Nel migliore dei casi, una farsa. È il coro che si alza unanime tra media e osservatori all’indomani dell’ormai arcinoto incontro fra Nick Kyrgios e Aryna Sabalenka: una riedizione in chiave moderna della celeberrima “battaglia dei sessi” del 1973. Ma se allora il tennis femminile doveva sdoganare ancora tante barriere, e il risalto simbolico della vittoria di Billie Jean King su Bobby Riggs contribuì significativamente ad abbatterle e a riscrivere la storia di questo sport, oggi è mancato qualunque significato sociale attorno all’evento. “Un anti-show avvilente, che tradisce lo spirito del tennis”, scrive il Corriere della Sera. “Solo un’operazione commerciale che sfrutta il nome della storica “Battaglia dei Sessi” per riempire gli stadi del Medioriente”. E al netto dei lustrini sul terreno di gioco di Dubai, tra pubblico vip e sponsor d’altissimo rango, è tutto il resto del mondo a pensarla così.
In Inghilterra, la voce più critica e strutturata arriva dal Guardian, che già alla vigilia della kermesse metteva in guardia Sabalenka, attuale numero uno del ranking WTA, “a commettere un simile autogol in nome del cinismo”. Dopo la contesa, vinta dal greco-australiano con un doppio 6-3, la musica non cambia: “Kyrgios batte Sabalenka ma questa battaglia dei sessi assomiglia decisamente troppo a un circo”. Dall’altra parte dell’oceano, arriva l’eco del New York Times via The Athletic: “Un match controverso, uno show che svilisce il passato di questa competizione”.
La stampa francese e spagnola fanno notare inoltre le accuse rivolte da Alizé Cornet, ex tennista transalpina: “Perché Sabalenka si è prestata a un format del genere, accettando regole diverse (le linee più strette di 9 centimetri sul suo lato del campo, l’assenza della seconda battuta, ndr)? Parliamo della più forte del mondo: poteva benissimo affrontare alla pari un tennista semi-ritirato come Kyrgios, e queste condizioni non l’hanno affatto avvantaggiata. Anzi nuociono alla sua immagine”, le sue parole riportate da AS. E ancora, un commento dal campo agli spalti: “Si è trattata di un’operazione di marketing tra due giocatori rappresentati dalla stessa agenzia, che ha offerto uno spettacolo di qualità piuttosto scadente”, scrive L’Équipe.
Insomma, un coro unanime che si alza a tutte le latitudini del tennis. E a quei pochi appassionati intrigati dall’eccentricità della sfida, naturalmente pompata e promossa dai petroldollari emiratini, la risposta più categorica e significativa arriva dalla stessa Billie Jean King, oggi 82enne: “L’unica simiglianza tra il nostro match e questo, è che oggi come allora si sono affrontati un uomo e una donna. Ma la nostra sfida aveva in palio il cambiamento sociale e culturale. Quella odierna no”. Soltanto il denaro, anche se Sabalenka ha subito chiesto la rivincita con un certo entusiasmo.