I portieri donna commettono meno errori degli uomini?

Secondo uno studio del Telegraph, le ragazze hanno una percentuale più bassa di errori che portano al gol. Ma vanno fatti alcuni distinguo.

Uno dei pregiudizi più diffusi sul calcio femminile riguarda la scarsa efficacia dei portieri. È uno stigma legato indissolubilmente alla nostra percezione del gioco ormai consolidata secondo canoni ben definiti, come ha spiegato al Telegraph Andy Elleray, allenatore dei portieri e autore di otto libri sulla preparazione e le prestazioni degli estremi difensori, uomini e donne: «Dobbiamo necessariamente partire da un punto: in media, le femmine non saranno mai fisicamente potenti quanto i maschi. Quindi non possiamo fare riferimento alla Premier League e proiettare quel tipo di aspettative su un portiere-donna, che semplicemente non sarà mai in grado di fare le stesse cose di un uomo. Insomma, parliamo di un gioco completamente diverso, non si possono fare paragoni». I dati, in questo senso, sono eloquenti: l’altezza media di tutti i portieri convocati per Mondiali i del 2018 in Russia era di 189 cm; per i Mondiali femminili disputatisi in Francia un anno dopo, questa quota media scendeva fino a 173 cm. Eppure le porte da calcio hanno uguali misure, sia per le donne che per gli uomini.

Il dibattito che scaturisce da tutto questo riguarda inevitabilmente proprio questo aspetto centrale e determinante: la grandezza delle porte. Sia all’interno che all’esterno del movimento femminile se ne è parlato molto, se ne parla ancora, ma è difficile trovare un accordo trasversale. Anche perché, come spiega ancora Elleray, «c’è tanto altro da guardare, non solo l’altezza: ciò che fa la differenza sono altre doti fisiche: esplosività, velocità, reattività». Anche le stesse calciatrici sono d’accordo: «In una situazione del genere», spiega Rachel Brown-Finnis, ex portiere dell’Inghilterra femminile, «l’agilità è ciò che fa la differenza. Ma poi è anche una questione di posizionamento: un portiere più basso, donna o uomo che sia, copre inevitabilmente una porzione inferiore dello specchio di porta, e quindi può decidere di stare meno vicino alla linea bianca per compensare questa sua mancanza».

Insomma, l’atteggiamento è quello orgoglioso di chi confida nell’allenamento, nello sviluppo del talento, per ridurre un evidente gap antropometrico. In questo senso, il graduale passaggio al professionismo – un evento che pian piano ha riguardato tutte le grandi nazioni calcistiche europee – ha finito per migliorare la situazione. L’abbandono di un calcio ricreativo in favore di un modello puramente di business ha prodotto maggiori investimenti in formazione, e ora le sensazioni sono molto diverse rispetto a pochi anni fa: la stessa Brown-Finnis ha dichiarato che «le ragazze che oggi giocano in porta compiono interventi che dieci anni fa, forse, non avrebbero saputo fare. Per un motivo semplice: nel frattempo hanno potuto esercitarsi molto di più di quanto non avessimo fatto noi».

Anche alcun i dati raccolti dal Telegraph confermano queste teorie: secondo gli analisti di StatsPerform che seguono le gare di Women Super League, la versione femminile della Premier League, i portieri hanno diminuito del 73% il numero di errori che hanno portato a un gol. Nel corso dell’ultima edizione del torneo, ce ne sono stati solo quattro, in numero assoluto. Se confrontiamo i dati con la Premier League, la tendenza a un errore grave è addirittura doppia: si attesta al 2%, mentre per le donne questo stesso dato è pari all’1%. Un altro dato che sorride alle donne è quello della frequenza degli errori: è più alta in Premier League rispetto alla WSL. Ovviamente anche qui ci sono da fare dei distinguo, sempre di natura fisica: i tiri – ma anche i cross, i passaggi in profondità, ecc. – scoccati dai calciatori sono sicuramente più potenti e veloci, quindi meno controllabili, rispetto a quelli delle calciatrici. Ma in realtà anche per le donne il ruolo si sta adattando a nuovi schemi tattici e quindi mentali, come spiega Brown-Finnis: «I portieri del calcio femminile, oggi, si devono impegnare molto per evitare che le avversarie tirino in porta, soprattutto dall’interno dell’area di rigore. È la miglior strategia per minimizzare il peso di un gap fisico che c’è, che sopravvive, e allora bisogna sintonizzarsi con il gioco, supportare la difesa con uscite tempestive, partecipare alla costruzione dal basso». I miglioramenti legati a un allenamento sempre più intensivo e professionale stanno andando in questa direzione, nella direzione giusta. Lo dicono i numeri, anche se i pregiudizi continuano a sopravvivere.