Pellegrino ha aperto la strada e le nuove leve stanno crescendo per continuare a portare in alto lo sci di fondo italiano. Parte dal totem e da un team sempre più ambizioso la rincorsa azzurra verso l’obiettivo di una vita: una medaglia nelle gare a squadre olimpiche, che si svolgeranno a febbraio sulle piste del Tesero Cross-Country Skiing Stadium, in Val di Fiemme. Quella che sembrava un’impresa assai complessa è diventata col tempo un’opportunità, figlia del progresso costante nelle prestazioni e della possibilità di sfruttare il fattore casalingo, tra la conoscenza del territorio e il tifo che alleggerirà la morsa della fatica.
Insignito dell’onore di sventolare la bandiera italiana durante la cerimonia di apertura dei Giochi di Milano Cortina 2026 (insieme a Federica Brignone, Arianna Fontana e Amos Mosaner), Federico Pellegrino è ancora il baluardo del fondo azzurro. Nonostante i 35 anni compiuti a settembre, il due volte argento a cinque cerchi a PyeongChang 2018 e Pechino 2022 resta l’albero su cui stanno crescendo rami importanti. Il più rigoglioso è Elia Barp, classe 2002 e originario di Trichiana di Borgo Valbelluna (Belluno), che proprio in tandem con Pellegrino punta a far risuonare l’inno di Mameli sul podio olimpico.
Capofila della nuova generazione, Barp ha già dimostrato di poter competere con i mostri sacri della disciplina, inanellando una serie di prove brillanti che gli hanno permesso di emergere come potenziale alternativa ai soliti nomi. Come dimostra il primo podio in Coppa del Mondo centrato nel gennaio del 2024 all’età di 22 anni con la staffetta a Oberhof (secondo posto dietro la Norvegia di Johannes Klaebo), un traguardo non proprio scontato per gli interpreti della disciplina, al di là degli atleti scandinavi e tedeschi che sfruttano la grande tradizione nello sci di fondo dei rispettivi Paesi. Le medaglie iridate tra gli Juniores, sia a livello individuale, sia nelle staffette, sono state il biglietto da visita di Barp per l’esordio tra i grandi anche se, come ripetuto più volte dal suo mentore e compagno di squadra Pellegrino, sono le «medaglie tra i grandi quelle che pesano e si ricordano». Ecco, allora, che il debutto nei Giochi invernali rappresenta per Barp, l’occasione giusta per cristallizzare il proprio nome nella storia, ancor più con la possibilità di gareggiare su piste che conosce molto bene.
Se il guizzo in Germania è stato un momento significativo per il fondo italiano, con il primo podio in Coppa del Mondo per un Azzurra nato dopo il 2000, la piazza d’onore conquistata venti giorni fa dalla coppia Pellegrino-Barp nella tappa di Davos (Svizzera) ha aperto un filo diretto con l’ormai imminente gara a cinque cerchi. Nella sprint a squadre il duo italiano ha sfornato una prestazione eccezionale, chiudendo alle spalle degli imbattibili norvegesi ma davanti alla coppia svedese Anger-Haeggstroem per cinque centesimi. «È stato bello, perché non sono mancati gli intoppi, inclusa la caduta al primo giro, quindi abbiamo dovuto rincorrere ma alla fine ci siamo presi quello che ci era stato tolto qui l’anno scorso. È un buon inizio nelle Alpi, ora dobbiamo continuare così», ha detto Barp dopo la gara, visibilmente emozionato, a Fondo Italia.
La gioia del fondista in forza alle Fiamme Gialle racchiudeva la consapevolezza di essere tornato al meglio dopo aver superato un nemico invisibile ma più pericoloso dei rivali. Si tratta dell’aritmia cardiaca che lo scorso inverno ha costretto l’atleta a fermarsi per «una piccola operazione», come l’ha definita lo stesso Barp. Un intervento non obbligato ma affrontato per mettersi alle spalle il problema in maniera definitiva: «Dopo lo sconforto iniziale, sono scomparsi presto i pensieri negativi e il ritorno in pista è stato nel complesso veloce ed efficace».
Il calendario prevede adesso altre tre tappe di Coppa del Mondo, tra cui il fine settimana in Val di Fiemme a inizio gennaio, ma è inevitabile che testa e gambe siano focalizzate con crescente interesse verso l’appuntamento dell’anno. «L’obiettivo è realizzare il sogno di Federico Pellegrino, che è lo stesso di tutto il team: vogliamo prendere la medaglia in una prova a squadre», ha spiegato Barp. I requisiti ci sono tutti, perché oltre la condizione fisica c’è una pista che gli azzurri conoscono bene, fattore che aumenta «la fiducia di poter fare bene, perché il podio è fattibile». Seppur ancora giovanissimo e con tante gare davanti, mettersi al collo una medaglia a cinque cerchi sarebbe per Barp una consacrazione, oltre che un volano per lo sci di fondo italiano, consapevole di aver trovato il potenziale erede di Pellegrino, che concluderà la carriera proprio con le gare olimpiche.