All’Aston Villa, Emery ha fatto ciò che non gli era riuscito all’Arsenal: avere il pieno controllo su tutto ciò che riguarda il club

L'allenatore spagnolo controlla tutto, dalle stanze dei giocatori al menu dei pasti del centro sportivo.
di Redazione Undici 30 Dicembre 2025 alle 19:16

Per lui parlano i risultati. Un posto fisso nelle prime sei di Premier League, scalzando spesso a turno una della Big Six (soprattutto Manchester United e Tottenham), una partecipazione in Champions League dopo 41 anni. E ora una stagione da sogno, in cui una squadra che nel 2019 era in Championshp e ora può ambiare a vincere il campionato. Ovviamente stiamo parlando dell’Aston Villa di Unay Emery, che magari non sarà tornato ai successi degli anni Ottanta – quando, come dicono a Birmingham “We conquered the Europe – ma di sicuro è tornata a essere una squadra di primo livello. I Villans, infatti, sono terzi in classifica e hanno appena vinto a Stamford Bridge 2-1 contro il Chelsea.

In pochi pensavano che Emery avrebbe potuto scrivere una storia del genere, a Birmingham. Soprattutto in virtù di quello che era successo ai tempi del PSG e soprattutto dell’Arsenal, quando il tecnico basco manifestò dei limiti che sembravano doverlo escludere a vita dall’élite assoluta. E invece l’ex allenatore del Villarreal, al Villa, ha trovato ciò che gli serviva per tornare a essere considerato uno dei migliori d’Europa: un board in grado di garantirgli un livello di controllo totale, assoluto, su tutto ciò che riguarda il club. La sua attenzione ai dettagli si estende dal centro sportivo di Bodymoor Heath, dove arriva persino ad approvare i menu delle mense dei giocatori, fino a Villa Park e a un canale diretto con i proprietari miliardari del club, Nassef Sawiris e Wes Edens. Emery, di fatto, è coinvolto e protagonista in tutto ciò che fa l’Aston Villa. E può contare su Roberto Olabe, successore di Monchi come Chief of Football Operations calcistiche ed ex compagno di squadra ai tempi della Real Sociedad. Ma non solo: proprio Olabe è stato il primo dirigente a nominarlo allenatore di una squadra di primo piano – l’Almería, nell’ormai lontano 2006.

Poi c’è Damian Vidagany, director of Football Operations, che rappresenta gli occhi e le orecchie di Emery all’interno del club e gestisce molte delle questioni organizzative, permettendo all’allenatore di concentrarsi sul campo. Anche se la padronanza dell’inglese da parte di Emery è migliorata poco rispetto ai tempi dell’Arsenal, quando è stata spesso oggetto di scherno, oggi si tratta un problema meno rilevante. Con il senno di poi, viene spontaneo pensare a quanto gli sarebbe stato utile all’Arsenal un dirigente come Vidagany. Sarebbe lecito chiedersi se il controllo esercitato da Emery sul club di Birmingham potrebbe, alla lunga, diventare un motivo di preoccupazione, soprattutto se dovesse lasciare il Villa e lanciarsi in un’altra avventura. La questione, però, è da rimandare al futuro: oggi Aston Villa significa Emery, e viceversa.

A dire il vero Emery non ha sempre ottenuto tutto ciò che desiderava, soprattutto a causa dei vincoli finanziari del club, ma la società ha cercato di soddisfare la sua ambizione e le sue richieste rigorose dentro e fuori dal campo, arrivando persino a costruire, su sua indicazione, un edificio da 40 camere nel centro sportivo per permettere ai giocatori di pernottare lì: una differenza enorme rispetto a quanto avvenuto all’Arsenal, dove Emery fu scelto come tecnico-e-basta, come uomo di campo e non come manager a tutto tondo com’era stato l’ungo tutta l’era-Wenger. Oggi, quindi, l’Aston Villa si ritrova a raccoglierne i frutti della fiducia totale che ha offerto al suo allenatore. Per lui, semplicemente, parlano i risultati.

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