Alla fine se lo è meritato. Le lacrime nel team radio, più di distensione che di felicità, spiegano con quanta tensione Lando Norris abbia vissuto negli ultimi tre giorni. Le dichiarazioni del giovedì («Vinco o perdo non cambia niente», ma ovviamente non era così), le cuffie enormi a isolarsi prima delle qualifiche e della gara, il dialogo continuo con i suoi ingegneri nei 305 km e 58 giri della pista di Yas Marina, ad Abu Dhabi. Eppure Lando ha fatto una gara fantastica. Ha gestito alla grande il tentativo di undercut della Ferrari di Leclerc al 16esimo giro, ha controllato la situazione nei successivi cinque minuti, quando, una volta rientrato ai box, aveva virtualmente perso il Mondiale. Poi è stato strepitoso con un doppio sorpasso su Stroll e Lawson, salendo in quinta posizione in un momento non semplice e in mezzo al traffico. Si è imposto con forza su Tsunoda, rischiando un sorpasso fuori dalla linea bianca dopo che il giapponese lo aveva spinto fuori pista – o almeno così hanno deciso i giudici. Insomma, Norris ha vinto con coraggio, intelligenza e tanta pazienza. L’ultima gara dell’inglese ha ricalcato il suo 2025.
La stagione 2025 di Lando Norris è stata molto più di un semplice passo avanti: è stata la naturale conseguenza di un percorso di crescita iniziato l’anno precedente, quando si era trovato, quasi inaspettatamente, a lottare ruota a ruota con Max Verstappen, uno dei piloti più completi e spietati dell’era moderna della Formula 1. Se oggi Norris è un campione del mondo, è proprio perché il 2024 lo ha trasformato, dentro e fuori dall’abitacolo, mostrandogli cosa significhi davvero competere al vertice. E quelle lezioni, oggi, rappresentano il fondamento della sua ascesa. Il confronto con Verstappen è stato il catalizzatore della maturazione di Norris. Non solo perché il ritmo della Red Bull lo ha costretto a spingere oltre i suoi limiti, ma soprattutto perché la battaglia diretta, con ruotate, pressione mediatica e continue domande sulla sua tenuta mentale, ha testato il lato più fragile del pilota britannico.
Nel 2024 Norris ha imparato tre lezioni fondamentali. Ci sono state gare nelle quali Norris aveva il passo per vincere, ma Verstappen gli ha strappato il risultato con una freddezza chirurgica. A volte per una gestione migliore delle gomme, altre volte con decisioni strategiche più nette, altre ancora a causa di errori minimi ma fatali del britannico. Norris ha iniziato a capire che, nella F1 moderna, il titolo non lo vince il pilota più veloce, ma il pilota più completo. Il 2024 gli ha mostrato quanto sia pesante guidare quando ci si rende conto che ogni fine settimana può diventare “quello buono”. La pressione di dover dimostrare qualcosa – a sé stesso, al team, alla stampa – è stata enorme. Ed è riuscito a trasformarla in energia, non in nervosismo.
Con Verstappen ha imparato una verità semplice: se ti fai prendere dalla foga, perdi. Senza una gestione lucida, il rischio di buttare via risultati preziosi diventa reale. La sua guida è diventata più metodica, più misurata. Meno istintiva, più strategica. Questa maturazione interiore è ciò che ha permesso a Norris di affrontare con un approccio completamente diverso la stagione 2025: più consapevole, più equilibrato e mentalmente più solido. Un altro tassello fondamentale della stagione di Norris è stato il salto tecnico della McLaren. La squadra, dopo anni di ricostruzione, ha trovato una direzione progettuale chiara, e nel 2025 ha portato in pista una monoposto – la MCL39 – finalmente capace di competere con Red Bull, e di farlo praticamente ovunque.
Dopo vari aggiornamenti nel 2024, McLaren aveva trovato un concetto aerodinamico efficiente. Nel 2025 questo concept non è stato stravolto, ma raffinato. La vettura genera carico in modo stabile, anche in condizioni di vento o su circuiti diversi: un vantaggio enorme sia per la qualifica che per il passo gara. La McLaren ha introdotto aggiornamenti praticamente a ogni gara. Non rivoluzioni, ma piccoli affinamenti costanti: un approccio che ha permesso alla monoposto di migliorare progressivamente fino a diventare – dal terzo GP in poi – un punto di riferimento. La McLaren 2025 è risultata affidabile e ben bilanciata. Questo ha permesso a Norris di spingere al limite senza rischiare errori eccessivi. In un mondo dove Red Bull e Ferrari a volte lottano con finestre operative ristrette, McLaren ha costruito una vettura che, Olanda a parte, ha sempre funzionato.
Strategie solide, pit stop rapidi, decisioni coraggiose nei momenti critici. La McLaren del 2025 è apparsa la scuderia/squadra più lucida nei momenti decisivi: un elemento che ha permesso a Norris di capitalizzare quasi sempre le occasioni. La somma di questi fattori ha fatto della MCL39 la vettura più completa del 2025. E metterla nelle mani di un Norris maturo e affamato ha fatto il resto. Lando ha sempre avuto velocità pura. Sin dai suoi esordi è stato un maestro nel giro secco, un pilota capace di estrarre sempre quel decimo in più nelle qualifiche. Nel 2025, però, è emersa la sua versione più completa. Norris ha confermato di essere tra i migliori nel giro secco. Nel 2025 la sua media di distacco sul compagno di squadra in qualifica si è ridotta al minimo, ma la sua abilità nel mettere insieme giri puliti e perfetti lo ha mantenuto ai vertici. Qui si vede la sua crescita. Norris è diventato più paziente, più calcolatore.
Sa quando attaccare e quando aspettare, quando risparmiare gomme e quando forzare il ritmo. Lato forse più impressionante: quasi mai fuori dalla top-5, e quasi sempre in lotta per il podio. Non basta vincere: per vincere un mondiale servono anche i “giorni no” trasformati in “giorni buoni”. E lui nel 2025 ha dimostrato di avere questa capacità.
Norris oggi parla al team come un leader. Guida la strategia, offre feedback tecnici chiari, costruisce fiducia. È diventato il punto di riferimento della McLaren. All’interno del box, la situazione non è affatto semplice: Oscar Piastri è uno dei giovani più veloci e completi della griglia. E la McLaren ha scelto — saggiamente — di non dare gerarchie. Questo ha creato una rivalità intensa ma produttiva: Piastri spesso è più aggressivo in qualifica, Norris più costante in gara, entrambi comunque in grado di vincere. La battaglia interna ha avuto due effetti: nessuno ha potuto rilassarsi. Un aspetto che ha aiutato Lando a crescere tantissimo. Tanto da diventare un campione del mondo, meritatamente.