora sulla multiproprietà”, ha detto Keller a BBC Sport. “Creto, continueremo a dialogare e penso che la miglior risposta sia sempre quella del campo”. Oltre ai risultati, è altrettanto vero che lo Strasburgo durante la gestione BlueCo ha investito quasi 130 milioni di euro sul mercato per allestire la squadra più giovane fra i primi cinque campionati d’Europa: appena 21,5 anni d’età. E seguendo la stessa filosofia a livello di top club, il Chelsea oggi è quarto in questa speciale classifica. “Lo Strasburgo e la Francia rappresentano un ottimo step intermedio per lo sviluppo dei calciatori emergenti, e il progetto di BlueCo è orientato alla costruzione della qualità. Stiamo investendo parecchio nelle nuove generazioni: può succedere che un giocatore all’anno sia abbastanza bravo da finire al Chelsea, ma il nostro scopo è formare i nostri talenti per tutti i top club europei. Chi firma per venire da noi non lo fa per la prospettiva di andare Chelsea, ma per l’ambizione di essere qui”. Forse la domanda andrebbe girata a Emegha e compagni.
“Miglioriamo ogni anno, eravamo in una solida posizione finanziaria già prima del takeover ma grazie ai nostri nuovi partner possiamo davvero sognare in grande”, promette il presidente. “E pensare di consolidarci stabilmente tra le prime sei o sette squadre di Francia, qualificandoci così ogni anno alle coppe europee”. Una prospettiva che soltanto poche stagioni fa, con i biancoblù arenati in Ligue2, avrebbe indubbiamente fatto sognare anche il più scettico dei tifosi. Eppure il calcio moderno non fa sconti. E stando alle levate di scudi allo stadio della Meinau, i colori e l’indipendenza di una società storica come lo Strasburgo non hanno prezzo. Nemmeno per tutto l’oro del Chelsea.