La Torcia Olimpica di Milano Cortina 2026, Essential, è un inno al design italiano e racconta il nostro Paese

Intervista a Carlo Ratti, fondatore dello Studio Carlo Ratti Associati e creatore di uno dei simboli più potenti per ogni edizione dei Giochi Olimpici.
di Alessandro Cappelli 06 Dicembre 2025 alle 10:17

Linee essenziali, superfici riflettenti, una leggerezza studiata al millimetro. Nelle torce dei Giochi Olimpici e Paralimpici Invernali di Milano Cortina 2026 ogni dettaglio è pensato per rendere la fiamma protagonista. È l’essenzialità che diventa stile, come nei migliori esempi del design italiano. Non a caso, le torce di Milano-Cortina 2026 si chiamano “Essential”. Realizzate da Eni, Premium Partner dei Giochi, in collaborazione con Versalis, Official Supporter, le due versioni – Olimpica e Paralimpica – differiscono solo nelle sfumature: verde e blu per la prima, bronzo per la seconda, entrambe con finitura riflettente e cangiante. A Milano il lancio ufficiale è stato affidato a Stefania Belmondo e Bebe Vio; a Tokyo, invece, è toccato a Carolina Kostner e Martina Caironi. Il percorso iniziato in Grecia il 26 novembre attraverserà tutte le regioni d’Italia, toccando ogni singola provincia, da Siracusa ad Aosta passando per Nuoro, fino alla cerimonia inaugurale del 6 febbraio 2026.

L’architetto dietro la torcia è Carlo Ratti, fondatore dello Studio Carlo Ratti Associati e docente al MIT. «Si tratta di un dialogo non con il passato, ma con il futuro», dice a Undici. «L’Italia non vive solo di storia: è un riferimento globale per industria e ricerca. Con Versalis e Cavagna Group abbiamo costruito una torcia davvero Made in Italy, usando molta innovazione per raggiungere l’obiettivo che ci eravamo dati: togliere il superfluo, perché sia la fiamma a parlare da sola».

Ratti racconta come la torcia rifletta la duplice anima delle Olimpiadi, tra radici antiche e proiezione sul futuro: «Partiamo dal rito più antico che abbiamo, la fiamma che arriva da Olimpia e passa di mano in mano», aggiunge. «Poi la proiettiamo nel futuro con scelte concrete: meno materia, più riuso, più intelligenza progettuale». C’è una forte componente ecologica nella sua struttura: la torcia pesa un chilo, anzi sono 1.060 grammi per l’esattezza, è fatta in gran parte alluminio e ottone riciclati, con un’impugnatura – sviluppata da Versalis – derivata da fonti rinnovabili, mentre il bruciatore è ricaricabile fino a dieci volte e questo ha permesso di limitare la produzione a circa 1.500 pezzi. La stessa fiamma è alimentata da bio-GPL ottenuto da scarti. È un modo per replicare un gesto di qualche migliaio di anni, rendendolo contemporaneo.

Il lavoro di Ratti incrocia città, tecnologia e design, ma qui l’oggetto ha un’aura quasi mitica. Per coniugare ricerca e sperimentazione con il peso della tradizione, dice, bisogna ribaltare l’ordine delle cose: «Nell’auto, spesso si disegna la carrozzeria e poi si cerca di farci entrare il motore. Qui abbiamo scelto un approccio opposto: siamo partiti dal “motore”, il bruciatore sviluppato da Cavagna Group, e abbiamo costruito solo ciò che serviva alla fiamma. Lei è la protagonista, perché è ciò che ci collega a Olimpia. La tecnologia lavora sul comportamento del fuoco in movimento».

