Gli atleti russi e bielorussi possono gareggiare alle Olimpiadi Invernali di Milano Cortina 2026, ma solo a certe condizioni

Il verdetto del TAS di Losanna apre nuovi scenari in vista delle Olimpiadi. Ma ha anche portato a inevitabili polemiche politiche.
di Redazione Undici 04 Dicembre 2025 alle 12:40

È arrivata la notizia ufficiale, quindi contrordine: gli atleti russi e bielorussi possono partecipare alle Olimpiadi invernali di Milano Cortina, in programma dal 6 al 22 febbraio 2026. A cambiare la storia è stato il Tribunale Arbitrale dello Sport (TAS) di Losanna, che ha accolto due ricorsi presentati da un gruppo di sportivi di diverse discipline dei due Paesi, circa l’esclusione dalle gare di qualificazione per conquistare il pass per l’evento più importante dell’anno. La sentenza del TAS annulla così la risoluzione emessa il 21 ottobre scorso dal Consiglio della Federazione Internazionale Sci e Snowboard, mirata a «vietare la partecipazione di atleti russi e bielorussi in qualità di atleti neutrali individuali alle gare di qualificazione FIS per i Giochi Olimpici e Paralimpici del 2026».

Secondo il Tribunale svizzero, l’esclusione stabilita dalla FIS viola lo statuto della stessa Federazione, poiché si fonda esclusivamente sulla nazionalità degli atleti. Un principio che cozza contro il regolamento dell’organizzazione internazionale, il quale impone di essere politicamente neutrale e, quindi, rispettare tale principio nel deliberare qualsiasi scelta. Ma non solo, in quanto l’eventuale partecipazione degli atleti sospesi deve essere valutata guardando ai criteri stabiliti dal Comitato Olimpico Internazionale (CIO). Andando perciò oltre il singolo aspetto legato alla nazionalità.

A livello puramente tecnico, il verdetto del TAS apre nuovi orizzonti, anche se il lasciapassare sarà valido solo per gli atleti russi e bielorussi che rispettano i requisiti necessari per gareggiare nelle vesti di atleti neutrali. Secondo la direttiva del CIO, può partecipare alle gare di qualificazione chi pratica sport individuali e non sia parte di un gruppo sportivo collegato all’esercito russo o bielorusso. A ciò si aggiunge l’obbligatorietà per gli atleti di non appoggiare la guerra scatenata in Ucraina. Tali norme erano state recepite da quasi tutte le federazioni degli sport invernali, che però avevano stabilito di escludere tutti gli atleti russi e bielorussi dalle tappe di avvicinamento a Milano Cortina 2026.

La decisione che spalanca le porte agli esclusi è arrivata in seguito all’appello di due gruppi di atleti contro la violazione dei principi di neutralità politica e non discriminazione. Da una parte c’è stato il ricorso presentato dalla Federazione sciistica russa a sostegno di sei atleti: Saveliy Korostelev, Lana Prusakova, Maria Travinicheva, Artiom Galunin, Ekaterina Tkachenko, Daniil Sadreev) e sei para-atleti (Alexey Bugaev, Varvara Voronchikhina, Anastasiia Bagagiin, Ivan Golubkov, Polina Novakovskya e Mikhail Slinkin. Dall’altra la stessa identica mossa avanzata dalla Federazione sciistica bielorussa per tutelare la posizione di Hanna Huskova, Anna Derugo, Anastasiya Andryianava, Ihar Drabiankou e Uladzislau Vazniuk. I casi sono stati discussi virtualmente tra fine novembre e inizio dicembre con una procedura in via eccezionale, a fronte dell’imminente partenza della stagione sportiva invernale, tanto che l’organismo giudiziario svizzero non ha rilasciato le motivazioni della sentenza.

Per quanto abbia evidenti risvolti storici, la svolta impressa dal TAS non rappresenta il primo stop al bando degli atleti russi e bielorussi dalle competizioni sportive internazionali. Lo scorso 27 novembre, infatti, è stata la Federazione mondiale di Judo (IJF) a ufficializzare il ritorno all’attività per i judoka dell’estremo est europeo che, nel Grand slam di Abu Dhabi, sono tornati sul tatami con tanto di inno e bandiera di rappresentanza (con la Nazionale maschile russa che ha ottenuto due medaglie d’oro e quattro d’argento). La scelta dell’IJF ha scatenato inevitabili polemiche e una protesta formale dell’Ucraina verso una «decisione contraria ai principi di pace, giustizia e responsabilità, che mina la fiducia nelle istituzioni sportive internazionali». Per la Federazione internazionale di judo, però, gli atleti «non hanno alcuna responsabilità nelle decisioni dei governi o di altre istituzioni nazionali» e, dopo il ripristino della piena rappresentanza nazionale per gli atleti bielorussi, l’organizzazione «ritiene opportuno consentire la partecipazione degli atleti russi a parità di condizioni».

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