Gli ultimi minuti di partita li ha vissuti da tarantolato. In piedi, vicino alla linea di fondo, mettendo e togliendo il giaccone riservato ai giocatori sostituiti. Eppure il cambio che di solito vive come un sacrilegio, è stata l’occasione per prendersi ancora una volta l’abbraccio della gente di Udine. Dopo aver messo a soqquadro quasi da solo la difesa dei Campioni d’Italia lo si può dire, anzi quasi gridare: un Nicolò Zaniolo così non si vedeva dal 2o19, prima della rottura del legamento crociato. Al Galatasaray, all’Aston Villa e all’Atalanta si erano visti solo dei piccoli teaser di talento, ma mai questo dominio fisico. Per novanta minuti ha battagliato a turno contro Buongiorno, Rrahamani e Beukema, tre colossi molto difficili anche solo da spostare. Ha sfiorato un gol, gliene hanno annullato un altro, ma soprattutto ha suggellato a livello tecnico le giocate di intensità e dinamismo dei compagni.
«È un giocatore completamente inserito nel nostro sistema», ha rivelato l’allenatore Runjaic. Concetto semplice, ma non certo scontato per un ragazzo che negli ultimi anni si è sempre sentito un po’ fuori luogo, fuori ritmo e mai definitivamente a suo agio. In Friuli, invece, ha trovato il suo place to be. Quella contro il Napoli non è stato solo un mix di qualche giocata estemporanea, ma una prestazione completa, fatta di strappi, personalità e capacità di incidere nei momenti chiave della gara, anche senza finire necessariamente sul tabellino.
Zaniolo ha interpretato il ruolo con grande maturità tattica. Ha alternato conduzioni palla al piede a movimenti senza palla, mettendo in difficoltà la linea difensiva avversaria grazie alla sua potenza nelle transizioni e alla capacità di proteggere il pallone spalle alla porta. Nei duelli individuali è apparso spesso dominante, vincendo molti contrasti e costringendo gli avversari a raddoppi sistematici, un aspetto che ha aperto spazi preziosi per i compagni. Anche in fase di non possesso il suo contributo è stato evidente, con un atteggiamento finalmente continuo nel pressing e nel ripiegamento.
Il dato forse più significativo, però, riguarda la condizione fisica. Zaniolo sembra essere tornato a livelli molto alti, vicini a quelli che lo avevano reso uno dei giovani più promettenti del panorama italiano prima dei gravi infortuni. La sua corsa è fluida, esplosiva, e soprattutto ripetibile nel corso dei novanta minuti. Non dà più l’impressione di dover gestire le energie per paura di ricadute, ma gioca con libertà, affrontando i contatti con decisione e senza esitazioni. Questo aspetto incide direttamente anche sulla sua lucidità tecnica, che contro il Napoli è rimasta costante fino alla fine.
L’avvio di stagione con l’Udinese racconta di un Zaniolo coinvolto e centrale nel progetto tecnico. Fin dalle prime giornate è stato uno dei riferimenti offensivi della squadra, alternandosi tra il ruolo di trequartista e quello di esterno offensivo, con la libertà di accentrarsi e cercare la conclusione. I numeri, pur non essendo l’unico parametro di valutazione, confermano il suo impatto: cinque gol realizzati in 16 partite. Ma al di là delle statistiche, è evidente come molte azioni pericolose dell’Udinese passino dai suoi piedi. Rispetto alle esperienze più recenti, si nota una maggiore semplicità nelle scelte. Zaniolo non forza sempre la giocata, ma sembra aver trovato un equilibrio tra istinto e razionalità. Quando c’è spazio attacca l’uomo con decisione, quando invece la situazione lo richiede preferisce scaricare il pallone e riattaccare l’area in un secondo momento. Questa crescita nella lettura del gioco è uno degli aspetti che più fanno ben sperare per il prosieguo della stagione.
In questo contesto, la possibilità di un ritorno in Nazionale torna a essere un tema concreto. «Chiaro che ci penso, ma resta un sogno», ha detto a DAZN a fine partita. Le qualità non sono mai state in discussione, ma negli ultimi anni erano mancate continuità, condizione fisica e serenità. Oggi, invece, il suo rendimento con l’Udinese lo rimette automaticamente nel giro dei giocatori osservati con attenzione dal commissario tecnico. La Nazionale ha bisogno di calciatori capaci di rompere gli equilibri, di creare superiorità numerica e di portare imprevedibilità nell’ultimo terzo di campo, caratteristiche che Zaniolo possiede in modo naturale.
Chiaramente, la strada è ancora lunga e passa dalla continuità. Servirà mantenere questo livello di prestazioni, evitare cali e gestire con intelligenza un fisico che resta potente ma delicato. Se riuscirà a farlo, però, il suo nome potrà tornare stabilmente nei discorsi azzurri. La sensazione è che Zaniolo stia vivendo una fase di rinascita calcistica, e la partita contro il Napoli potrebbe essere ricordata come uno dei momenti simbolo di questo nuovo inizio.