I due gol del Belgio contro la Danimarca sono pura arte calcistica

Due azioni capolavoro frutto dell'enorme talento di De Bruyne, Hazard, Lukaku, Tielemans.

Chi ha visto Danimarca-Belgio è arrivato al 90esimo provando una sensazione di profondo appagamento calcistico. Non tanto e non solo per gli omaggi belli e toccanti dedicati a Christian Eriksen, per le emozioni vissute in alcuni momenti della gara di Copenaghen – a cominciare dal gol in apertura e dall’esultanza rabbiosa e commossa dei giocatori danesi – ma proprio per quello che si è visto sul campo. Nel primo tempo, infatti, la squadra di casa ha dominato e surclassato gli avversari con una prestazione di puro spirito e impeto, con pressing altissimo e pure una certa ricercatezza nella manovra offensiva: gli uomini di Kasper Hjulmand hanno mostrato un gioco simile a quello dell’Atalanta per organizzazione e puntualità, magari non hanno estremizzato il concetto di marcatura a uomo come fa la squadra di Gasperini, ma la spinta costante, la capacità di recuperare il pallone in alto e poi di muoverlo con e sugli esterni a tutta fascia ha ricordato le migliori prestazioni dei bergamaschi – certo, anche la presenza e la superba prestazione di Joakim Maehle hanno alimentato questa sensazione di vicinanza, di prossimità.

Il Belgio, nella prima frazione di gioco, è parso spaesato e sconnesso, assolutamente incapace di reggere l’onda d’urto degli avversari. Sembra assurdo, ma il gol di Poulsen dopo pochi secondi di gioco è stato una conseguenza, non un segnale, della maggiore aggressività e organizzazione della Danimarca. La squadra scandinava ha continuato a giocare in questo modo fino al 45esimo minuto, ha impedito agli avversari di ripartire, li ha schiacciati nella loro trequarti e forse avrebbe meritato (almeno) il raddoppio. Anche perché Mertens e Ferreira Carrasco sembravano decisamente poco ispirati, perché Dendoncker a centrocampo non è riuscito a integrarsi bene con Tielemans, perché Meunier e Thorgen Hazard non sono riusciti a contenere i loro avversari diretti. Insomma, oltre alla grande giornata della Danimarca, anche le scelte – un po’ obbligate e un po’ no – di Roberto Martínez e le risposte di alcuni elementi della squadra belga hanno inclinato la partita verso i padroni di casa.

Nella ripresa, però è cambiato tutto. Certo, in primis ha inciso l’enorme quantità d’energia spesa dalla Danimarca per giocare in un certo modo nel primo tempo. Poi, però, è stato lo stesso Martínez a correggere ciò che poteva correggere, ad attingere nel modo giusto dalla sua ricchissima panchina: dal primo minuto del secondo tempo, Kevin De Bruyne è entrato al posto di Mertens, assumendo la posizione di tuttocampista alle spalle di Lukaku. Sono bastati dieci minuti, a lui e ai suoi compagni, per prendere le misure della partita e imporre la legge del talento.

Siamo al 55esimo minuto, e tutto comincia da un recupero palla perfezionato da Tielemans e Meunier sulla fascia destra. Il tocco immediato in verticale verso De Bruyne chiama subito l’uscita alta della difesa danese, solo che il centrocampista del Manchester City è troppo più furbo e più veloce del suo avversario diretto, e così un secondo dopo la palla è già aperta a destra verso Lukaku – come al solito bravissimo a capire come e quando allargare il campo, piuttosto che allungarlo. Lo stop a seguire del centravanti belga è perfetto, Vestergaard commette l’imprudenza – un concetto differente da “errore” – di tentare l’anticipo secco su di lui, però sbaglia il controllo e apre il campo all’attaccante dell’Inter. Anche Kjaer asseconda lo stile difensivo aggressivo della sua squadra e tenta di intervenire in scivolata, ma Lukaku ha già preso velocità, si è già trasformato in un treno merci che punta verso il fondo per sfruttare la presenza in area di De Bruyne e Ferreira Carrasco, che stanno seguendo l’azione. Il tocco dentro per KDB è perfetto, e a quel punto qualunque giocatore di livello medio, buono o anche molto alto tenterebbe (giustamente) il tiro di prima. Solo che De Bruyne è un fuoriclasse assoluto, e allora finge la conclusione e con un tocco manda a vuoto due difensori avversari, poi serve il pallone in un corridoio stretto che dà sulla porta spalancata. Il capolavoro viene completato da Thorgen Hazard, che ha accompagnato la manovra da dietro e solo in quell’istante attacca l’area a rimorchio: il tempo è perfetto, Hazard non può essere in fuorigioco come Carrasco, De Bruyne lo sa e lo trova lì, per un gol facile nella conclusione ma davvero splendido nella preparazione, per un saggio di gioco veloce e verticale, estremamente moderno, pregno di talento.

