È bastata una partita contro il Barcellona in Copa del Rey per cambiare completamente la vita del Guadalajara, un club di terza divisione

Più dell'impatto emotivo pesa quello economico: riapertura della campagna abbonamenti, tribune aggiuntive nello stadio, merchandising da grandi occasioni. Così una singola partita può cambiare il bilancio delle piccole.
di Redazione Undici 17 Dicembre 2025 alle 19:47

In Spagna li chiamano già i sette giorni che hanno cambiato la storia del Deportivo Guadalajara. Un club come tanti di Primera Federación, la terza serie nazionale. Segni particolari? Martedì sera ha giocato i sedicesimi di finale di Copa del Rey, in casa, contro il Barcellona. Un evento epocale per la piccola squadra viola. Non solo per pathos e prestigioso significato simbolico – fra qualche decennio fioccheranno i racconti ai nipotini: “Volete sapere di quella volta che..?”. Ma soprattutto, e questo è un po’ meno scontato, per l’impatto economico immediato. Dalle infrastrutture al merchandising, fino all’attivo coinvolgimento del pubblico. Un autentico assaggio di grandezza.

Già il risultato sul campo, breve inciso di cronaca, è stato di quelli da far sognare. Perché il Guadalajara se l’è giocata fino in fondo, inchiodando il risultato sullo 0-0 fino al 76′, quando Christensen ha rotto l’equilibrio prima del raddoppio di Rashford allo scadere. Un’uscita di scena a testa altissima, insomma, contro un Barça che ha fatto un discreto turnover ma ha pur sempre schierato Lamine Yamal dal primo minuto. Insomma, come da copione, da queste parti si ricorderanno a lungo di una sfida del genere. E ne potranno beneficiare sotto molteplici aspetti.

Basti pensare che il Guadalajara, in 78 anni di storia, non era mai arrivato così in là in Coppa e sorte ha voluto che alla prima occasione pescasse un’avversaria come i blaugrana. E la dirigenza del club ha perfettamente intuito la portata del match: “Sapevamo di poter essere sorteggiati contro una big”, ha spiegato Carlos Ávila, il presidente, parlando con El Confidencial. “Dunque era fondamentale scegliere il momento giusto per riaprire la campagna abbonamenti. La nostra priorità era annunciarlo prima dell’estrazione”. Perché gli abbonati avrebbero avuto un canale preferenziale per ottenere i biglietti per la Copa del Rey. E il Deportivo non ha sbagliato le tempistiche: 80 euro per accedere a 12 gare di campionato, più un tagliando separato per vedere l’avversaria di Coppa. La formula è stata pubblicizzata a poche ore dal verdetto delle urne, quando la realtà ha poi superato ogni aspettativa. Il giorno dopo erano stati venduti mille abbonamenti. Sold-out nel giro di 48 ore. Fanno 4.579 in stagione: record societario.

Il problema è che la domanda ha presto superato i limiti fisici dello stadio Pedro Escartín, l’impianto locale da 5.900 posti. “L’avremmo potuto riempire tre volte”, assicura Ávila. “Da quel momento in poi abbiamo avuto una settimana per preparare il tutto: merchandising, maglie celebrative, tribune provvisorie per aumentare la capienza. La mia unica preoccupazione era essere all’altezza di ospitare un evento di questa portata”. Un’autentica corsa contro il tempo, cercando l’appoggio economico di sponsor e istituzioni cittadine, per portare lo stadio a quota 8.500. E fare comunque il tutto esaurito – sempre per la cronaca, il Guadalajara in campionato versa pure in zona retrocessione, ma per un giorno tutti se lo sono piacevolmente dimenticato.

I fan club del Deportivo si sono adoperati per rendere il 16 dicembre 2025 una vera e propria giornata di festa per tutta la comunità. I vertici del club non sono stati da meno. “Una partita del genere rappresenta un notevole impulso finanziario, anche se non copre il nostro intero budget”, sottolinea il presidente. I numeri in effetti sono fuori scala per la categoria: 1,2 milioni di euro di entrate, a fronte di 400mila euro di spese. Più bonus per giocatori e staff tecnico. “In ogni turno di Coppa la squadra ha ricevuto una percentuale degli utili del club. Quel che hanno preso dalla sfida contro il Barcellona è un guadagno molto più grande rispetto agli impegni in campionato”.

Ma per il Guadalajara ne è valsa la pena. Sono introiti durevoli, che potrebbero porre le basi di un rilancio tecnico nel medio periodo. Una vera e propria benedizione a questi livelli del calcio. E il nostro sistema, attanagliato dalle soporifere modalità della Coppa Italia mentre in Serie C si moltiplicano i dissesti finanziari delle partecipanti, farebbe bene a prendere appunti. Visto che gli esempi non mancano: quando Cerignola-Hellas Verona – trentaduesimi di finale di quest’anno – si giocò eccezionalmente in casa degli sfavoriti per l’inagibilità del Bentegodi fu una festa per tutti. Senza nemmeno scomodare le big, di scena appena dagli ottavi in poi. Soltanto i nostri vertici federali continuano a non accorgersene. “La ilusión de la Copa“, come la chiamano in Spagna, vale solo per gli altri.

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