Nella sala stampa di Casa Milan, quel giorno, non c’è Massimiliano Allegri. Ma è comunque piena. Al posto dell’allenatore si è seduto un altro ragazzo. È vestito bene, indossa un completo blu e una camicia bianca. Sembra davvero un nuovo dirigente rossonero. Invece è Davide Leonardi, mister Insuperabile. Colui che, dal 2012, rende insuperabili, appunto, gli atleti con disabilità. Ha appena presentato la terza edizione del BMW in Tour, un giro d’Italia in macchina. Ogni tappa racconta una storia. «Ho fondato Insuperabili per caso», racconta Leonardi, «perché insieme a due amici, gli altri due fondatori insieme a me, stavamo svolgendo un percorso di perfezionamento calcistico. Uno di questi due era il mio ex direttore. Sua cognata, Micaela, ha la sindrome di Down. Quando ci allenavamo lei veniva in campo con noi: passava i palloni, ci aiutava. Così al sesto allenamento le chiedemmo “Miche, ma vuoi che ti cerchiamo una squadra dove poter andare a giocare?”. Lei ci rispose di sì. Passammo un pomeriggio intero su Internet per cercare qualcosa».
Davide e i suoi amici quel giorno non trovarono niente, neanche una struttura da calcio per persone diversamente abili. Le uniche opzioni erano in Inghilterra. Un po’ difficile da raggiungere per un allenamento. E allora scelsero di fare da soli: «Guardammo quello che c’era sul territorio internazionale», dice Leonardi, «capendo come poterlo portare in Italia. Certo, è vero che l’insegnamento del calcio è uguale, però quando si parla di disabilità magari ci sono anche semplicemente delle leggi diverse a seconda degli Stati. Dopo sei mesi di ricerche organizzammo il primo allenamento».
Oggi, 13 anni dopo, Insuperabili ha scuole calcio sparse in tutta Italia. Con un pallone aiuta a migliorare la salute psico-fisica e la qualità degli atleti con disabilità. «Sono degli atleti a tutti gli effetti», spiega Leonardi, «giocatori e giocatrici di calcio. Anche perché oggi, fortunatamente, il movimento paralimpico calcistico è qualcosa di reale. Sono degli atleti perché quello che fanno è allenarsi quotidianamente, disputare delle competizioni nazionali e internazionali. Quello che siamo stati bravi a fare, ovviamente non da soli, è stato far capire che anche una persona con disabilità può giocare in maniera seria e dignitosa a calcio. Non si tratta semplicemente di dare due calci al pallone per poter passare il tempo. Il calcio è uno sport, lo sport è gioia, gioco, sana competizione. Ognuno di noi ha un limite, quel limite deve essere raggiunto e laddove possibile anche superato».
Mentre parla, Davide torna spesso su una parola: inclusione. È uno dei centri motori di Insuperabili. Alla fine l’inclusione è un fatto naturale, se ci pensate. Ce lo racconta la parola stessa: comprendere tutto. O meglio, essere parte, di un tutto. Che sia un pranzo attorno a una tavola, un viaggio in compagnia, una domenica passata allo stadio. Ci fa sentire vivi. Davide conosce l’importanza di mettere tutti sullo stesso piano. Senza pietismo o compassione. E per l’inclusione ha creato una molecola. Sono modi di comunicare che lasciano un’impronta, segnano la cultura. Che è uno degli obiettivi di Insuperabili. «Vogliamo far diventare il mondo un posto più inclusivo. Per farlo dobbiamo cambiare la cultura. E secondo noi diventerà tale quando l’inclusione sarà un qualcosa di quotidiano, di naturale. Il calcio, da un punto di vista anche comunicativo, è un velocizzatore incredibile, soprattutto in Italia».
Grazie a Insuperabili, il campo diventa una scuola per la vita di tutti i giorni. «Quando i nostri ragazzi vincono o perdono una partita acquisiscono una competenza di crescita che possono utilizzare fuori dal campo. Chi gioca a calcio oggi in Italia e ha una disabilità vede un futuro migliore rispetto a quello che poteva vedere 15 anni fa, quando Insuperabili non esisteva. Di questo ne sono ne sono certo».
Insuperabili cresce ogni anno di più. È un viaggio che va avanti dal 2012. Sulla nave ora ci sono ragazze, ragazzi, allenatori, assistenti, responsabili. Se Leonardi guarda verso l’orizzonte vede un nuovo obiettivo: dare un centro sportivo agli atleti. La casa degli Insuperabili. «Dovrà essere la Coverciano del calcio paralimpico. Un impianto sportivo d’eccellenza gestito da persone con disabilità. Negli anni vedo la nostra realtà come esempio virtuoso del contesto sportivo paralimpico». Alla fine della chiacchierata Davide si alza. Sistema la sedia del Milan, poi ci saluta. Il BMW in Tour sta partendo. È il momento di salire in macchina e diffondere la molecola dell’inclusione in giro per l’Italia. Quella che, insieme, ci rende Insuperabili.