La maledizione di Davide Nicola ha colpito ancora

A Salerno si è ripetuto lo stesso identico copione vissuto in passato dall'allenatore.

Davide Nicola non è più l’allenatore della Salernitana. Com’è inevitabile che sia, sono iniziati a piovere editoriali di commento sull’ingratitudine dopo la salvezza miracolosa – per non dire assurda – dello scorso anno, sul fatto che la società granata avrebbe potuto (dovuto) dargli più tempo, dopotutto la squadra granata ha ancora un buon margine, nove punti, sulla zona retrocessione. Non è ancora il momento di dare giudizi su questa scelta, non fosse altro perché tutto, inevitabilmente, dipenderà dai risultati di chi lo sostituirà. In ogni caso, lo stesso Davide Nicola non può dirsi sorpreso di quello che gli è capitato. Se non altro, perché non è la prima volta che gli succede. Anzi, tutt’altro. L’addio alla Salernitana è infatti il quarto della sua carriera – tra esoneri e dimissioni – dopo aver salvato una squadra dalla retrocessione.

In virtù di tutto questo, non sarebbe eccessivo parlare di una vera e propria maledizione, per Davide Nicola. Tutto è iniziato a Crotone, laddove Nicola (nel 2016/17) aveva costruito un’altra salvezza a dir poco inaspettata: sette mesi dopo aver mantenuto i rossoblu calabresi in Serie A, il 6 dicembre 2017, arrivarono delle «dimissioni irrevocabili» dovute a incomprensioni con la dirigenza. Il suo successore, Walter Zenga, non riuscì a salvare il Crotone dalla retrocessione in Serie B. Dopo l’esperienza di Udine, subentrato e poi esonerato a cavallo tra novembre 2018 e marzo 2019, Nicola viene chiamato al capezzale del “suo” Genoa (da giocatore ha vissuto sei stagioni e mezza in rossoblu) nel dicembre 2019, dopo l’esonero di Thiago Motta: dopo otto successi e quattro pareggi in 21 partite, ottenuti tra l’altro a cavallo dell’interruzione per il lockdown causa Covid, il Genoa si salva all’ultima giornata. Nicola, però, non viene riconfermato: al suo posto, sulla panchina del Grifone, viene chiamato Rolando Maran.

Altro giro e altra corsa in un’altra squadra che ha un posto importante nella storia e nella vita di Nicola: il Torino, con cui ha conquistato una promozione in Serie A, da protagonista, nel 2006. I granata lo chiamano al posto di Marco Giampaolo a gennaio 2021, con la squadra terzultima in classifica. Il rendimento non è brillantissimo (cinque vittorie, nove pareggi e sei sconfitte in 20 gare), ma basta per raggiungere la salvezza. Siamo ormai ai giorni nostri: poco meno di un anno fa arriva la chiamata della Salernitana, incagliata a fondo classifica dopo le pessime esperienze di Castori e Colantuono. Nicola, insieme agli acquisti fatti a gennaio da Walter Sabatini, disegna un finale di campionato da favola – 12 punti nelle ultime sette gare – e conquista una salvezza che sembrava impossibile. Pochi mesi dopo, oggi, è arrivato l’esonero: al presidente Iervolino non sono bastati 18 punti in 18 partite per continuare a credere in Nicola, nel suo progetto. Sulle valutazioni di Iervolino devono aver pesato le cinque gare senza vittoria e soprattutto il 2-8 patito a Bergamo contro l’Atalanta, ma resta il fatto che Nicola è stato mandato via a pochi mesi da un’impresa davvero grande: la Salernitana non si era mai salvata nelle sue brevissime esperienze precedenti in Serie A. Nonostante questo, Nicola è inciampato di nuovo nella sua maledizione.