Il sito Sportbible ha parlato di “Gol da PlayStation”: mai come questa volta sembra una definizione perfetta

Altri quattro minuti di gioco, e Martínez fa entrare Eden Hazard (al posto di Ferreira Carrasco) e Axel Witsel (al posto di Dendoncker). Nel frattempo la Danimarca continua a tenere alti i ritmi, quantomeno a provarci, ma ora di fronte ha un avversario con una qualità nettamente più alta; in più la squadra scandinava ha meno forza rispetto al primo tempo, e allora la sua spinta non può essere più così continua, così tambureggiante. E poi ci sono i nuovi entrati: dopo De Bruyne, ora anche Hazard ha preso a zampettare sul terreno del Parken Stadion, a far viaggiare il pallone con una maestria, con un’eleganza e con una sicurezza a dir poco regali. Per dirla in poche parole: non è la Danimarca che gioca male, ma sono i fenomeni del Belgio che iniziano a giocare troppo bene, da soli e con i loro compagni. E finiscono per travolgere ancora la difesa avversaria, in maniera ancora più brillante e spettacolare, se possibile.

Succede tutto al minuto 70′, e questa volta l’azione parte dal basso, con un lancio lungo della difesa diretto verso Romelu Lukaku. Il centravanti dell’Inter controlla benissimo e si allarga verso destra, viene inseguito da un difensore, poi fa a spallate con un secondo avversario, la marcatura su di lui viene triplicata (da Maehle) ma lui non perde mai il controllo del pallone, figuriamoci se può perdere il contrasto fisico; solo che però Big Rom non è solo un prodigio atletico, ha anche grandi qualità tecniche, può permettersi di saltare due uomini in dribbling e lo fa. Con lo spazio aperto, trova Tielemans con un passaggio ravvicinato, e a quel punto si manifesta la magia: il centrocampista del Leicester fa scivolare un po’ il pallone sul campo e poi trova Thorgen Hazard con un passaggio di prima, che a sua volta tocca – sempre di prima – per suo fratello Eden; il fantasista del Real Madrid è spalle alla porta, ma sente che De Bruyne si è mosso nel modo giusto entrando in area dal vertice sinistro, che servirlo nel modo giusto, ancora di prima, gli aprirà la porta per il tiro. Di prima, ovviamente. Sinistro forte sul primo palo, palla in porta. Quattro tocchi senza alcuna interruzione, pura arte calcistica dipinta grazie al talento e alle connessioni tattiche.

Gol da PlayStation/2

Danimarca-Belgio, in realtà, non finisce dopo questo gol. La squadra di casa proverà a cercare il pareggio fino all’ultimo, con grande coraggio e pochissima energia, mentre i fuoriclasse della squadra di Martínez continueranno ad alternare grandi azioni personali e raffinate manovre di squadra con momenti di smarrimento, soprattutto difensivo. Alla fine, forse, il successo belga e la conquista matematica primo posto conquistato nel girone sono una punizione troppo dura per la Danimarca, soprattutto quella vista nel primo tempo, ma a volte è davvero impossibile contenere o limitare il talento. Specie quando è così grande, così splendente, come nel caso di Lukaku, De Bruyne, Hazard e tutti gli altri componenti di una Nazionale fantastica. Che forse non giocherà sempre bene come l’Italia di Mancini, che forse non ha la qualità diffusa della Francia e del Portogallo, che magari tra due o tre anni sarà molto dietro all’Inghilterra, alla Spagna, alla Germania e chissà a chi altro, ma intanto ha tutto quello che serve per vincere questo Europeo. Sono bastate due azioni per dimostrarlo. Per appagare completamente chi si è seduto a guardare la loro partita.