A leggere il palmares di Mikaela Shiffrin, è difficile pensare che abbia solo trent’anni. Cinque volte in cima alla Coppa del Mondo generale di sci alpino, addirittura otto in slalom, più altre tre volte tra gigante e super-G. Tre medaglie olimpiche, 15 podi ai Mondiali e un numero di successi in Coppa del Mondo che, ormai, si aggiorna settimanalmente, ma che è già il più alto di sempre nel suo sport. E per distacco. Nel 2023 ha superato le 86 affermazioni di Ingemar Stenmark: qualcosa che, prima del suo avvento, si pensava irraggiungibile. Due anni dopo, il numero di vittorie ha toccato le tre cifre, e a oggi siamo a 106. Trent’anni, undici in meno di Lindsey Vonn, che poche settimane fa è tornata a festeggiare dopo il rientro alle gare.
Per parlare di Shiffrin si parte solo, dai dati. Perché poi, da dire, c’è molto di più. Quella della campionessa del Colorado è una carriera da predestinata, fatta di picchi spaventosi e, al contrario di quanto dicono i numeri sopraccitati, anche di periodi difficili. Mikaela si affaccia per la prima volta in Coppa del Mondo a marzo del 2011, qualche giorno prima del suo 16esimo compleanno. La sua prima vittoria arriva meno di due anni dopo, il 20 dicembre 2012, quando di anni ne ha 17. Da quel momento, nessuno la ferma più. Ancora prima di spegnere 20 candeline, i successi nel circuito d’élite dello sci alpino sono già 13. Per fare un paragone, un’altra predestinata come l’italiana Lara Colturi (che gareggia per l’Albania) non è ancora riuscita a conquistare una vittoria. E non si sta parlando di un nome qualunque, bensì di uno dei prospetti più brillanti delle discipline tecniche. Se Colturi non si è ancora affermata, in verità, è anche a causa della stessa Shiffrin, che da inizio stagione ha vinto tutti gli slalom del calendario di Coppa.
Tornando a Shiffrin, le stagioni successive sono un crescendo di vittorie, podi e riconoscimenti. La statunitense inizia a far paura anche in gigante, poi nelle discipline veloci: anche in quelle gare, quando è in giornata dimostra di poter essere la più forte, pur senza lo strapotere imposto tra i pali stretti dello slalom speciale. Nella Coppa del Mondo 2018/2019 è incontenibile. Solita vittoria del trofeo in slalom, la terza consecutiva, alle quali si aggiungono anche gigante e super-G, con la ovvia conquista della sfera di cristallo per la classifica generale. È il primo picco della carriera di una sciatrice 24enne che, oltre a tutto questo, si è già messa al collo tre medaglie olimpiche, tra le quali spicca l’oro a Sochi 2014, arrivato a poco meno di 19 anni.
L’anno successivo, l’evento più duro per Shiffrin arriva fuori dalla pista. Il 2 febbraio 2020, il padre Jeff perde la vita cadendo dal tetto di casa. Un colpo durissimo per Mikaela, fortemente legata ai genitori che, fin da piccola, l’hanno accompagnata nella sua crescita, come persona e come atleta. Inevitabilmente, ciò che accade in pista passa in secondo piano. È in quegli anni che la statunitense concede di più alle sue avversarie, sia per i comprensibili periodi che sceglie di passare lontano dalle gare, che per la condizione mentale con cui arriva al cancelletto di partenza: «Non c’è un intervento chirurgico che può risolverlo, è come un infortunio per cui non hai nessuna linea del tempo, non hai indicazioni, hai solo dolore», dirà la sciatrice a fine 2021, parlando di come ha affrontato il lungo periodo di lutto. «Nell’ultimo anno e mezzo, penso che la cosa che ho potuto sviluppare di nuovo sia stato l’apprezzare ciò che è ancora qui, contro l’oppressione che provo per ciò che non c’è più».
Nel 2022, dopo due edizioni dei Giochi passate a vincere, Shiffrin sceglie di alzare l’asticella. A Pechino sceglie di gareggiare ovunque: dal “suo” slalom alla discesa, comprese combinata e parallelo a squadre. Le cose, però, non vanno come vorrebbe. In slalom e gigaernnte esce nella prima manche, mentre nelle prove veloci arriva lontanissima dalle prime. Una delusione che Mikaela sembra aver metabolizzato in vista di Milano Cortina 2026. «Non voglio che Pechino sia il motivo per cui ho paura delle Olimpiadi», ha detto a Olympics.com alcuni mesi fa. La Shiffrin che si presenterà a Cortina, sicuramente, affronterà le Olimpiadi in maniera diversa, concentrandosi sulle discipline tecniche come ha fatto in questo avvio di stagione, dove ha dominato in slalom, lasciando invece a desiderare in gigante. Quella di febbraio sarà una sciatrice diversa, che non si butterà su ogni gara cercando di affermarsi ovunque. Paradossalmente, però, potrebbe uscirne meglio di come ha fatto quattro anni fa, tornando a mettersi al collo una medaglia che manca dal 2018.