Il progetto è stato sviluppato per sottrazione, con l’obiettivo della massima pulizia estetica e tecnica come stella polare: «Le torce di Tokyo 1964 e Sapporo 1972 ci hanno ricordato la forza della chiarezza. Da lì la scelta di una finitura PVD che non impone la propria voce ma riflette neve, città e cielo, così il paesaggio “entra” nell’oggetto. Il corpo sostiene la fiamma senza rubarle la scena». I materiali incarnano la doppia anima della torcia: funzionalità e simbolismo, innovazione e ritualità. «Sono facce della stessa medaglia», dice Ratti. «Alluminio e ottone riciclati riducono la materia, l’impugnatura sviluppata da Versalis offre una presa sicura e calda, ma al centro rimane il passaggio della fiamma di Olimpia. Per questo abbiamo aperto il corpo con una finestra longitudinale: si vede nascere il fuoco, giallo e vivo, non freddo e blu. È un simbolo che si porta in mano».

In un’epoca dominata da immagini e social media, la torcia doveva essere anche “fotogenica”, in qualche modo. Ma non è pensata per essere un oggetto che si impone: comunque a risaltare devono essere il fuoco e il luogo, e l’oggetto deve essere leggero e bilanciato per facilitare chi corre e ne regge il peso con un braccio. Oltre alla concretezza, c’è l’idea di un’eredità olimpica sostenibile. «Ci sono vari tipi di eredità», spiega Carlo Ratti. «Dal punto di vista degli impianti e del loro riuso nel lungo periodo, spero che si faccia meglio rispetto a Torino 2006 (a suo tempo ne avevo scritto in maniera critica). Ma c’è un’importante eredità immateriale: il messaggio di un Paese che sa affrontare le sfide con misura, responsabilità e collaborazione tra industria, ricerca e istituzioni. L’attenzione al riuso, alla riduzione di materia e all’utilizzo di filiere nazionali racconta una Milano-Cortina capace di unire eccellenza produttiva e sensibilità ambientale. L’eredità immateriale ma operativa, un metodo di lavoro che dice: “Si può fare di più con meno”, e si può farlo insieme».

La torcia deve sempre dialogare anche con l’identità visiva dei Giochi. Non può essere un oggetto altro, distante, separato come una monade rispetto al contesto. Per questo, dice a Undici Raffaella Paniè, Head of Brand, Identity and Look of the Games di Fondazione Milano Cortina 2026, «per quest’edizione dei Giochi il nostro posizionamento del brand si radica in una visione di bellezza, talento e futuro». Poi aggiunge: «Con un approccio vibrante, dinamico e contemporaneo, vogliamo raccontare l’Italia attraverso una lente che abbraccia il presente e guarda con fiducia al domani. Il design della torcia Olimpica e Paralimpica è un perfetto riflesso di questa visione, dove funzionalità e design si intrecciano, esaltando l’essenzialità dell’oggetto senza mai rinunciare alla sua eleganza. Un simbolo distintivo dei Giochi, che parla con un linguaggio tutto italiano e proiettato nel futuro».

Il valore simbolico della fiamma, che unisce e accende passioni, è centrale anche per il brand: «La torcia Olimpica ha un valore magico: la sua fiamma accende la passione prima dell’inizio dei Giochi e ha un ruolo fondamentale nello scaldare l’intero Paese, non solo le città ospitanti. La torcia Olimpica e Paralimpica di Milano Cortina 2026 nasce proprio da questo: celebrare il potere universale della Fiamma, capace di parlare a tutti, anche a chi non è appassionato di sport». Infine, Paniè sottolinea il dialogo tra storia e innovazione, e la volontà di creare un oggetto destinato a rimanere nella memoria collettiva: «Cinque cerchi, mascotte e torcia Olimpica sono simboli universali dei Giochi Olimpici: la torcia Olimpica e Paralimpica di Milano Cortina 2026, con il suo design unico, diventerà un elemento distintivo, un tratto indelebile nell’immaginario collettivo di questa edizione straordinaria». Quindi Essential non è solo un oggetto da portare a mano, ma un modo per raccontare un Paese, la sua forza produttiva e la capacità di fondere passato, presente e futuro. Una fiamma che accende l’immaginario di un intero Paese, e di chi lo guarda da ogni parte del mondo.

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